sulle ali di Eteria

AL1Nella pace bucolica del convento di Scandiano, i postnovizi preparano le aiuole dell’orto. Un frate barbuto – mascherina alla bocca e tanica di metallo sulle spalle – sta spruzzando una medicina
sulle piante. Alla nostra domanda, ci indica a gesti una finestra prospiciente il cortile. Qualche rampa di scale, ed eccolo: Padre Oriano Granella sta qui nella sua “tana”, fra copie della rivista Eteria e migliaia di diapositive sparse sul tavolo. Sta preparando un nuovo numero della rivista.

Alle spalle ha due enormi samovar di ottone. Parla al telefonino, risponde alle domande, cita la Bibbia con precisione (è un esperto di Liturgia), non sbaglia mai un nome o una data. Sembra un burbero, ma è gentile è brillante. È così organizzato che fa quasi paura. Padre Oriano Granella è il presidente dell’Associazione Culturale Eteria che da qualche anno (dal 1985) organizza con successo seguitissimi pellegrinaggi in Turchia, nonché – per i più colti – simposi su San Paolo e su San Giovanni. È inoltre Direttore della rivista Eteria (che pare però stia per chiudere a causa di problemi economici). È anche Maestro di formazione (sono affidati alle sue cure 20 postnovizi), è Preside e insegnante della scuola “Bartolomeo Barbieri”, lo studio filosofico-teologico dei Cappuccini emiliani-romagnoli che prepara gli allievi alla successiva teologia.

Padre Oriano come è nato tutto questo?

Nel 1984 sono andato in Turchia per tenere un corso di formazione ai frati e ho visto per la prima volta i luoghi di cui parlano gli Atti degli Apostoli: Antiochia, Tarso, Efeso, l’isola di Patmos, dove San Giovanni scrisse l’Apocalisse… Non avevo mai identificato geograficamente quei luoghi e così scoprii che sono tutti nell’attuale Turchia. Allora mi sono posto il problema: ‹‹Com’è possibile che tutto questo patrimonio non sia conosciuto da noi cristiani? Siamo stati tutti in terra santa, ma nessuno viene mai in Turchia…››.

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In aereo, per caso (o secondo un disegno della provvidenza), mi trovai seduto accanto ad un operatore turistico che mi chiese: ‹‹Come mai voi Cappuccini, non valorizzate l’aspetto biblico della Turchia, come fanno i Francescani in Terra Santa?››.

Ne parlai ai miei confratelli in Turchia e al mio provinciale il quale appoggiò l’idea. Si iniziò così, con l’aiuto di un’agenzia viaggi di Fidenza (a quei tempi ero là parroco), il lavoro dei pellegrinaggi in Turchia. A marzo del 1985 venni eletto Provinciale e così coinvolsi tutta la Provincia Cappuccina di Parma nel progetto.

Nell’estate di quello stesso anno guidai il primo pellegrinaggio con i frati e i terziari Francescani. Durò venti giorni, e visitammo tutta la Turchia.

La Turchia ha distanze enormi e, nei lunghi trasferimenti in pullman, c’è tempo per tenere lezioni vere e proprie sulla Sacra Scrittura e sui Padri della Chiesa. Fu per tutti un vero corso di formazione.

Il 4 ottobre 1985, giorno di San Francesco, nasceva l’Associazione Eteria. L’abbiamo chiamata così dal nome di una nobildonna del 400 d.C. che visitò tutti i luoghi dell’Oriente cristiano, seguendo uno schema ben preciso: arrivata sul luogo biblico, per prima cosa andava a far visita alle autorità, poi leggeva il passo collegato al luogo, e recitava una preghiera, e quindi ripartiva. Ci ha lasciato un diario prezioso. È stata la prima giornalista…AL4

Mancavano solo le fotografie…

Proprio così! Nel 1987 abbiamo pubblicato un libro: “Turchia” sui luoghi delle origini cristiane, scritto da un biblista e un patrologo. Io, che ho sempre avuto l’hobby della fotografia, mi sono preso l’incarico di scattare le foto per il libro. Sono stato laggiù per un paio di mesi, girando il paese in lungo e in largo, in compagnia di un fraticello studente di teologia. Ho visto luoghi dove nessuno era andato, ho scoperto località bibliche non ancora identificate. In seguito abbiamo pubblicato una raccolta di preghiere da leggere sui luoghi delle prime comunità cristiane. L’agenzia intanto cresceva e con essa la nostra partecipazione azionaria. Abbiamo portato in Turchia frati e gente di tutta Italia, sempre accompagnati da un biblista.

Da anni abbiamo un aereo tutto per noi che lavora per sette mesi all’anno. In questo modo abbiamo abbattuto i prezzi e oggi siamo in grado di offrire 8 giorni in Turchia, a un costo più basso del pellegrinaggio in Terra Santa. I nostri clienti potenziali sono tutti quelli che sono già stati in Terra Santa, si deve ripartire da Antiochia in Turchia. Seguendo gli itinerari di S. Paolo.

Quanti cristiani ci sono in Turchia?

I cristiani in Turchia erano qualche centinaia di migliaia di persone, più del 5% della popolazione. Ma adesso saranno sì e no lo 0,2%, dopo gli sconvolgimenti della grande guerra, le emigrazioni degli Armeni e lo scambio di popolazioni avvenuto alla fine della Guerra Mondiale tra Turchia e Grecia.

Ad Est mi dicono che esistono ancora comunità cristiane caldee cattoliche o ortodosse, ma si trovano in villaggi sconosciuti, irraggiungibili e isolati fra le montagne dell’Anatolia. Dunque, c’è il rischio che la fede si spenga totalmente.

In Turchia c’erano 13 frati. La nostra missione viveva un po’ in sordina, perché si trova in un paese musulmano e i miei confratelli erano un po’ scoraggiati. Per questo noi abbiamo pensato: ‹‹Se non ci potranno più essere cristiani residenti, terremo viva la Chiesa portando qui i pellegrini!››.

Siamo subentrati nel sud ai Carmelitani e ai Gesuiti, che per il calo dei cristiani si erano ritirati, e abbiamo rilevato le loro case.

A Iskenderum (l’antica Alessandretta), quando la visitai per la prima volta alla fine del 1984, c’era ancora l’ultimo frate carmelitano, il p. Rinaldo, aveva già più di 80 anni. Veniva il nostro p. Umile ad aiutarlo da Antiochia, ove aveva la sua sede.

I Carmelitani si sono ritirati a abbiamo ristrutturato tutto il convento: nei nostri sogni ci sarebbe quello di farne un Centro di Studi Patristici. Ora è la sede del Vicariato Apostolico dell’Anatolia e vi abita il vescovo Mons. Ruggero Franceschini, nostro frate, in Turchia dal 1985. Ad Antiochia, quando vi giunsi la prima volta, vi trovai il detto p. Umile in affitto in una vecchia casa araba, tutta cadente e fatiscente. Ma era molto suggestiva e bella, come lo possono essere solo le vecchie case arabe.

“Comprala” Gli dissi “e mettiamola a posto” “Con che soldi?” mi rispose il povero frate “Non ho una lira”.

Dopo pochi mesi, divenuto provinciale, gli feci arrivare i soldi. Il 23 maggio del 1985 si fece il rogito, e così in Antiochia, da dove la Chiesa per mano di S. Paolo e S. Barnaba si è dilettata nel mondo, e ove aveva risieduto Pietro nella sua prima sede episcopale, si ebbe la prima proprietà dei frati e soprattutto una chiesa cattolica aperta al culto.

Due anni dopo, con il nuovo parroco, p. Domenico Bertogli (qui trasferito in sostituzione del detto p. Umile che era andato a Iskenderun) si iniziarono i lavori di restauro, aggiungendo altre piccole casette vicine.AL6

Ora è il “Convento” (per così dire) più attraente e interessante della Turchia e dispone anche di una “casa d’accoglienza” adiacente al convento, per piccoli gruppi di pellegrini di passaggio.

E così è stato un po’ per tutte le altre case di Turchia: Mersin, Yesilkoy (Istambul), Bayraklì (Smirne): le abbiamo tutte ristrutturate e rese abitabili per poter accogliere ipellegrini.

Poi ho convito i miei confratelli ad accompagnare i pellegrini perché so che questa è una nuova forma di predicazione.

Dico sempre ai sacerdoti: ‹‹Voi fate una predica in chiesa e avete dieci vecchiette che vi ascoltano. Invece se montate su quei pullman, avete davanti a voi per otto giorni 40 pellegrini desiderosi di sapere e conoscere la Storia della Chiesa, e li potete evangelizzare››.

Molti viaggiatori riscoprono la fede – che erano abituati a vedere in termini libreschi, moralistici o devozionali – avendo dimenticato che invece ha un aspetto storico. Rileggere sul posto l’avvenimento biblico come è narrato dalla Scrittura, vuol dire riscoprire la dimensione reale e storica della Rivelazione.

In questi ultimi anni, in collaborazione con la Pontificia Università dell’Antonianum, l’Associazione Eteria ha anche organizzato simposi di studi su San Giovanni e San Paolo. Ad essi vengono invitati grossi esperti coordinati dal Prof. Luigi Padovese, Cappuccino, Direttore dell’Istituto di Spiritualità dell’Antonianum, per permettere un approfondimento culturale su questi grandi personaggi.

A conferma della serietà e della professionalità di queste iniziative, si stampano ogni anno gli “Atti” dei simposi. Siamo già arrivati al 18° volume.AL8 AL7

Non si è mai scoraggiato?

Io non mi scoraggio mai, per fortuna mia. I superiori generali mi hanno appoggiato fin dall’inizio. Ma, nonostante fossi il provinciale, le difficoltà ci sono state, eccome!

Spero perciò di aver creato qualcosa di inarrestabile che non si riesce a bloccare. Il mio sogno è di riuscire a portare un tale numero di persone in Turchia da poter trattare col Governo Turco per ottenere altri luoghi e altre chiese. Già da alcuni anni abbiamo ottenuto il permesso di celebrare la Messa sulla tomba di San Giovanni, a Efeso (oggi Selçuk).

A Tarso nel 1992 per la prima volta abbiamo ottenuto il permesso di celebrare in una chiesa.

Quella storia ve la voglio raccontare. Anni fa andai a tarso e, mentre giravo per la città pensavo: ‹‹Non posso far vedere ai pellegrini solo qualche resto di archeologia o limitarmi a dire che qui è venuta Cleopatra! Dove li porto a “dir Messa”, in piazza?››.

Finalmente trovai una chiesa di epoca crociata che era ridotta un deposito militare. Mentre la stavo fotografando, un militare mi cacciò in malo modo. Dentro di me mi dissi: ‹‹Ragazzo, tu non mi conosci! Vedrai che qui ci verrò io, e tu andrai fuor!i››. Bene, dopo varie trattative quella chiesa non è più deposito, è stata poi restaurata dallo stesso Governo turco, e ora tutti i gruppi di pellegrini che vengono a Tarso possono celebrarvi la S. Messa. È anche la sede del Simposio su San Paolo.AL10 AL11

L’Associazione Eteria non è un business?

Se vuole è anche un business, e grazie alle entrate del turismo siamo riusciti anche, acquistando un vecchio hotel a costruire un “albergo del pellegrino” in Cappadocia – Hotel Eteria naturalmente (e ride!). Ma a noi non interessa il guadagno. Quando alle riunioni mi dicono: ‹‹Ma qui ci perdiamo!››, io rispondo: ‹‹A me interessa arrivare alle 30.000 persone››. Se porti in Turchia 300 persone non sei nessuno, ma se ne porti 30/50.000 tutte le porte ti si aprono. E allora puoi chiedere al Governo Turco altre chiese, altre possibilità per questi turisti – pellegrini. E ottieni anche rispetto per le nostre Comunità e le nostre Chiese, perché sono meta di visitatori. Le impressioni, positive o negative dei pellegrini rimbalzano in Europa e il Governo turco è molto sensibile su questo tasto.

A proposito del Governo Turco, ci sono stati dei riscontri positivi, a seguito dell’attività dell’Eteria?

Direi di sì. Facciamo un esempio: il sindaco di Selçuk (Efeso) ha spesso ospitato i simposi di S. Giovanni nelle sale del comune.

Una volta vi abbiamo addirittura celebrato la S. Messa, perché la Basilica del concilio, a cielo scoperto, non poteva ripararci dalla pioggia scrosciante. Presiedeva il Cardinale Martini. È stata un’ottima occasione per chiedere una struttura idonea alle celebrazioni dei pellegrini.AL13

E i cristiani Turchi?

I nostri pellegrini li incontrano in occasione di alcune feste liturgiche, che abbiamo iniziato a solennizzare, creando così altre tradizioni: la festa di S. Giovanni (inizio maggio) a Efeso, di S. Paolo e Pietro (29 giugno) a Tarso e Antiochia e della Theotokos (IIª domenica di ottobre) per ricordare la proclamazione di Maria “Madre di Dio” nel Concilio di Efeso (431), ancora ad Efeso.

In questa occasione portiamo dall’Italia sacerdoti, pellegrini e sempre qualche autorità ecclesiastica, vescovi o cardinali; le assemblee liturgiche acquistano così un ampio respiro ecclesiale e si crea uno scambio di doni spirituali tra le comunità cristiane d’Occidente e d’Oriente.

Le prime riscoprono le loro radici e le seconde sperimentano di essere, non una minoranza in estinzione, ma una piccola parte di una Chiesa viva e fraterna, che non li ignora, anzi si pone in cammino con loro con riconoscenza per tenere desta la fiamma della comune fede, che da qui è partita per evangelizzare il mondo intero.

Tra le varie iniziative dell’Associazione Eteria, sappiamo che è nata anche una rivista. Ma ci è giunta voce che sta per chiudere per problemi economici. Le fotografie della rivista sono stupende…

La rivista Eteria è nata all’interno del progetto globale di valorizzazione delle memorie cristiane di Turchia e Medio Oriente.

 

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Una passione vuole esprimersi e comunicare ad altri le proprie scoperte, condividere interessi ed ideali, promuovere un movimento di ricerca… Ma putroppo bisogna anche fare i conti con l’economia. È triste chiudere completamente i battenti e del resto sono giunte tante testimonianze di lettori e abbonati, dispiaciuti che vada a finire così.

A proposito delle fotografie, così apprezzate, vera documentazione dei luoghi visitati, voglio svelarvi un segreto, visto che stiamo per chiudere: il fotografo Paolo Lanegra non è altro che un mio pseudonimo, in pratica il fotografo sono io stesso. Le mie vacanze estive le ho sempre trascorse visitando la Turchia e altri paesi dell’Oriente cristiano per fotografare.

Davanti a voi avete il padre Oriano e il famoso Paolo Lanegra: sono la stessa persona (e così dicendo scoppia a ridere!).

Non le pare di lavorare troppo?

No, non è pesante, per l’amor di Dio! Io dico sempre che faccio questo lavoro nel tempo della ricreazione, perché il mio vero lavoro, a tempo pieno, è essere formatore per i postnovizi e fare scuola. Il resto è dono di Dio.