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ICONIO oggi KONYA Questa Iconiocittà si trova in pieno altipiano anatolico e conserva una certa importanza, non solo come centro agricolo, su cui convergono i raccolti, specie di frumento, delle immense distese di campi che la circondano, ma soprattutto per la sua tradizione di spiritualità musulmana. Il suo nome, infatti, legato una volta per il mondo cristiano alla Chiesa che Paolo e Barnaba vi fondarono, richiama oggi il grande mistico musulmano Mevlana, quasi contemporaneo di san Francesco d’Assisi e che fondò il movimento dei dervisci. Una città che conserva questo alone spirituale, e un certo rigore di osservanza coranica. La visita vi porterà a conoscere questo grande maestro di spiritualità e alcune interessanti opere musulmane. Dell’epoca romana e bizantina non è rimasto quasi nulla.

La città di Iconio era posta presso la grande strada che collegava la Siria con Efeso e Roma.
 La città conobbe la sua più grande prosperità soprattutto nell’epoca tardo romana e bizantina

A Iconio dimorava una numerosa e combattiva diaspora giudaica. Una parte di essa reagì in modo violento alla predicazione di Paolo e di Barnaba. Ciò la rese un vasto centro commerciale, mentre la fertile campagna circostante la faceva pure un importante centro agricolo, rinomato per il suo grano e la frutta [1]. Da ciò il vecchio proverbio: « Vedi pure tutto il
eteria_pagina_32_immagine_0001 mondo, ma vedi Iconio ». La città conobbe la sua più grande prosperità soprattutto nell’epoca tardo romana e bizantina. Sebbene fosse la capitale della Licaonia, i suoi abitanti si consideravano etnicamente frigi e in effetti usavano il dialetto frigio. È l’opinione che troviamo espressa dagli Atti (14,6).
Nel III secolo a.C. Iconio fu sotto il dominio dei Seleucidi di Siria, che le fecero subire un largo processo di ellenizzazione. Dopo alterne vicende la città nel 25 a.C., fu definitivamente incorporata alla provincia romana della Galazia. Sotto Claudio assunse il nome di Claudiconium e tra il 130 e il 138 divenne colonia romana prendendo dall’imperatore Adriano il nome di Colonia Helia Hadriana Augusta Iconiensium.
A Iconio dimorava una numerosa e combattiva diaspora giudaica. Una parte di essa reagì in modo violento alla predicazione di Paolo e di Barnaba, quando questi giunsero a Iconio verso il 47 d.C., e, non contenti di essere riusciti con le loro mene e i loro progetti di lapidazione a farli fuggire, li inseguirono fino a Listra, distante oltre 160 km dalla loro città.
Ma ascoltiamo dagli Atti il lavoro missionario qui svolto dai due Apostoli: «Anche a Iconio essi entrarono nella sinagoga dei Giudei e vi parlarono in modo tale che un gran numero di Giudei e di Greci divennero credenti.  Ma quando ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei con i loro capi per maltrattarli e lapidarli, essi se ne accorsero e fuggirono nelle città della Licaonia, Listra e Derbe e nei dintorni Ma i Giudei rimasti increduli eccitarono e inasprirono
eteria_pagina_38_immagine_0001gli animi dei pagani contro i fratelli.Rimasero tuttavia colà per un certo tempo e parlavano fiduciosi nel Signore, che rendeva testimonianza alla predicazione della sua grazia e concedeva che per mano loro si operassero segni e prodigi.
E la popolazione della città si divise, schierandosi gli uni dalla parte dei Giudei, gli altri dalla parte degli apostol Ma quando ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei con i loro capi per maltrattarli e lapidarli, essi se ne accorsero e fuggirono nelle città della Licaonia, Listra e Derbe e nei dintorni, e là continuavano a predicare il Vangelo » (14,1-7). Sappiamo che Paolo ritornò a Iconio poco dopo il rientro dal suo primo viaggio apostolico (At 14,21) e che vi ripassò verso il 50 d.C., all’inizio del secondo (At 16,4).i.
Dopo le informazioni forniteci dagli Atti degli Apostoli sulla diffusione del cristianesimo a Iconio, possediamo altre notizie sulla base degli atti apocrifi di Paolo e di Tecla. Il presbitero che li compose tra il 185 e il 195 e che per questa ragione fu deposto, colloca la nascita di Tecla a Iconio. Possediamo altre notizie sulla base degli atti apocrifi di Paolo e di Tecla. Il presbitero che li compose tra il 185 e il 195 e che per questa ragione fu deposto, colloca la nascita di Tecla a Iconio
Qui essa venne convertita da Paolo e messa a morte per la fede cristiana da lei apertamente professata. Salvata miracolosamente alla morte, fuggì da Iconio per poi ritornarvi come annunciatrice della parola di Dio. È difficile sceverare dal favoloso la verità che gli Atti di Paolo e di Tecla posseggono. Come nucleo storico rimane verosimilmente la consistenza reale della figura di Tecla, la sua discepolanza paolina e una sua attività missionaria. A giudizio di W. Schneemelcher pare che l’autore degli Atti in questione abbia rielaborato e introdotto in essi delle tradizioni su Tecla autonome e preesistenti.
In connessione con il cristianesimo, il nome di Iconio ricorre negl iAtti autentici di Giustino, martirizzato a Roma sottoMarco Aurelio tra il 163 e il 167. Tra i cristiani che subirono il martirio con lui figura anche un certo Ierace il quale, al prefetto Rustico che gli chiedeva dove fossero i suoi genitori, rispose: « Nostro padre è Cristo e madre la fede in lui: ma i miei genitori terreni sono morti e io, tolto da Iconio di Frigia, sono qui venuto ». Oggetto primario di discussione era la validità o meno del battesimo conferito dagli eretici, soprattutto dai montanisti 
Se si eccettuano i due primi vescovi e martiri della città, Terenzio e Caronoto, dei quali non si conosce che il nome, la comunità cristiana di Iconio torna alla ribalta a causa di un concilio ivi tenutosi nel 230-235.Aesso—secondo la testimonianza di Firmiliano di Cesarea di Cappadocia che vi partecipò—presero parte moltissimi vescovi (Epistola 75,19 a Cipriano di Cartagine) dalla Frigia, dalla Galazia, dalla Cilicia e dalle regioni vicine (Ivi, 7). Oggetto primario di discussione era la validità o meno del battesimo conferito dagli eretici, soprattutto dai montanisti.
Come Firmiliano dichiara: « Abbiamo trattato la questione con molta diligenza e abbiamo confermato che si deve assolutamente rigettare ogni battesimo che si celebri fuori della Chiesa » (Ivi, 19). Non conosciamo il nome del vescovo di Iconio che prese parte a questo sinodo tenutosi in città. Si tratta forse di Celso? È certo che costui, vescovo intorno a quegli anni, — secondo la notizia tramandataci da Eusebio (cfr. H.E., VI,19,18) — invitò il laico Paolino a predicare nella Chiesa di Iconio.   Nei decenni successivi tra i cristiani illustri originari di Iconio e a noi noti, figura il monaco Caritone, confessore della fede sotto Aureliano Quale successore di Celso conosciamo Nicoma, uno dei vescovi più distinti (Eusebio, H.E., VII, 28,1). Assieme a Firmiliano di Cesarea e a Gregorio il Taumaturgo, egli prese parte a un sinodo tenutosi ad Antiochia sull’Oronte (264) per condannarvi per immoralità ed eresia (monarchianesimo) Paolo di Samosata, vescovo della città. Nei decenni successivi tra i cristiani illustri originari d’Iconio e a noi noti, figura il monaco Caritone, confessore della fede sotto Aureliano (270-275). Recatosi in pellegrinaggio in Palestina, vi fondò diverse laure monasticheCondusse una vita di intensa ascesi. Ciò rende ragione di una biografia anonima (metà del VI secolo) fondata su tradizioni orali che attesta la fama e il culto successivo di questo monaco (cfr. PG 115, 900-917).. Ancora originari di Iconio sembrano essere la martire Giulitta e il figlio Quirico.  Assai noto fu invece il suo successore: il vescovo Anfilochio. Scappati dalla città natale per sottrarsi alla persecuzio
eteria_pagina_33_immagine_0001ne di Massimino Daia (313 ca.), furono arrestati a Tarso e qui uccisi. Il loro culto trovò notevole diffusione ovunque. E ciò costituisce una garanzia dell’autenticità storica del loro martirio, nonostante le numerose leggende che crebbero attorno alla loro figura e alla loro morte. Nella serie dei vescovi che nel IV secolo ressero la comunità cristiana figura Pietro, presente al sinodo di Ancira del 314. A lui fece seguito Eulalio che compare tra i padri del concilio di Nicea (325). Anche del vescovo Faustino morto nel 373 ca. — come per i suoi predecessori— non si conosce che il solo nome.  Imparentato com’era con Gregorio di Nazianzo, Anfilochio venne da questi messo in contatto con Basilio di Cesarea Assai noto fu invece il suo successore: Anfilochio. Nato intorno al 340-345 nella cittadina di Diocesarea-Nazianzo in Cappadocia, seguendo la professione del padre, prese a studiare retorica. Come già Giovanni Crisostomo e Teodoro di Mopsuestia, adAntiochia sull’Oronte fu alunno del retore e sofista greco Libanio († 393 o 404). Terminati gli studi esercitò la professione di retore a Costantinopoli. Imparentato com’era con Gregorio di Nazianzo venne da questi messo in contatto con Basilio di Cesarea che nel 373-374 lo volle vescovo di Iconio [2]. Da allora la collaborazione diAnfilochio con Basilio e Gregorio di Nazianzo—veicolata anche da ragioni di politica ecclesiastica di antagonismo antiariano — divenne sempre più stretta. Da parte sua Anfilochio, dotato di notevoli capacità politiche e pastorali, risultò essere il più valido fra i luogotenenti di Basilio. Da parte sua Anfilochio, dotato di notevoli capacità politiche e pastorali, risultò essere il più valido fra i luogotenenti di Basilio (Simonetti). Il concilio locale tenutosi a Iconio nel 376 e presieduto da Anfilochio ne è conferma. In esso — come risulta dalla lettera sinodica (cfr. PG 39,93-98)—Anfilochio, sia da un punto di vista trinitario che pneumatologico, propose una teologia perfettamente basiliana, prendendo altresì posizione contro ariani e pneumatomachi. Cinque anni dopo il sinodo di Iconio, intervenne al concilio convocato a Costantinopoli (381) dove figura tra i vescovi più in vista. Poco dopo (383 ca.) fu ancora lui a presiedere il sinodo di Side convocato per trattare la questione dei messaliani, questo gruppo di asceti portati ad esasperare le loro scelte di vita.
La fama di Anfilochio non cessò neppure con la morte, sopraggiunta tra il 398 e il 404. Se è fallito il tentativo di farne il quarto grande cappadoce (del resto è assai scarsa la sua produzione letteraria pervenutaci), è però vero che egli agli occhi dei posteri appare come il Famosissimo (Teodoreto, H.E., IV,11), illustre per santità di vita e per dottrina (Martyrologium romanum, d. XXIII novembris).  Nel 1081 Iconio, cadde in possesso dei Turchi selgiūchidi che la costituirono capitale del sultanato di Rūm. La serie dei vescovi a noi noti che seguirono ad Anfilochio continua sino al termine del VII secolo e termina con Elia (692). Ripetutamente saccheggiata dagli Arabi, Iconio tra il 1072 e il 1081 cadde in possesso dei Turchi selgiūhidi che la costituirono capitale del sultanato di Rūm. Fu questa l’epoca d’oro della città. Del suo passato cristiano non è rimasto quasi nulla. Soltanto a 10 km di distanza dalla città è ancora possibile ammirare, a Sille, un’antica chiesa bizantina e resti di altre chiese rupestri.

NOTE DI VIAGGIO

COME CI SI ARRIVA
Konya è al centro di importanti vie di comunicazione e facilmente raggiungibile, nonostante le notevoli distanze.

Distanze:
da Afyon km 232
da Ankara km 262
da Antalya km 350
da Silifke km 340
da Aksaray km 150

Provincia: Konya
Aeroporto: Konya

LUOGHI E MONUMENTI INTERESSANTI
** Il Monastero e il Mausoleo di Mevlana, con la caratteristica cupola conica rivestita di maioliche turchesi. La sua grande importanza sta nel fatto che qui è sepolto il Maestro dei Dervisci danzanti, il mistico Calaleddîn Rumi (1207-1273). Accanto a lui alcuni suoi discepoli. Il Mausoleo è stato trasformato in un museo d’arte islamica che espone preziosi manoscritti, tappeti e gli interessantissimi strumenti musicali dei Dervisci.
* La Büyük Koratay Medresesi, costruita nel 1251, ha un magnifico portale decorato, ed è sede di un museo di ceramiche.
* La Alaeddin Camii, terminata nel 1220, ha al suo interno 42 colonne sormontate da capitelli che testimoniano l’utilizzo di materiale antico di origine romana e bizantina.
*La İnce Minare Medresesi (Madrasa dal minareto sottile) con un meraviglioso portale riccamente ornato. Interamente ricoperta di ceramiche, è sede di un interessante museo di sculture su pietra e legno.
La Selimiye Camii del XVI sec., in tipico stile ottomano, attribuibile pare a Sinan.
Il Museo archeologico espone opere che riportano al glorioso passato dell’antica Iconio.

NELLE VICINANZE
A Sille (a 10 km) si trovano i resti di una chiesa bizantina ben conservata.

FONTI STORICHE

DESCRIZIONE DELLA ZONA DI ICONIO
Vi sono inoltre le pianure montuose dei Licaoni, luoghi freddi, nudi, con pascoli di asini selvatici e molto poveri di acqua, se non quanto se ne può trovare in alcune parti dentro pozzi profondissimi. Questo accade per esempio in Soatra, dove anzi l’acqua suol vendersi.Ma sebbene questo paese sia privo di acqua, nondimeno alimenta una mirabile quantità di pecore (delle quali però si trae una lana ruvida), e alcuni degli abitanti se ne fanno ricchissimi. Vi si trovano poi anche due laghi; il maggiore dei quali dicesi Korali, il meno grande Trogiti. Verso que’ laghi è situata Iconio, piccola città ben popolata, e fornita di un territorio migliore di quello che abbiamo descritto fin qui, e nel quale abbiamo detto che trovansi pascoli di asini selvatici.
(Strabone di Amasea, La geografia, XII, trad. di F. Ambrosoli, Milano 1834)

GETTA SUL SIGNORE IL TUO AFFANNO
Sia benedetto Dio, che sceglie, di ogni generazione, quelli che gli piacciono, distingue i vasi di elezione e si serve di loro per il ministero delle cose sacre. Egli ora ha imprigionato nelle reti della grazia, a cui non si può sfuggire, anche te, che cercavi di fuggire, come dici tu stesso, non a noi,ma alla vocazione che ti attendeva permano nostra. Egli ti ha condotto in mezzo alla Pisidia per raccogliere uomini per il Signore e per trarli dalle tenebre alla luce, mentre erano stati irretiti dal diavolo e tratti a fare il suo volere. Pronuncia dunque anche tu le parole del beato David: « Dove andrò lontano dal tuo spirito? E dove posso fuggire lontano dal tuo volto? » (Sal 138,7). Tali miracoli opera per noi il nostro benevolo Signore. Le asine muoiono, affinché ci sia un re di Israele (1Sam 9,3). Ma quello, essendo israelita, fu dato a Israele; tu invece non sei posseduto dalla terra che ti ha nutrito e condotto a tanta altezza di virtù, ma sei visto dalla terra vicina, splendente dell’onore che è… ora anche la tua patria gode e gioisce della provvidenza del Signore, e non ritiene di essere stata privata di un uomo,ma di aver conquistato tutte le chiese attraverso quest’uomo. Il Signore ci conceda soltanto di vedere, se saremo presenti; e di udire, se saremo assenti, il tuo progresso nel Vangelo e il buon ordine delle chiese. Comportati dunque da uomo e sii forte, emarcia a capo del popolo che l’Altissimo ha affidato alla tua destra. Come un esperto nocchiero, vinci con la forza d’animo ogni tempesta sollevata dal vento dell’eresia e custodisci la barca in modo che non possa essere affondata dai flutti salsi e amari delle errate dottrine, in attesa del sereno che il Signore ci invierà, quando si troverà una voce degna di risvegliarlo per placare i venti e il mare. Se desideri vedere noi che già da tempo, per la nostra lunga malattia, ci affrettiamo a vedere la fine inevitabile, non indugiare e non attendere da noi un segnale. Tu sai che, per le viscere paterne, ogni momento è favorevole per abbracciare il figlio diletto e che l’affetto è più grande di ogni parola. Non lamentarti di un peso che supera le tue forze. Se, infatti, tu fossi solo a portare questo carico, allora esso non sarebbe solo pesante, ma assolutamente intollerabile. Ma se è il Signore che ti aiuta a portarlo, « getta sul Signore il tuo affanno, e farà lui » (Sal 54, 23). Desidero ammonirti a guardarti da questo soltanto, in ogni occasione: non lasciarti trascinare dalle cattive abitudini, insieme con gli altri, ma muta in bene ciò che prima era stato fatto male, con l’aiuto della sapienza concessati da Dio. Infatti, Cristo ti ha inviato non perché tu seguissi gli altri, ma perché fossi tu di guida a coloro che si devono salvare. E ti esortiamo a pregare per noi, affinché, se saremo ancora in questa vita, siamo giudicati degni di vederti, insieme con la tua chiesa; se invece ci sarà imposto di andarcene, affinchè possiamo vedervi lassù accanto al Signore, lei fiorire come vite in opere buone, te, come un saggio contadino e un servo fedele, riportare la ricompensa del fedele e saggio amministratore (Lc 12, 42), che distribuisce a tempo opportuno lemisure di grano agli altri servi. Tutti quelli che sono con noi salutano la tua pietà. Sii forte e lieto nel Signore. Possa tu mantenerti sempre onorato, con la grazia dello Spirito e della sapienza.
(Basilio il Grande, Ad Anfilochio ordinato vescovo, Epistola 161, in Epistolario, a cura diA. Raccone, Ancona 1966, 445-447)