24 – AYATEKLA (p163)

AYATEKLA Sulla collina di Meremlik Ayateklasi possono ancora ammirare poche rovine di quella che fu l’antica e grandiosa basilica costruita in epoca bizantina per onorare santa Tecla. Più interessanti le rovine di una cisterna sotterranea con colonne e navate, che richiamano una cripta paleocristiana. Facilmente sorse per questo uso religioso e solo posteriormente fu utilizzata a cisterna. Sotto la basilica si conserva una grotta, forse luogo di preghiera e di ritiro (anche sepoltura?), qualcosa comunque di importante perché tutto il monastero sorse intorno a questa grotta.

Della grandiosa basilica dedicata a Tecla e fatta costruire dall’imperatore Zenone (474-490), sussistono resti dell’abside. Si tratta d’una costruzione che ampliava il precedente luogo di culto della santa.
 I resti della basilica lasciano supporre un’estensione enorme (90×37 mt). Al di sotto dell’abside ci si immette in un insieme di grotte comunicanti. I resti della basilica zenoniana lasciano supporre un’estensione di 90x37mt.Al di sotto dell’abside ci si immette in un insieme di grotte comunicanti. La vasta camera centrale nell’antichità fu trasformata in cappella e riccamente addobbata. Conosciamo così, presumibilmente, la tomba di Tecla. Attorno a questo nucleo primitivo, nel corso dei secoli sorse una cittadina.

thumbs_eteria_pagina_30_immagine_0002 Stando alla testimonianza di Eteria (fine del IV secolo?) « vicino alla santa chiesa non ci sono che innumerevoli monasteri di uomini e di donne … al centro v’è un grande muro che racchiude la chiesa dove si trova la tomba: quella tomba è molto bella. Inoltre il muro è stato messo per proteggere la chiesa dagli Isauri che sono molto cattivi e spesso rubano: perché non tentino di far qualcosa al monastero che ivi svolge il suo servizio. Arrivata dunque là in nome di Dio, dopo aver fatto una preghiera alla tomba e aver letto tutti gli Atti di Santa Tecla, resi infinite grazie a Cristo nostro Dio…» (Diario di viaggio).
 L’estensore degli Atti di Paolo e Tecla risulta essere un presbitero che venne deposto per aver fatto circolare questo scritto sotto il nome di Paolo  Con questa informazione Eteria ci conferma sulla diffusione del culto a Tecla. Le vicissitudini di questa santa sono narrate negli Atti di Paolo e di Tecla cui allude Eteria. Si tratta di un’opera composta presumibilmente tra il 189 e il 195, se non prima. Il suo estensore risulta essere stato un presbitero che venne deposto per aver fatto circolare questo scritto sotto il nome di Paolo. Tertulliano ci fornisce, al riguardo, la testimonianza seguente: « Se gli scritti che circolano fraudolentemente sotto il nome di Paolo invocano l’esempio di Tecla a favore del diritto per le donne d’insegnare e di battezzare (Tecla aveva svolto attività missionaria e si era battezzata da sé), si sappia che il prete che li compose in Asia, quasi per aumentare di testa sua la fama di Paolo, dopo essere stato dimostrato colpevole e aver riconosciuto che l’aveva fatto per amore di Paolo, fu deposto » (Sul battesimo, 17). Secondo questi Atti, che certamente furono influenzati dal culto locale prestato a Tecla in Seleucia e da tradizioni del posto, questa Santa originaria d’Iconio, udita la predicazione di Paolo e convertitasi, prese a seguirlo aiutandolo nella sua attività missionaria. Sfuggita alla persecuzione e alla morte [1],si ritirò a Seleucia dove « illuminò molti con la parola di Dio e si addormentò in pace » (Atti). Nonostante la condanna del suo estensore, questo scritto trovò ampia diffusione: venne conosciuto e usato da Ippolito e da Origene.

thumbs_eteria_pagina_30_immagine_0001 Non va dimenticato che in un monastero di S. Tecla trovò rifugio Gregorio di Nazianzo che qui visse per alcuni anni  Come fa osservare V. Schultze, nello sviluppo del culto prestato a Tecla si mescolano insieme concezioni e forme tanto cristiane che pagane. La stessa figura di Tecla si può per diversi aspetti assimilare ad Artemide che proprio in questa zona era particolarmente venerata (come protettrice della castità, amica della natura e degli animali, dotata di poteri taumaturgici particolari). « Ad Artemide si oppone ora una avversaria nella persona di Tecla o, più esattamente, le peculiarità e il potere di Artemide sono assunti dalla più antica storia del cristianesimo rivestito in senso cristiano e riferiti alla figura di Tecla » (Altchristliche Städte und Landschaften, II, 244-245). Non va infine dimenticato che in un monastero della inclita vergine Tecla trovò rifugio Gregorio di Nazianzo che qui visse per alcuni anni da asceta dopo essere fuggito dalla casa paterna per non succedere al padre nell’incarico di vescovo di quella città (cfr. Poemata de seipso, Carminum liber, II, 545-550: PG 37, 1067).

NOTE DI VIAGGIO

COME CI SI ARRIVA
Una freccia turistica sulla strada che da Silifke porta a Ovacık (in direzione di Alanya) vi indicherà la deviazione per Ayatekla. Una piccola strada asfaltata sale per qualche centinaio di metri e vi porta davanti alle rovine.

Distanze:
da Alanya km 264
da Mersin km 94
da Silifke km 6

Provincia: Mersin
Aeroporto: Silifke

LUOGHI E MONUMENTI INTERESSANTI
Della Basilica, fatta costruire dall’imperatore Zenone nel V sec. d.C. a favore di coloro che andavano in pellegrinaggio alla tomba della santa, non restano che le rovine dell’abside.
* Cisterna. Poco distante dalla Basilica, con colonne e archi da cripta paleocristiana.
La Grotta, sotto la Basilica, dove probabilmente vi era la tomba di santa Tecla.

FONTI STORICHE

DIO PROTEGGE TECLA DALLE FIAMME
dalla città; Tecla la condannò al rogo. Quindi subito si alzò e si diresse al teatro, mentre tutto il popolo l’accompagnava a quello spettacolo violento. Tecla, frattanto, come un agnello alza lo sguardo verso il pastore del deserto, così lei cercava Paolo.Avendo alzato lo sguardo sulla folla, vide il Signore seduto nelle sembianze di Paolo e disse: « Paolo è venuto per osservarmi, come se non fossi capace di resistere! ». Guardò tutta tesa verso di lui, ma quegli prese la via del cielo. Intanto i giovani e le vergini recavano legna e fieno per bruciare Tecla.Allorché fu introdotta nuda, il governatore scoppiò in lacrime e si meravigliò della forza ch’era in lei. Gli aguzzini disposero sotto la legna e le ordinarono di salire al rogo. Vi salì, con le mani stese a forma di croce.Appiccarono il fuoco di sotto, ma, nonostante che avvampasse un grande incendio, lei rimase incolume. Dio n’ebbe pietà e produsse un fragore sotterraneo. Una nube piena d’acqua e di grandine ombreggiò in alto; poi tutto il suo interno si svuotò a tal punto che molti corsero pericolo, morirono e il fuoco fu estinto. Tecla era salva!
(da Gli apocrifi del Nuovo Testamento, vol II, trad. di M. Erbetta, Roma 1966, 262)