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NICOMEDIA oggi İZMİT Di questa cittàNicomedia, distesa al centro dell’omonimo golfo del mar di Marmara, che il retore Libanio giudicò inferiore solo a Roma, ad Antiochia di Siria e ad Alessandria d’Egitto, non rimangono che resti insignificanti. L’imperatore Diocleziano, avendola scelta come propria sede, vi costruì opere importanti: un circo, una basilica, palazzi per sé e per la moglie…ma purtroppo non resta nulla. Oggi si presenta come un’industriosa e movimentata cittadina della moderna Turchia.

Fondata da Megaresi e da essi chiamataAstakos, questa città prese il nome di Nicomedia da Nicomede I che la ricostruì nel 264 a.C. dopo la devastazione operata da Lisimaco (328-324 ca.).
 Per quanto attiene alle origini cristiane di Nicomedia la tradizione le fa risalire all’apostolo Andrea e a Pietro che scelse come primo vescovo della città Procoro.  La sua felice collocazione geografica giustifica la scelta di Nicomedia a capitale del regno di Bitinia. Passata in possesso di Roma nell’anno 74 a.C., la città mantenne il suo carattere di prima città della Bitinia e del Ponto divenendo sede del governatore romano. Il carattere prevalentemente commerciale della città rende ragione della numerosa comunità giudaica colà esistente. Per quanto attiene alle origini cristiane di Nicomedia la tradizione le fa risalire all’apostoloAndrea e a Pietro che scelse come primo vescovo della città Procoro, uno dei sette diaconi (cfr. At 6,5). In effetti, dalla 1ªLettera di Pietro (1,1), apprendiamo che fin dai tempi più antichi esistevano dei cristiani nella regione della Bitinia.
A conferma vale la testimonianza del governatore Plinio il Giovane che risiedette a Nicomedia dal 111 al 113. Questi, scrivendo all’imperatore Traiano fa presente che nei processi contro i cristiani si trovano implicate persone di ogni età e condizione presenti ovunque: nelle città, nei villaggi, nelle campagne.Verso il 240 Origene soggiornò a lungo a Nicomedia ospite del suo amico e mecenate Ambrogio qui residente. Evidentemente Plinio avrebbe dovuto fare troppi nomi che preferisce tacere. Comunque la sua lettera rimane il documento più significativo della forte espansione cristiana nella Bitinia e nel Ponto. Dopo la testimonianza di Plinio apprendiamo che il vescovo Dionisio di Corinto scrisse verso il 170 una lettera alla comunità di Nicomedia per metterla in guardia dall’eresia di Marcione. (Eusebio, H.E., IV,23).
Ci è altresì noto che verso il 240 Origene soggiornò a lungo a Nicomedia ospite del suo amico e mecenateAmbrogio qui residente (Lettera di Origene a Giulio l’Africano). Un decennio più tardi, la persecuzione di Decio seminò anche qui numerose vittime tra le quali figurano i martiri Luciano e Marciano. Nel 284 le legioni romane, di ritorno dalla guerra contro i Persiani, acclamarono quale imperatore il dalmata Diocleziano che si elesse come sede non Roma, bensì Nicomedia. La persecuzione scatenata da Diocleziano seminò le sue vittime nella comunità di Nicomedia che vanta perciò uno dei martirologi più ricchi  Conseguenza ovvia di questa scelta fu l’abbellimento e l’ampliamento della città ideata come una seconda Roma. L’orientamento politico tenuto originariamente da Diocleziano, non creò problemi al cristianesimo che poté vivere indisturbato sino alla fine del III secolo. Quando scoppiò la persecuzione, Nicomedia era una città per metà cristiana. Persino la corte imperiale era piena di cristiani. Tra costoro figurava anche la moglie di Diocleziano, Prisca e la figlia Valeria. Queste presenze cristiane tanto significative non valsero a scongiurare l’ultima sistematica persecuzione che prese inizio nel 303 e che rappresenta un tentativo di restaurare l’unità statale minacciata nella sua coesione religiosa dall’incalzante progresso del cristianesimo. La persecuzione scatenata da Diocleziano seminò le sue vittime anzitutto nella comunità di Nicomedia che vanta perciò uno dei martirologi più ricchi. Tra i numerosi cristiani martirizzati in questa città merita d’essere ricordato il vescovo Antimo e Luciano d’Antiochia, maestro di Ario e del vescovo Eusebio di Nicomedia. Nel 311 Galerio emise un editto di tolleranza nei confronti dei cristiani [1].
 La nuova capitale Costantinopoli non tardò a mettere in penombra la vecchia sede metropolitana di Nicomedia  Con il sopravvento di Costantino su Licinio e con il suo ingresso solenne a Nicomedia nel 324 la comunità cristiana là residente ritrovò la pace. Nel 330 Costantino spostò la capitale a Bisanzio e, tuttavia, mantenne Nicomedia come sua residenza preferita. La scelta della nuova capitale Costantinopoli non tardò a mettere progressivamente in penombra la vecchia sede metropolitana di Nicomedia, posta ora a confronto con l’antica rivale Nicea e con la nuova sede di Costantinopoli. Un poco prima del 318, Nicomedia trovò una guida di rilievo nel vescovo Eusebio che la resse per circa vent’anni. Da tenace sostenitore dell’arianesimo, Eusebio svolse un’intensa attività politica volta anzitutto a far prevalere l’orientamento filoariano da lui patrocinato. In questa prospettiva va inquadrata la sua opposizione nei confronti del niceno Atanasio. Anche in seguito la sede di Nicomedia rimase un baluardo dell’arianesimo. Basti pensare al sinodo di vescovi ariani che l’imperatore Valente vi convocò nel 366. Invasa dai Goti e devastata da violenti terremoti che si susseguirono nel giro di pochi anni (358, 359, 362, 368, 554 e 740), la città fu più volte ricostruita ma senza raggiungere lo splendore del passato. Infine, il passaggio delle truppe persiane e di altri invasori cancellarono il ricordo della grandezza di questa capitale dell’impero.

NOTE DI VIAGGIO

COME CI SI ARRIVA
Questo piccolo capoluogo di provincia si può raggiungere con l’autostrada che da İstanbul va ad Ankara.

Distanze:
da Ankara km 343
da Bursa km 132
da İstanbul km 115

Provincia: İzmit
Aeroporto: İstanbul

LUOGHI E MONUMENTI INTERESSANTI
Il Museo con reperti delle civiltà hittita, greca, romana e bizantina ritrovati nella zona.
Resti della Cittadella bizantina.

FONTI STORICHE

PERDONO AI CRISTIANI
Editto di Galerio sul perdono e sulla tolleranza concessi ai cristiani dopo le persecuzioni, dato in Nicomedia il 30 aprile 311.

Con gli altri editti che sempre abbiamo emanato per il bene e la prosperità dello Stato, noi avevamo cercato prima d’ora di riformare ogni cosa secondo le antiche leggi e i pubblici ordinamenti di Roma e di far sì che anche i cristiani, i quali avevano abbandonato la religione dei loro padri, ritornassero a migliori consigli. Infatti sono giunti a tal segno di follia e di stoltezza, da non osservare più le tradizioni degli antichi, forse introdotte dai loro genitori, ma da farsi, a loro piacere ed arbitrio, delle leggi, che strettamente osservano, e da tenere le loro assemblee in luoghi diversi. Quando noi promulgammo degli editti, per indurli a ritornare alla religione dei padri, molti, vedendo il pericolo, si sottomisero, ma molti altri furono puniti. E poiché moltissimi persistevano nella loro ostinazione, e noi vedevamo che costoro non prestavano il culto e l’onore dovuto agli dèi e veneravano il Dio dei cristiani, per impulso della nostra mitissima clemenza e in perpetuo ossequio alla nostra consuetudine, per la quale siamo soliti perdonare a tutti gli uomini, abbiamo creduto di concedere subito anche a costoro il nostro perdono, permettendo che vi siano di nuovo i cristiani, e che tengano le adunanze, purché non facciano nulla che sia contrario alle nostre leggi. Con altro decreto informeremo i giudici sul modo con cui dovranno contenersi. I cristiani intanto, come compenso del nostro perdono, dovranno pregare il loro Dio per il bene nostro, dello Stato e loro, perché in ogni parte lo Stato conservi la sua incolumità ed essi possano vivere tranquilli nelle loro case.
(Lattanzio, De mortibus persecutorum, XXXIV, in Cristianesimo e impero romano, trad. di P. Brezzi, Roma 1953, 284)