Gli 80 anni dei cappuccini dell’Emilia Romagna in Turchia (1927/2007)

di p. Paolo Grasselli con la collaborazione di Terenzio Succi

Il trattato di Losanna del 24 luglio 1923 sanciva la pace tra la Turchia vittoriosa di Mustafa Kemal Pascià (Ataturk) e la Grecia. Fissato il confine in Tracia al fiume Marita, rimase alla Turchia tutta l’Anatolia e alla Grecia le isole dell’Egeo.

Il problema delle nazionalità fu risolto con lo scambio di popolazioni, salvo i greci residenti a Costantinopoli. Fissata la capitale ad Ankara, Ataturk proclamò la Repubblica di tipo “laico” (29 ottobre) risultando eletto quale primo Presidente.
Veniva così spezzata l’antica Custodia dei Cappuccini di Grecia che faceva capo a Costantinopoli, e che includeva Smirnee le isole greche (una volta sotto l’impero Ottomano).

06_01In questa situazione anomala la S. Sede lascia la Missione di s. Luigi a Costantinopoli ai Cappuccini di Parigi (cappellani dell’Ambasciata) con la presenza in Smirne nella basilica di S. Policarpo, mentre il convento di S.Stefano (Yesilkoy-Costantinopoli) e i due conventi dei dintorni di Smirne (Buca e Bayrakli) vengono annessi alla Missione di Trebisonda, affidata ai cappuccini di Palermo.

Costituisce inoltre la Missione di Grecia (Isole dell’Egeo, Creta e Mar Jonio) affidandola sempre ai Cappuccini di Palermo.
La nuova missione di Trebisonda annovera 18 missionari, quasi tutti ex-alunni dell’Istituto Apostolico d’Oriente

02La Provincia cappuccina di Palermo si trova presto in difficoltà nell’amministrare due Missioni in contrapposte nazioni. In questo frangente, sulla Missione di Trebisonda cade l’attenzione del Ministro provinciale di Parma, p. Guido da Podenzano, premuto dai due missionari emiliani: p. Leonardo da Pontremoli e p. Francesco da Scandiano che già dal 1920 erano in Turchia.

Si arriva così al 3 maggio del 1927 quando il Ministro generale dei cappuccini, p. Melchiorre da Benisa, affida alla Provincia dei cappuccini emiliani la nuova Missione di Trebisonda.
In tutto sono sei le stazioni: Trebisonda, Kerassonda, Sansum, sul mar Nero; S. Stefano, presso Istanbul; Buca e Bayrakli, presso Smirne. Il personale è composto da 12 missionari che sono già nella missione stessa (che facevano parte del soppresso Istituto Orientale e ora vengono incorporati nella Provincia di Parma), più due della Provincia (i suddetti p. Francesco e p. Leonardo) e tre della

Provincia degli Abruzzi. Già nell’agosto dello stesso anno parte però il primo missionario dalla Provincia: p.Geremia da Toano; è accompagnato da fr. Guido da Rosenheim già da tempo missionario in Turchia.

Atmosfera di catacomba (1927-1950)

“Non ci spaventi il presente arido e nudo come roccia”, con queste parole p. Francesco da Scandiano presenta sinteticamente la situazione della nuova missione. Nonostante ciò il Ministro provinciale p. Guido da Podenzano sulle ali dell’entusiasmo sbarca ad Istanbul (che proprio da quell’anno depose il nome di Costantinopoli) e visita tutte le stazioni missionarie.
A fine estate del 1930 il nuovo ministro provinciale p. Giovanni da Fivizzano compie una visita alla Missione e si accorge che l’atmosfera attorno alle chiese, coi missionari addetti a curare il loro piccolo gregge cattolico, appare “da catacomba”.

Tutto deve essere fatto all’interno della chiesa;ogni gesto esterno di culto, anche una semplice benedizione, viene interpretato come proselitismo e quindi punito per legge. Infatti nel ’34 p. Angelico da Smirne verrà imprigionato sotto l’accusa d’aver benedetto due donne.

Una buona notizia arriva da Roma: il 20 giugno 1931 Pio XI eleva la Missione di Trebisonda alla dignità di “sui juris” (autonoma) retta da un superiore ecclesiastico con poteri vescovili. Dal gennaio 1932 questo l’incarico viene ricoperto da p. Michele da Capo d’Istria, mentre il Superiore della Missione ( il nome tecnico è Superiore regolare) diventa p. Ambrogio d’Alpicella.

03A Yesilkoy (è il nome del villaggio accanto a Istanbul dove sorge il nostro convento di s. Stefano) i frati ricevono spesso, trattenendolo anche a mensa, il Delegato Apostolico mons. Angelo Roncalli (il futuro papa Giovanni XXIII).

Arrivano gli anni della guerra. Ciononostante, nuovi missionari cappuccini partono dall’Emilia: p. Michele da Novellara e fr. Alberto da Vezzano Ligure e nel 1941 rientrano in patria fr. Mariano d’Alpicella e p. Francesco da Scandiano che a Belgrdo corre il rischio d’essere scambiato per un rabbino ebreo e d’essere internato dalle SS.
In questo periodo i missionari devono affrontare molte difficoltà derivate soprattutto dalla ristrettezza degli alimenti e da un clima di sospetto da parte delle autorità. Aggiungiamo la quasi impossibilità di comunicare con la Provincia e con i propri familiari (e viceversa) e il quadro diviene completo.

Il governo turco, per giunta, attua un nazionalismo xenofobo: per far fronte alle spese militari emana, nel 1942, una legge che stabilisce un’imposta al 100% sul capitale straniero. Chi non può pagare viene internato nei campi di lavoro. P. Giovanni da Fivizzano, che dal 1934 è superiore regolare ed ecclesiastico, fa vendere in tempo le case fuori le mura della sede di Trebisonda, salvando così anche Kerassonda e Samsun.

Il dopoguerra (1950/1961)

Con il Ministro Adnam Menderés, che ha vinto le elezioni nel 1950, la Turchia si allea all’Occidente in funzione antirussa, con l’intento di mantenere i confini orientali del 1923. Per la nostra Missione, c’è da registrare un fatto nuovo: ora è possibile l’avvicendamento anche dei missionari: non sono però ammessi aumenti di personale da quello stabilito nel Trattato di Losanna. Assente dal 1941, rientra in Turchia p. Francesco da Scandiano; con lui c’è un nuovo missionario, p. Giacomo da Carù.

Nel 1950, in occasione di una sua visita in Italia, il superiore ecclesiastico e regolare della Missione di Trebisonda, p. Giovanni da Fivizzano, in modo lapidario da il quadro della situazione: “Il lavoro nell’Asia minore è particolarmente difficile: le tradizioni e le disposizioni della Religione Musulmana predominante sono tali da non permetterci alcuna attività apostolica. Per cui la nostra preoccupazione principale, per ora, è quella di mantenere le posizioni acquistate, nella ferma speranza di un avvenire migliore”.

Alla fine del 1951 registriamo la partenza di altri missionari per la Turchia: p. Marco da Cognento e p. Cassiano da Campagnola alla fine del 1951. Due anni dopo è la volta di p. Antonino da Centenaro, mentre fr. Umile da Quara dovrà attendere gli inizi del’54. Per p. Marco e p. Cassiano l’esperienza in terra turca durerà solo pochi anni

04In questo periodo p. Angelico da Smirne scrive da Bayrakli: “I miei fedeli sono in gran parte emigrati europei: greci, slavi, francesi, inglesi e qualche americano, ma soprattutto italiani. La lingua italiana è la più conosciuta dai cattolici, anche esteri, perché sono quasi tutti usciti dalle nostre scuole; anche in chiesa le funzioni religiose si fanno in italiano”. Ma ormai le scuole sono state chiuse e il domani si prevede sempre più… turco, a livello di lingua.

04_aA causa della penuria di missionari, da qualche anno è stata chiusa una delle case più belle della missione, Buca, che era sede dello Studio teologico e filosofico.
Negli anni successivi avviene il “ricambio” dei missionari con l’immissione di forze fresche.

Innanzi tutto registriamo il cambio di guardia ai vertici della Missione di Trebisonda. Infatti, nel marzo del 1955, l’anziano p. Giovanni da Fivizzano viene sostituito, come superiore ecclesiastico e superiore regolare, da p. Prospero da Ospitaletto, appena scaduto da Ministro provinciale dei cappuccini parmensi. Qualche mese dopo è la volta di p. Vincenzo da Verica (“Frate Fuoco”) a partire missionario e nel 1957 p. Gherardo da S. Rocco di Guastalla e p. Germano da Verica. Dopo poco tempo, però, p. Gherardo si ammala di peritonite: operato e salvato in extremis nell’ospedale italiano di Istanbul, sarà costretto al rimpatrio.

In una corrispondenza di quell’anno p. Michele da Novellara sottolinea che “La situazione della fede di Cristo nelle nostre stazioni missionarie, e quindi in tutto il litorale anatolico, fa semplicemente piangere il cuore; più che all’agonia siamo al rantolo, ma il Signore può sempre far rivivere e rifiorire queste terre e città, un giorno patria e fucina di santi”.
Questo quadro così problematico non arresta l’entusiasmo per questa terra di missione. Infatti, nell’ultimo scorcio dello stesso ’59 fr. Benigno da Monzone (RE) sbarca a Trebisonda e p. Tarcisio da Verica (“Frate Vento”) a Yesilkoy.

I missionari cominciano a motorizzarsi per raggiungere più facilmente i luoghi di apostolato: compaiono la prima macchina e la prima motocicletta.Un settore nuovo nche si apre è quello delle attività culturali. Si comincia con il dare lezioni al centro culturale dell’amicizia italo-turca di Smirne. L’attività ebbe un tale successo che p. Vincenzo e p. Michele vengono insigniti del titolo di “Cavaliere della Repubblica Italiana” per meriti culturali e di solidarietà.

In questo ambito rientra la grande figura di p. Angelico da Smirne che, dopo tanti anni di attività missionaria ed intellettuale, vissuti nella Missione di Trebisonda ha potuto comporre e pubblicare il grande e fondamentale “Dizionario Italiano-Turco”, considerato “un vero monumento scientifico che l’Italia ha dedicato alla Turchia”.
Un nuovo campo di lavoro è l’assistenza spirituale alla base militare aerea aperta nel 1960 a Trebisonda: p. Germano ne sarà il primo cappellano.

Un periodo promettente (1962-1973)

Questo periodo, per tanti aspetti promettente, si apre con la visita del ministro provinciale p. Nazzareno da Poiago; l’ultima, in ordine di tempo era stata ben 32 anni prima, nel 1930. Una visita decisamente importante soprattutto perché segna l’inizio del progetto di inglobare le stazioni di Mersina e di Antiochia, nella Turchia meridionale, fino ad ora dipendenti dal Libano. La stazione di Mersina passa alla nostra Missione e con essa anche p. Francesco Berardo da Lione che fino ad allora aveva tenuto aperto quel convento.

Nel 1963 si aggiungono alla missione di Turchia dei nuovi missionari: p. Costantino da Rossena, p. Gregorio da Villafranca e fr. Pasquale da Grassano e nel 1964 p. Francesco da Scandiano diviene superiore regolare della Missione.

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Nel l’anno 1965 segnaliamo un importante evento culturale: ad opera di p. Francesco da Scandiano viene pubblicata a Smirne una grammatica della lingua turca per gli italiani. Nel 1967 p. Germano da Verica è nominato superiore ecclesiastico della Missione e p. Salvatore da Coscogno parte Missionario per la Turchia. Era stato preceduto un anno prima da p. Domenico da Monchio. Nel 1970 a 40 anni fr. Umile è ordinato sacerdote come lo sarà fr. Benigno nel 1979 all’età di 65

Fase di passaggio (1973-1985)

Nel 1973 tocca a p. Salvatore da Coscogno guidare la Missione come superiore regolare, mentre dal ‘76 all’82 l’incombenza sarà di p. Costantino. Con il rientro definitivo in Italia di p. Tarcisio (1973), la stazione di Trebisonda progressivamente resta sguarnita. L’attenzione comincia a spostarsi al sud su Mersina e poi su Antiochia. A Mersina p. Gregorio e p. Umile oltre al normale ministero parrocchiale sviluppano un’intensa attività assistenziale nei confronti di molti poveri che ricorrono ai missionari.

06A Mersin, p. Gregorio è il responsabile di una numerosa comunità. Là, infatti, stanno inserendosi gruppi di cristiani Caldei che provengono da villaggi delle province orientali in cerca di lavoro e di sistemazione. Anche la comunità cattolica di Adana è seguita pastoralmente da p. Gregorio; ad Antiochia, p. Umile è sistemato in una casa presa in affitto che ha reso accogliente per i fedeli, gli ospiti e i turisti che la frequentano. La sua parrocchia la si può consid
Paesaggio del sud della Turchia. I monti Aladağlar.

erare senza confini con una straordinaria varietà di riti cristiani. Viene incrementata la celebrazione della festa degli apostoli Pietro e Paolo il 29 giugno, con il coinvolgimento anche delle autorità turche. Il centro delle celebrazioni è la “Grotta di s. Pietro”.
Ad Istanbul, nella stazione di Yesilkoy, i missionari (p. Costantino, p. Antonino e fr. Alberto) hanno a che fare con una comunità non numerosa, che però cresce nei mesi estivi per l’afflusso di cristiani che vi trascorrono le ferie. La casa dei missionari è accogliente per quanti vi cercano serenità e calorosa amicizia.

Nel 1980 la Provincia riesce a far fronte alla richiesta del Nunzio d’avere un missionario per la chiesa di s. Paolo nell’Ambasciata italiana d’Ankara con l’inviarvi p. Adriano Franchini.
Viene letto anche come un significativo riconoscimento della paziente opera missionaria dei Cappuccini, di ieri e di oggi, in terra turca il fatto che il 23 febbraio del 1983 il Sommo Pontefice elevi p.Germano Bernardini da Verica alla dignità episcopale nominandolo arcivescovo di Smirne e Amministratore apostolico dell’Asia Minore. P. Vincenzo gli subentra come Superiore della missione.07La situazione sempre più precaria sul Mar Nero (Samsun e Trebisonda curate da un solo missionario, isolato e assorbito dall’impegno di mantenere i luoghi e la quasi mancanza di fedeli cattolici o cristiani del luogo) induce i Superiori a riconsegnare alla S. Sede le due stazioni di Samsun e Trebisonda, delle quali diventa Amministratore apostolico mons. Germano Bernardini. Da questo momento in poi la Missione di Turchia affidata ai Cappuccini dell’Emilia si chiamerà “Custodia di Turchia”. Fino al 1986 il “Custode” sarà p. Vincenzo Succi.
Il nuovo tra prospettive e progetti (1985-2006)

Una caratteristica fondamentale di questo ultimo ventennio consiste nel fatto che si fa più propositiva e stimolante la presenza della Provincia religiosa nei confronti della Custodia di Turchia.
Si deve a p. Ruggero Franceschini, ministro provinciale dal 1979 agli inizi del 1985, il positivo risveglio dell’interesse della Provincia, ma anche dell’Ordine, verso la Custodia di Turchia, di cui sara Superiore Regolare a partire dal 1986 sino al 1990.l nuovo Ministro provinci
Panorama della Cappadocia ove recentemente i Cappuccini si sono insediati con una casa del pellegrino.

ale p. Oriano Granella (1985-90), nella sua prima visita alla Custodia (aprile 1985), accompagnato dal p.Generale p.Flavio Carraro, si appassiona al lavoro dei nostri missionari, e indica tre piste sulle quali incanalare i progetti per la Turchia: 1. assistere e ravvivare le comunità cristiane dei vari luoghi; 2. custodire i luoghi dell’antica tradizione della Chiesa e assistere i pellegrini che vengono a visitarli; 3. dialogo aperto e sincero con i musulmani e dialogo ecumenico con le altre Chiese.

Cresce sempre più la consapevolezza della ricchezza delle memorie cristiane che ancora si possono trovare nella terra di Turchia; sono memorie legate alla Chiesa delle origini: la predicazione degli apostoli, i viaggi di s. Paolo, la tomba di s. Giovanni, la casa della Madonna, i luoghi dei primi Concili, e poi la presenza dei Padri della Chiesa, ecc. Dal momento che si trattava di un “bene” affidato non solo ai Cappuccini della Provincia di Parma ma a tutto l’Ordine, si è cercato di coinvolgere, con un certo successo, anche i Superiori generali. E’ in questo tempo che viene coniata lo slogan che avrà tanto successo da essere citato persino dal papa nella visita a Meryemana (29 novembre 2006) “Turchia, terra santa della Chiesa”.

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Le Comunità locali però si stanno assottigliando,molti cristiani tendono ad espatriare verso terre più ospitali..Occorre fare opera di sostegno a quelle comunità e alle nostre chiese presenti in Turchia.

Questo obiettivo si pensa di raggiungerlo in due modi: – ravvivare e incoraggiare quelle piccole comunità di cattolici rimaste; – creare un flusso di pellegrini che formi il sostegno dell’opinione pubblica cristiana e nello stesso tempo crei un turismo legato alla visita delle antiche memorie cristiane affinché siano salvaguardate.
Un altro tema, che sarà oggetto di confronto e di riflessione in questi anni, è quello della qualità della presenza evangelizzatrice dei missionari. A questo proposito, il ministro provinciale p. Oriano Granella scriveva alla Custodia: “Pensiamo a s. Francesco pellegrino e missionario tra i musulmani, annunciatore ardente del Vangelo. Anch’egli non ebbe molti frutti di conversioni, ma lasciò ai suoi figli l’indicazione del modo umile e semplice con cui il francescano va tra i musulmani”.Indubbiamente uno strumento che contribuisce in larga misura a dare delle risposte alle suddette problematiche è rappresentato dall’Associazione Eteria che, con la piena approvazione del Definitorio provinciale, nasce il 4 ottobre del 1985.

Essa nasce con il preciso scopo di promuovere varie iniziative: pellegrinaggi, corsi di esercizi spirituali e itinerari culturali, mediante l’Agenzia Eteria Viaggi srl, a questo scopo costituita; informazione e formazione culturale attraverso vari progetti iniziative, come i “Simposi” (in particolari quelli su s. Paolo e s. Giovanni) realizzati, dal 1990 al 2005 insieme all’Istituto di Spiritualità Francescana dell’Università Antonianum nella persona del suo preside p. Luigi Padovese; la pubblicazione del volume Turchia.

10“I luoghi delle origini cristiane” (1987); la pubblicazione della Rivista Eteria (“Eteria,viaggi e cultura nell’Oriente cristiano”) dal 1996 e altre pubblicazioni tutte con lo stesso fine d’ illustrare i luoghi dell’origine della Chiesa.

Salvo qualche difficoltà, questo modo propositivo di porsi, ha agevolato i rapporti con le Autorità politiche turche che, ad esempio, hanno restaurato la Chiesa di s. Paolo a Tarso e la “Grotta di s. Pietro” ad Antiochia e dato l’opportunità dell’utilizzo di una chiesa per le celebrazioni liturgiche in Cappadocia.
I Simposi diventano occasione per avere in Turchia la visita di Cardinali e Vescovi, cosa che aiuta a sensibilizzare la Chiesa tutta sull’importanza che riveste la Turchia nella storia delle origini.

11In questi anni uno sforzo straordinario è stato quello della ristrutturazione di tutti i luoghi della Missione, con il contributo non indifferente di volontari laici. In questo modo le nostre case sono diventate maggiormente recettive nei confronti di tante persone che le visitano: l’accoglienza diviene un’attività caratteristica dei nostri missionari.
Santuario mariano di Meryemana ad Efeso.

Un problema sempre attuale rimane il rapporto tra il numero dei missionari e le esigenze pastorali, anche se qualcuno, come il giovane frate turco, fr. Hanry Leylek, che si specializzza in archeologia a Roma e p. Raimondo Bardelli che apre a Mersin il “Centro di accoglienza” per giovani cristiani ( 1991).

12La cosa si acuisce nel 1990,quando si decide di assumere anche il servizio del Santuario della Casa della Madonna di Efeso (Meryem Ana). Con il Capitolo della Custodia di fine anno 1990, in cui viene eletto p. Carlo Folloni come Custode, è introdotta una novità importante: si tratta della collaborazione con altre Province cappuccine “nello spirito di fraternità evangelica e francescana, che ci sospinge al superamento delle limitazioni culturali e geografiche, secondo la sensibilità e le indicazioni dei documenti dell’Ordine”.

L’attuazione di ciò è quasi immediata: già nel ’91 fanno parte della Custodia il maltese p. Joe Buttigieg, il francese p. Yvon Person e il belga fr. Ignace Schot; nel 1994 si aggiungeranno i due maltesi Joe Libreri e Paolo Baron, e dalla Provincia l’oblato Giulio Ciarla.

13Evento particolarmente significativo per la Provincia e la Custodia è rappresentato dal fatto che il 24 luglio 1993 il ministro provinciale, p. Ruggero Franceschini, viene dal Santo Padre nominato Vicario Apostolico dell’Anatolia.

La sede sarà Mersin. Nel Capitolo della Custodia del 1994 l’orientamento sempre più marcato verso l’utilizzo della lingua turca nella liturgia e nella catechesi porta ad inserire tra le linee programmatiche la collaborazione con i protestanti per la traduzione della Bibbia in turco, la traduzione del Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica e di Sussidi per la liturgia e per la catechesi. E’ da registrare, nel frattempo, l’avvicendamento del personal con l’inserimento di nuovi confratelli come il p. Tarcy Mathias della Provincia cappuccina del Karnataka (India) e di p. Aloys Bailly, della Provincia di Parigi.

15A seguito della visita dei Superiori generali (febbraio 1998), viene posto il problema del rapporto tra il numero esiguo dei missionari e le grandi strutture la cui conservazione richiede energie enormi; e della necessità di essere consapevoli che la vita missionaria deve essere soprattutto una presenza e una testimonianza della nostra vita evangelica cappuccina che si esprime secondo un progetto di fraternità.

14Nel 2004, un evento benaugurante per la giovane Chiesa di Turchia è rappresentato dall’ordinazione episcopale, a Iskenderun, del cappuccino p. Luigi Padovese, nominato Vicario Apostolico dell’Anatolia, in sostituzione di mons.

Ruggero Franceschini, designato Arcivescovo di Smirne. E ’nel voto di tutti che il nuovo vescovo, che in qualità di patrologo aveva diretto la realizzazione dei Simposi, possa dare impulso alla conoscenza sempre maggiore di questa terra così ricca di memorie bibliche e patristiche.

Nei primi mesi del 2005, lo stesso mons. Padovese ordina sacerdote a Vignola il giovane cappuccino turco p. Yunus Demirci: per tutti un motivo di gioia e di gratitudine verso il Signore, ma soprattutto, pensiamo, per quei missionari ormai avanti negli anni che hanno atteso nella speranza momenti come questi.

 

18Nel Capitolo della Custodia del giugno 2005, presieduto dal nuovo Ministro Provinciale , p.Paolo Grasselli, emerge con molta evidenza da parte dei missionari la constatazione che in questo momento storico c’è interesse da parte dei musulmani a conoscere il cristianesimo. Questo richiede molta disponibilità e pazienza da parte dei missionari.
Anche nel Santuario di Meryem Ana Evi (la Casa della Madre Maria) un’alta percentuale dei pellegrini che vengono a pregare sono musulmani. C’è da attendersi una crescita di rispetto reciproco.
Sempre più la Missione di Turchia si conferma essere la Missione del dialogo.

La conferma, seppure in germe, viene dai Simposi Islamo-cristiani celebrati presso il Centro di Istanbul e organizzati dai nostri missionari. Nel novembre 2006 è stato celebrato il quarto sul tema: “La Salvezza nell’Islam e nel Cristianesimo”. Un confronto proficuo tra teologi cattolici e teologi musulmani. “Conoscersi per rispettarsi” potrebbe essere l’ammaestramento che sta emergendo da questa interessante esperienza di incontro interreligioso.

“L’Islam resta una sfida, una sfida fraterna, lanciata a tutto l’Ordine francescano otto secoli fa. Se noi francescani non andiamo verso i musulmani, chi mai sarà obbligato ad andarvi? Perchè, dopo il 1219 (l’incontro di S. Francesco con il Sultano), oltre ad essere nostri fratelli e sorelle in Cristo, essi lo sono anche in quel fratello universale, uscito dalle mura, che si chiama Francesco di Assisi e di Damietta” (p. J.Gwénolé Jeusset).

In queste parole c’è il senso della presenza dei Cappuccini dell’Emilia-Romagna in terra di Turchia.