82 – SAMOSATA (p473)

SAMOSATA oggi SAMSAT Di questSamosataa città, che nel periodo bizantino ebbe una certa importanza essendo un rilevante centro cristiano e che era riconoscibile sotto il nome di Eski Samsat (la vecchia Samsat), restavano solo poche rovine delle mura e della fortezza. Ora è però completamente coperta dalle acque del lago artificiale formatosi con la famosa diga di Atatϋrk. La sua provincia è Adıyaman.

Le origini di questa città pare rimontino al periodo hittita.
Una conferma proviene da una stele con la figura di un principe ittita rinvenuta nel luogo. Le rovine della città antica erano coperte da una collina artificiale (tell) ora allagata dalla grande diga di Atatürk.  Nell’antichità essa godette di notevole importanza strategica per la sua collocazione sulla riva destra dell’Eufrate. Nell’antichità essa godette di notevole importanza strategica per la sua collocazione sulla riva destra dell’Eufrate e quale punto di passaggio di un’importante strada carovaniera che portava da oriente a occidente.
thumbs_samosataIl suo nome è da collegare a Samo che la eresse a capitale del suo regno di Commagene (150 a.C.) dopo che suo padre Tolomeo, governatore dei Seleucidi, si era ribellato contro costoro (162 a.C.). Fu il pronipote di quest’ultimo, Antioco I (I sec. a.C.) a erigersi una tomba monumentale sul Nemrut Dağı. In questo monumento —mescolanza di elementi artistici e religiosi greco-iranici—la statua del re divinizzato era posta su una terrazza circondata da enormi statue di dèi seduti.
Fu il pronipote di quest’ultimo, Antioco I a erigersi una tomba monumentale sul Nemrut Dağı.  Nel 38 a.C. a causa dell’aiuto prestato ai Parti da Antioco I, Samosata subì l’assedio di Antonio. Cinquant’anni più tardi essa entrò a far parte della provincia romana di Siria (17 d.C.) e Vespasiano (69-79 d.C.) vi pose il quartier generale della legione XV Flavia. Conquistata dal re persiano Sapore I (256), dopo diverse vicissitudini legate alle guerre di frontiera tra Bizantini e Persiani, la città fu occupata dagli Arabi (637). Samosata diede i natali allo scrittore e filosofo Luciano che vi nacque attorno al 120 d.C.
Dopo aver intrapreso la carriera di conferenziere itinerante e di retore, intorno ai 40 anni si orientò verso la filosofia. Non fu scrittore né pensatore profondo, nondimeno risale a lui il genere del dialogo satirico. Samosata diede i natali allo scrittore e filosofo Luciano iniziatore del genere del dialogo satirico.  Mordace e spregiudicato, seppe ironizza- re su quanto gli appariva frutto di convenzioni e di spirito acriti- co. Luciano morì dopo il 180 d.C. lasciandoci una ottantina di opere. Tra di esse Alessandro e Sulla morte di Peregrino, risultano particolarmente importanti perché costituiscono una delle poche testimonianze pagane sul cristianesimo del II secolo. Nella seconda opera, scritta a modo di epistola, viene attaccato Peregrino, un cinico che nel 165 in Grecia durante i giochi olimpici e dinanzi a una folla plaudente, salì volontariamente sul rogo per farsi bruciare vivo, divenendo poi oggetto di culto.AParium, nell’Ellesponto, dove Peregrino nacque, ebbe guai a causa di relazioni amorose.
 Dalla testimonianza che Luciano ci offre di lui, veniamo a conoscere la piena disponibilità dei cristiani verso i fratelli in carcere o nel bisogno. Il successivo litigio con il padre e il sospetto di averlo strangolato lo costrinsero a fuggire. Si recò in Palestina dove entrò a contatto con il cristianesimo e, anzi, si convertì ad esso divenendo un prophetes e uno dei capi della comunità. Incarcerato per la fede abbracciata, si guadagnò largo credito tra i cristiani per il suo ostinato diniego ad abiurare. Pur persistendo in questo suo atteggiamento il governatore lo lasciò libero. Tornato in patria, per stornare da sé l’accusa di parricidio, donò alla città i suoi beni. È in questo tempo che i suoi rapporti con i cristiani si guastarono per motivi che ci sfuggono. In seguito Peregrino si orientò verso l’ascetismo cinico più esasperato. Dalla testimonianza che Luciano ci offre di lui, veniamo a conoscere la piena disponibilità dei cristiani verso i fratelli in carcere o nel bisogno [1]. Ci viene altresì confermata la loro fermezza di fronte alla tortura e alla morte, affrontate con piena fiducia.
A Samosata nacque Paolo, alto funzionario del regno di Palmira (260-270 d.C.) e nel contempo vescovo della Chiesa di Antiochia. Quantunque Luciano non ci informi su una presenza di cristiani nella sua città, possiamo ben supporla sia a motivo della vicinanza con Edessa, uno dei primi centri di irradiazione cristiana, ma anche per il fatto che nei primi decenni del III secolo a Samosata nacque Paolo, alto funzionario del regno di Palmira (260- 270 d.C.) e nel contempo vescovo della Chiesa di Antiochia.

thumbs_eteria_pagina_29_immagine_0001-1Il suo comportamento, più consono a quello di un ambizioso governatore e segretario del tesoro (ducenarius) che a quello di vescovo, suscitò reazioni contrarie nella sua comunità [2]. Un primo sinodo tenutosi ad Antiochia (264) e un altro, di poco successivo, indetti per giudicare Paolo e costringerlo a recedere dal suo modo di fare, non ebbero effetto. Nel 268, ancora ad Antiochia, ebbe luogo un nuovo concilio nel quale Paolo, accusato anche di eresia dal presbitero Malchione, fu deposto. Dottrinalmente pare che egli propendesse per una forma di monarchianesimo adozionista, ovvero per la dottrina che riteneva il Logos, il Verbo, non già una persona bensì una mera facoltà operativa di Dio. Questa potenza divina avrebbe investito e innalzato Gesù il quale sarebbe comunque rimasto un semplice uomo. Nel 268, ancora ad Antiochia, ebbe luogo un nuovo concilio nel quale Paolo, accusato anche di eresia dal presbitero Malchione, fu deposto.  È interessante osservare come i vescovi che condannarono Paolo fecero appello all’imperatore Aureliano (270-275) per far sloggiare il deposto vescovo dal palazzo episcopale che ormai occupava abusivamente. Ancora originario di Samosata fu il presbitero e teologo Luciano, martirizzato a Nicomedia il 7 gennaio del 312. AdAntiochia, dove egli viveva e insegnava, ebbe come discepoli Ario, molti sostenitori di costui e in particolare Eusebio di Nicomedia, tutti chiamati collucianisti a motivo del maestro. Pare che Luciano, in antagonismo al monarchianesimo di Paolo di Samosata, abbia insegnato un subordinazionismo radicale (= il Figlio inferiore al Padre), anticipatore di quello di Ario. Per questa ragione egli venne condannato ed espulso dalla comunità. Una sua formula di fede, scritta in seguito, ed espressione di un subordinazionismo moderato, pare sia valsa a farlo riammettere entro la Chiesa.[inset side=right] Emerge Eusebio che fu padre spirituale di Basilio il Grande.[/inset]
Nell’elenco dei vescovi che ressero la comunità di Samosata, il primo nome che conosciamo è quello di Peperio, presente a Nicea (325). Tra i suoi successori emerge Eusebio che fu padre spirituale di Basilio il Grande nel tempo in cui questi era sacerdote. Fu Eusebio a favorire l’elezione di Basilio a vescovo di Cesarea e a sostenerne la politica di unione nell’ortodossia nicena.Anche entro la sua Chiesa Eusebio promosse con vigore la restaurazione della fede nicena e proprio per questo fu assassinato da una fanatica donna ariana († 379-380). Le notizie sui vescovi di Samosata si spingono sino al X secolo, tempo in cui la città era rientrata, seppur brevemente, sotto il dominio bizantino.

NOTE DI VIAGGIO

COME CI SI ARRIVA
Situata a sud-est di Adıyaman, Samsat è raggiungibile mediante una strada di 38 km che parte direttamente proprio dal capoluogo di provincia.

Distanze:
da Adıyaman km 38

Provincia: Adıyaman
Aeroporto: Malatya

LUOGHI E MONUMENTI INTERESSANTI
Di questa antica città, di cui non rimanevano che poche e insignificanti rovine delle mura e della fortezza, ora sotto metri di acqua, non si può più vedere nulla.

NELLE VICINANZE
Se siete però nella zona (Adıyaman o Malatya) non perdetevi la visita del:
*** Nemrut Dağı (2150 mt). Uno dei monumenti più affascinanti della Turchia. Per giungervi si prende la strada che da Adıyaman va verso Kâhta. 9 km dopo questo piccolo villaggio, si devia per una strada impervia che arriva fin sotto alla cima. È consigliabile usufruire di un servizio di pulmini che da Kâhta porta al Nemrut Dağı. Un sentiero da percorrere a piedi (mezz’ora) porta alla vetta di questo monte, formata da un enorme tumulo di pietrisco, sotto al quale è, ancora inviolata, la tomba di Antioco I Commagene. A oriente e occidente di questa tomba inconsueta, si possono ammirare i resti di gigantesche statue, che costituiscono, insieme ad altri rilievi ora sparsi qua e là, due santuari dedicati alle varie divinità. Visitare questo luogo al sorgere del sole o al tramonto è di una straordinaria suggestione, e lo spettacolo che potrete ammirare compenserà la fatica della vostra salita.

FONTI STORICHE

LA SOLIDARIETÀ CRISTIANA
Persino da alcune città della provincia diAsia venne gente mandata dai cristiani innome della loro comunità, per prestare assistenza, provvedere alla difesa e consolare quell’uomo. Essi spiegano infatti una incredibile sollecitudine ogni qualvolta accade qualcosa di questo genere che tocchi i loro comuni interessi. In simili casi niente è per loro troppo grave. Così anche allora questo Peregrino fu da essi colmato di elargizioni ed egli si procacciò in tal modo una non piccola sorgente di lucro.
(Luciano di Samosata, Sulla morte di Peregrino, 13, inMissione e propagazione del cristianesimo nei primi tre secoli, di A. Harnack, trad. di P. Marrucchi, Torino 1906)

PAOLO DI SAMOSATA, LE SUE AMBIZIONI
Brano della lettera scritta da alcuni vescovi convenuti ad Antiochia di Siria per giudicare il vescovo Paolo di Samosata, accusato di eresia e d’immoralità. Poiché ha deviato dalla regola della fede, ed è passato a dottrine false e spurie, mettendosi così fuori dalla Chiesa, non dobbiamo noi proferire un giudizio sulle sue azioni; e neppur su questa circostanza che prima era povero e sprovvisto di mezzi, non avendo né ereditato beni dai suoi padri né guadagnato con l’arte o una occupazione qualsiasi, e ora è pervenuto a incredibile ricchezza, con illegalità e furti sacrileghi e con la concussione a danno dei fratelli. A coloro, che hanno sofferto ingiustizia, propone la sua procura e promette dietro compenso il suo aiuto. Ma li inganna, traendo profitto senza nessun loro vantaggio dalla facilità che hanno i coinvolti nelle liti di sborsare denaro pur di liberarsi dalle molestie. Così stima la religione un cespite di lucro. Neppur vogliamo giudicare che si dimostra orgoglioso e altezzoso, che si riveste di dignità secolari e si fa chiamare ducenario anziché vescovo, quando incede superbo per le piazze, legge o detta lettere in pubblico, circondato da corteo di numerosi uomini, che parte lo precedono, parte lo seguono, in modo che per il suo fasto e per la sua albagia la nostra fede diviene bersaglio di livore e di odio. Nemmeno tocca a noi esaminare l’ambiziosa vanità di lui nelle assemblee della Chiesa, dove non ad altro mirava se non a vana gloria, a pompa, a impressionare con siffatte arti gli animi inesperti. Si è fatto preparare un tribunale e un trono elevato, come certo non deve avere un discepolo di Cristo; ha un gabinetto particolare (secretum) come i magistrati secolari e gli dà appunto questo nome. È solito battersi con la mano il femore e pestare i piedi sul tribunale. Riprende e biasima quelli che non lo lodano, che non gli agitano i fazzoletti, come è costume nei teatri, che non lo acclamano, che non balzano in piedi, come fanno i suoi fautori, uomini e donne veramente indecorosi nell’ascoltarlo, ma che invece serbano un atteggiamento grave e modesto come si addice alla casa di Dio. Offende e tratta villanamente nelle assemblee i dottori della divina parola, che già sono passati da questa vita, mentre celebra i suoi vanti, non come un vescovo, ma come un sofista e un ciarlatano. Proibì i cantici in onore di Nostro Signore Gesù Cristo, perché erano troppo recenti e scritti da uomini troppo moderni, ma fece cantare invece in suo onore nella grande festa di pasqua da donne inni, che a udirli si sarebbe provato orrore. Così pure lo adulano i vescovi delle campagne e delle città vicine e i preti pure nelle loro omelie; ed egli li lascia fare. Si rifiuta di confessare con noi che il Figlio di Dio è venuto dal Cielo. Diciamo incidentalmente qualche cosa di ciò, di cui scriveremo più in là. Del resto ciò non sarà affermato a fior di labbra ma dimostrato perentoriamente dai documenti allegati e specialmente dal passo dove dice che Gesù Cristo è nato dal basso. Coloro che cantano in suo onore e tessono le sue lodi davanti al popolo chiamano il loro empio maestro un angelo disceso dall’alto. Non proibisce tutto ciò, l’insolente, ma è là di persona quando si fanno questi discorsi. Quanto alle donne ammesse a vivere con lui, sineisâctoi le chiamano gli Antiocheni, e a quelle dei preti e dei diaconi, egli copre e dissimula codesti e altri insanabili delitti, sebbene ne abbia conoscenza per evidenza di prove; e ciò perché i colpevoli rimangano a lui obbligati e, trepidando per se medesimi, non osino accusarlo dei misfatti che commette coi suoi discorsi e atti; anzi li arricchisce.
(Eusebio di Cesarea, H.E., VII, 30,6-12, trad. di G. Del Ton, Roma 1963)