30 – COLOSSI (p200)

COLOSSI vicino a HONAZDi questa città della Frigia, che Erodoto definì « una grande città », Strabone qualche decennio prima di Cristo « una cittadina » e che Plinio colloca « tra le città più celebri », non rimangono che pochi resti insignificanti. Distrutta da un terremoto nel 60 d.C., fu abbandonata dai suoi abitanti che si spostarono a 5 km più a sud, fondando la città di Chonai. L’erosione del tempo l’ha quasi completamente cancellata.

Colossi era una città della Frigia, situata sulla sponda sinistra del Lico, a 200 km a est di Efeso a circa 25 km da Laodicea, lungo la strada che da Efeso, attraverso l’Asia Minore, portava in Oriente.
Fu un attivo centro commerciale, superato poi da Laodicea. Fu un attivo centro commerciale, superato poi da Laodicea. Sia sotto i Seleucidi di Siria, che sotto i re di Pergamo e i Romani, godette sempre dello stato giuridico di città libera.
thumbs_eteria_pagina_03_immagine_0001-1Il suo sito fu scoperto daW. J. Hamilton nel 1835. La presenza cristiana iniziò a Colossi grazie alla predicazione del colossese – e discepolo di Paolo – Epafra (Col 1, 7; 4,12-13) durante il soggiorno efesino dell’Apostolo (54-57 d.C.). Sappiamo dalla Lettera a Filemone, che i fedeli si radunavano nella casa dello stesso destinatario (Fm 2), facoltoso cristiano della città, lui pure convertito da Paolo (Fm 19). Questa Chiesa ci è nota soprattutto a causa della lettera, indirizzatale da Paolo durante la prigionia romana verso il 61-62 d.C. (Col 1,24; 4,3.10.18), dopo essere stato informato da Epafra sulla situazione della comunità (Col 1,8). Dato che il suddetto discepolo volle restare presso l’Apostolo per prestargli i propri servizi (Fm 23), la lettera fu portata da Tichico (Col 4,7), il quale venne a Colossi con Onesimo, lo schiavo fuggitivo di Filemone.
 Questa Chiesa ci è nota soprattutto a causa della lettera, indirizzatale da Paolo durante la prigionia romana  Egli, come si ricorda, ritornava al proprio padrone, con un biglietto di Paolo, biglietto che a buon diritto fu detto la magna charta della libertà cristiana. Le notizie giunte a Paolo erano alquanto preoccupanti. Infatti tra i cristiani della valle del Lico si andavano diffondendo, non si sa bene da quali predicatori, erronee dottrine religiose, che rischiavano di far presa sull’animo dei fedeli, deviandoli dalla vera fede. L’Apostolo allora impugna la penna e viene in loro difesa. Egli invita la comunità a non lasciarsi ingannare (2,4), a non cadere nel laccio di tradizioni umane, che caratterizza come filosofia e vuoti raggiri, basati sugli elementi del mondo e non secondo Cristo (2,8). Nelle affermazioni sparse della lettera possiamo cogliere le dottrine pericolose che potevano trarre in inganno i fedeli: esse consistevano essenzialmente in un malinteso culto degli angeli (2,18) e in inutili osservanze circa cibi, bevande e giorni sacri (2,16.21), che instauravano una certa ascesi corporale (2,21.23).
 L’Apostolo invita la comunità a non cadere nel laccio di tradizioni umane, che caratterizza come filosofia e vuoti raggiri, basati sugli « elementi del mondo e non secondo Cristo ». Questi insegnamenti, basandosi su speculazioni religiose (2,8) puramente umane (2,22), pretendevano di andare al di là della predicazione evangelica e procurare una migliore conoscenza del mistero cristiano.
thumbs_eteria_pagina_04_immagine_0001-1 È difficile stabilire con sicurezza la loro precisa matrice culturale. Crediamo comunque che dovesse trattarsi probabilmente di una specie di fluida e incipiente forma di sincretismo giudaico a tratti parzialmente gnosticizzanti. Il fatto certo è che queste dottrine offuscavano la vera identità di Cristo, soprattutto il primato universale e definitivo, che gli compete per il suo ruolo di creatore, per il suo sacrificio redentore e per il suo trionfo sulle potenze del cosmo. Paolo presenta perciò nella lettera una cristologia accompagnata da una soteriologia cosmologica. Cristo non è soltanto il redentore degli uomini, ma è il creatore del mondo (2,16-17) e il primogenito della nuova creazione (2,15). « Da Cristo dell’umanità Egli diventa Cristo dell’universo, capo del Corpo della Chiesa (1,18), ma anche capo delle Potenze (2,10) » (M. Carrez). Egli solo, quindi, è l’unico e autentico mistero di Dio, la cui conoscenza dona la vera salvezza (2,2-3). Paolo espone questo suo insegnamento in forma densa e solenne, nel famoso inno cristologico, che fa da ouverture a tutto lo scritto e ne sintetizza il messaggio:

 Crediamo comunque che dovesse trattarsi probabilmente di una specie di fluida e incipiente forma di sincretismo giudaico a tratti gnosticizzanti  « È Lui… che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati.
Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di Lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in Lui ».
(Col 1,13-16).

I saluti finali della lettera contengono due preziosi particolari. I Colossesi dovranno trasmettere la missiva di Paolo, una volta letta, ai fedeli di Laodicea e questi faranno lo stesso della lettera indirizzata loro dall’Apostolo (4,16). Molto fu scritto su questa supposta Lettera ai Laodicesi senza raggiungere nessun esito soddisfacente e ne nacque anche un apocrifo.
 I Colossesi dovranno trasmettere la missiva di Paolo, una volta letta, ai fedeli di Laodicea Forse si tratta di una lettera inviata da Paolo ai Laodicesi per gli stessi motivi che lo spinsero a redigere quella ai Colossesi, e diversa abbastanza da questa perché i due scritti potessero essere letti con vero profitto dalle due Chiese. Facilmente essa non poté essere inclusa nel corpo delle lettere paoline perché andò smarrita, per motivi che non conosciamo, prima della raccolta delle lettere dell’Apostolo. Il secondo particolare interessante è l’avvertimento ad Archippo, che era un membro della casa di Filemone e forse un suo figlio (Fm 2), perché « consideri il ministero che ha ricevuto nel Signore e veda di compierlo bene » (4,17). Anche qui, non si sa a quale ministero specifico si alluda, comunque la notizia permette uno sguardo fugace sull’incipiente organizzazione pastorale delle primitive comunità cristiane. Le notizie sul cristianesimo ci provengono quasi esclusivamente dalla lettera di Paolo alla comunità colà residente. Apprendiamo invece che nel territorio circostante a Colossi esistevano nel IV secolo diverse Chiese dedicate a san Michele. Assai verosimilmente questo fatto è da connettere con il culto degli angeli che Paolo incontra a Colossi e contesta rilevando il primato di Cristo.
 Una lettera di Paolo non poté essere inclusa nel corpo delle lettere paoline perché andò smarrita, per motivi che non conosciamo.  Tenendo presente che nella città la comunità giudaica era assai numerosa (Giuseppe,Antichità, 12,3,4) non è da escludere che il culto tributato agli angeli sia influenzato proprio dal giudaismo, particolarmente attratto da speculazioni angelologiche. Terremoti e incursioni di barbari indussero la popolazione di Colossi a emigrare cinque km più a sud, sul fianco ben protetto del monte Cadmo. Qui sorse la nuova città di Chonai che soppiantò la vecchia Colossi. Di questa città apprendiamo il nome di un vescovo del V secolo, Epifanio. Un secolo più tardi viene ricordato il nome del vescovo Cosma. Infine, al II concilio ecumenico di Nicea del 787 tra i Padri figura Dositeo, ricordato come vescovo di Chonai o Colossi.

NOTE DI VIAGGIO

COME CI SI ARRIVA
A 13 km fuori Denizli sulla E24 verso Burdur, c’è, sulla destra, la deviazione per il villaggio di Honaz. Dopo 15 km giungerete sul sito dell’antica Colossi.

Distanze:
da Burdur km 174
da Denizli km 28

Provincia: Denizli
Aeroporto: Denizli

LUOGHI E MONUMENTI INTERESSANTI
Sul posto rimangono solo pochi resti che permettono l’identificazione dell’antica città. Strada facendo potrete ammirare sulle montagne vicine le rovine di un’antica fortezza bizantina.

NELLE VICINANZE
Sulla strada che da Denizli va verso Honaz (per giungere appunto a Colossi) a circa 8 km si può ammirare il caravanserraglio selgiuchide di Ak Han, detto casa bianca, perché rivestito di marmo bianco. Del sec.XII, è relativamente ben conservato.