47 – HARRAN (p303)

HARRAN Al centro della parte superiore della Mesopotamia, questo luogo richiama il patriarca Abramo. Di qui egli sarebbe partito,come dice la Bibbia, per la terra di Canaan e qui sarebbe tornato il suo servo Eliezer a cercare la moglie per il figlio Isacco, e qui si sarebbe rifugiato Giacobbe per sfuggire all’ira del fratello Esaù, e vi prese due mogli vivendo a Carran per 14 anni almeno. Insomma un luogo biblico fortemente legato alla storia dei Patriarchi. La vostra visita al villaggio vi riporterà indietro di centinaia di anni: la vita semplice della gente, la grande steppa, la calda terra desertica, il maestoso silenzio di luoghi, vi manifesteranno il fascino di una vita che fu di epoche passate e nomadiche. raggiungibile deXantoviando un poco dalla strada principale della costa egea. Si giunge su un promontorio a strapiombo sul fiume Kocaçay, ricco di acque anche in piena estate, e ciò conferisce al paesaggio un certo fascino. Vi si possono trovare monumenti interessanti dell’epoca ellenistica, romana e bizantina, ma quello che più impressionerà saranno i suoi monumenti funerari.


Già nel II millennio a.C. Harran, (strada carovaniera in semitico) è menzionata negli archivi di Mari come città e stazione carovaniera. Dopo il 1500 a.C. la città fu sotto il controllo hittita nonostante la z
eteria_pagina_22_immagine_0001ona fosse popolata da Hurriti. Verso la fine del II millennio, Harran entrò in possesso degli Assiri. In questa città, proveniente da Ur di Caldea, si stanziò Terakh, padre di Abramo, assieme a tutta la sua famiglia (Gn 11, 31). Sulla base di taluni passi biblici pare che la patria di Abramo sia Harran (cfr. Gn 12,1; 24,4-7). Ma ciò si spiega sufficientemente con il fatto della migrazione di Terakh da Ur di Caldea ad Harran. Questi, come tutta la sua famiglia, era politeista (cfr. Gs 24,2).
Il passaggio di Abramo alla fede nell’unico Dio si colloca proprio ad Harran. È qui che intorno all’anno 1850 a.C. egli ricevette l’invito a partirsene verso l’ignoto per ottemperare all’invito di Dio: « Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Anni più tardi Abramo mandò a ricercare una sposa per il suo figlio Isacco tra la sua parentela ancora dimorante ad Harran. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra » (Gn 12,1-3). Anni più tardi Abramo mandò a ricercare una sposa per il suo figlio Isacco tra la sua parentela ancora dimorante ad Harran. Come sappiamo da Genesi 24, 1-66, la scelta cadde su Rebecca, figlia di Betuel. Ad Harran si rifugiò per alcuni anni Giacobbbe per sfuggire all’ira del fratello Esaù. Ospite dello zio Labano sposò le due figlie di costui e si portò via una cospicua dote (Gn 29-30). Anche in epoca successiva agli eventi narrati in Genesi, Harran mantenne una notevole importanza come centro commerciale. Fu nelle sue vicinanze che Crasso, nel 53 a.C., subì una disastrosa sconfitta.
 Il nome di Harran è strettamente legato a quello dell’imperatore Caracalla, che qui venne assassinato mentre si trovava in visita al tempio della divinità lunare, Sin.  Sotto MarcoAurelio (161-180 d.C.), la città, annessa all’impero, iniziò a battere moneta e con Settimio Severo (193-211) fu elevata al rango di colonia. Il nome di Harran è strettamente legato a quello dell’imperatore Caracalla (198-217), che qui venne assassinato mentre si trovava in visita al tempio della divinità lunare, Sin. La posizione di città di frontiera spiega perché Harran fu più volte contesa tra Romani e Persiani sassanidi. Nel 639 cadde definitivamente in mano agli Arabi. Sulla presenza cristiana in Harran, le
eteria_pagina_23_immagine_0001notizie più significative ci provengono dalla pellegrina Eteria che qui soggiornò, presumibilmente alla fine del IV secolo. Stando alla sua relazione « in tutta la città, salvo pochi chierici e santi monaci che vi abitano, non trovai un solo cristiano: sono tutti pagani ». Questa nutrita presenza pagana è confermata da Sozomeno il quale ricorda come l’imperatore Giuliano l’Apostata, mentre non si fermò a Edessa, a motivo dell’odio verso i suoi abitanti che avevano accettato la fede cristiana, si recò invece ad Harran dove, avendo trovato un tempio dedicato a Giove, immolò vittime e fece voti (Sozomeno, VI,1).
 Le memorie e i personaggi dell’Antico Testamento hanno dunque trovato un’attenzione particolare nella Chiesa dei primi secoli La prevalenza del paganesimo si mantenne sino al tempo di Giustiniano (527-564) e oltre. Nondimeno in città esisteva una Chiesa cristiana e un’altra era sita fuori delle mura. Secondo la notizia di Eteria, questa Chiesa era edificata sulla casa di Abramo e sulla tomba di un monaco e martire di nome Elpidio. Eteria attesta che in occasione della sua festa ebbe modo d’incontrare monaci e anacoreti che in questa circostanza erano soliti convenire ad Harran da tutta la Mesopotamia [1]. Ancora dal suo diario di viaggio apprendiamo che a sei miglia di distanza da Harran, ella visitò il pozzo di Giacobbe (cfr. Gn 29,1-6) presso il quale esisteva « una santa chiesa, molto grande e bella… Là, attorno al pozzo » scrive « non abitano altri che i chierici della chiesa che vi si trova e i monaci che hanno vicini i loro eremi ». Le memorie e i personaggi dell’Antico Testamento hanno dunque trovato un’attenzione particolare nella Chiesa dei primi secoli. Harran, con il suo passato legato ai patriarchi, ne costituisce appunto un significativo esempio.

NOTE DI VIAGGIO

COME CI SI ARRIVA
A ca. 30 km sulla strada che va da Şanlıurfa adAkçakale (città di confine con la Siria) c’è la deviazione di una decina di km che porta ad Harran.

Distanze:
da Gaziantep km 191
da Mardin km 224
da Şanlıurfa km 42

Provincia: Şanlıurfa
Aeroporto: Şanlıurfa

LUOGHI E MONUMENTI INTERESSANTI
* Le singolari case a forma di termitaio, caratteristiche della Siria del nord.
* La Fortezza restaurata nell’XI sec dai crociati, che include il tempio di Sin, la dea Luna.
* La Grande Moschea iniziata nell’VIII sec. restano poche rovine, ma suscita ancora emozione con la sua facciata e la fontana del cortile interno.

FONTI STORICHE

LA PELLEGRINA ETERIA VISITA HARRAN
Così dunque, dopo avervi sostato tre giorni, dovetti avanzare ancora fino a Charris, poiché ora si chiama così. Nelle Sacre Scritture si dice che Charra è il luogo dove sostò sant’Abramo, come è scritto nel Genesi, quando il Signore disse ad Abramo: « Parti dal tuo paese e dalla casa di tuo padre e va’… », ecc. Quando arrivai là, a Charra, andai subito alla chiesa che si trova entro la città; in seguito vidi anche il vescovo del luogo, molto santo, un uomo di Dio, che è pure monaco e confessore; egli si degnò di mostrarci tutti i luoghi che desideravamo vedere. Infatti, ci condusse subito a una chiesa che è fuori dalla città, nel punto dove vi fu la casa di sant’Abramo, costruita cioè sulle stesse fondamenta e con la stessa pietra, come diceva il santo vescovo. Quando giungemmo alla chiesa, si fece una preghiera e si lesse il passo del Genesi, si disse anche un salmo e un’altra preghiera e così, con la benedizione del vescovo, uscimmo fuori. Si degnò pure di condurci al pozzo dove andava a prendere l’acqua santa Rebecca. E il santo vescovo ci disse: « Ecco il pozzo da cui santa Rebecca attinse acqua per i cammelli del servo di sant’Abramo, Eliezer » e si degnava di farci vedere ogni cosa. Nella chiesa che – ho detto – si trova fuori dalla città, venerabili dame e sorelle, dove vi fu un tempo la casa di Abramo, c’è ora la tomba di un monaco di nome Elpidio. Ma ci capitò una gran fortuna, quella di arrivare là la vigilia della festa di sant’Elpidio, il 9 delle Calende di maggio, giorno in cui da ogni parte di tutte le zone della Mesopotamia tutti i monaci – anche quelli anziani che vivevano nella solitudine e che son detti asceti – dovevano scendere fino a Charra per la festa che vi si celebra con grande solennità e in ricordo di sant’Abramo, poiché la sua casa fu là dove si trova ora la chiesa e dov’è stato posto il corpo del santo martire. Così dunque abbiamo avuto la fortuna molto grande e insperata di vedere là i monaci della Mesopotamia, dei santi e veramente degli uomini di Dio, anche quelli la cui fama e vita erano conosciute lontano e che io non credevo assolutamente di poter vedere: non perché l’accordarmi anche questa grazia fosse impossibile a Dio che si degnava di concedermi tutto – ma perché avevo sentito dire che all’infuori del giorno di Pasqua e di quel giorno, essi non scendevano dai luoghi dove abitavano poiché questi uomini fanno molte cose meravigliose – e io non sapevo in che mese fosse la festa del martire di cui ho parlato. Così per volontà di Dio, avvenne che arrivai là il giorno che neppure speravo.
(dal Diario di Eteria, trad. di Clara di Zoppola, Roma 1979)