98 – TIATIRA (p570)

THYATEIRA oggi AKHİSAR Una tranquilla cTiatiraittadina agricola occupa oggi il luogo dell’antica Tiatira, una delle sette chiese dell’Apocalisse. Di questa città romana, in cui sostarono anche gli imperatori Adriano e Caracalla, non resta quasi nulla. Le rovine che potrebbero richiamare il suo glorioso passato sono evidentemente ancora nel sottosuolo.

Situata sul luogo dell’attuale Akhisar, a circa 65 km a sud-est di Pergamo, Tiatira, benché fosse la principale città della valle del Lico, era la meno importante delle così dette Sette città dell’Apocalisse.
 A causa della sua posizione strategica, ospitava un presidio militare ed era rinomata per le sue varie industrie, specialmente quella tessile. Plinio il Vecchio la chiama inhonora civitas. Tuttavia, a causa della sua posizione strategica, ospitava un presidio militare ed era rinomata per le sue varie industrie, specialmente quella tessile. Come si ricorderà Lidia, la commerciante di porpora che Paolo convertì a Filippi nel suo secondo viaggio missionario, era originaria di Tiatira (At 16,14-15). Le diverse industrie erano promosse e protette dalle rispettive associazioni corporative, che gestivano una propria vita interna con divinità patronali, feste del gruppo, riunioni e banchetti comuni. In un contesto culturale di società sacrale tutto ciò assumeva un carattere spiccatamente religioso, necessario per capire le allusioni contenute nel testo dell’Apocalisse citato più sotto. Tra le varie divinità adorate a Tiatira primeggiava Apollo Tirimnaio, venerato come il dio del sole, il cui culto al tempo dell’impero romano fu unito a quello imperiale.
 thumbs_eteria_pagina_18_immagine_0001-3L’unica diretta testimonianza neotestamentaria sulla presenza cristiana a Tiatira è data dalla lettera dell’Apocalisse alla Chiesa locale. L’unica diretta testimonianza neotestamentaria sulla presenza cristiana a Tiatira è data dalla lettera dell’Apocalisse alla Chiesa locale nell’ultima decade del I secolo d.C. « All’angelo della Chiesa di Tiatira scrivi: Così parla il Figlio di Dio, Colui che ha gli occhi fiammeggianti come fuoco e i piedi simili a bronzo splendente. Conosco le tue opere, la carità, la fede, il servizio e la costanza e so che le tue ultime opere sono migliori delle prime. Ma ho da rimproverarti che lasci fare a Gezabèle, la donna che si spaccia per profetessa e insegna e seduce i miei servi inducendoli a darsi alla fornicazione e a mangiare carni immolate agli idoli. Io le ho dato tempo per ravvedersi, ma essa non si vuol ravvedere dalla sua dissolutezza. Ebbene, io getterò lei in un letto di dolore e coloro che commettono adulterio con lei in una grande tribolazione, se non si ravvederanno dalle opere che ha loro insegnato.
Ma ho da rimproverarti che lasci fare a Gezabèle, la donna che si spaccia per profetessa e insegna e seduce i miei servi. Colpirò a morte i suoi figli e tutte le Chiese sapranno che io sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere. A voi di Tiatira, invece, che non seguite questa dottrina, che non avete conosciuto le profondità di satana — come le chiamano — non imporrò altri pesi; ma quello che possedete tenetelo saldo fino al mio ritorno. Al vincitore che persevera fino alla fine nelle mie opere, darò autorità sopra le nazioni; le pascolerà con bastone di ferro e le frantumerà come vasi di terracotta, con la stessa autorità che a me fu data dal Padre mio e darò a lui la stella del mattino. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese » (Ap 2,18-29).
 Una parte della comunità, chiaramente una minoranza, sta seguendo l’insegnamento e l’esempio di una profetessa, chiamata simbolicamente Gezabèle  Il cristianesimo dovette arrivare a Tiatira assai presto. Infatti il testo citato rivela una comunità abbastanza consistente, con un commendevole passato fatto di opere di carità e di costante perseveranza e un’esperienza di crescita numerica e qualitativa, infatti le « sue ultime opere sono migliori delle prime » (v. 19). Nondimeno al presente essa è minacciata da un serio pericolo. Una parte della comunità, chiaramente una minoranza, sta seguendo l’insegnamento e l’esempio di una profetessa, chiamata simbolicamente Gezabèle (v. 20). Si tratta senza dubbio di una donna, che occupava regolarmente questa posizione nella Chiesa, ma che era stata irretita dai Nicolaiti e ora propagandava la loro dottrina. Il caso era particolarmente grave a Tiatira, sia a causa della posizione di prestigio della donna, sia perché facilmente l’illuminismo lassista da essa patrocinato consisteva nella tolleranza delle pratiche pagane, religiose e morali, proprie delle espressioni di vita sociale connesse con le associazioni corporative delle varie industrie cittadine.
 La presenza cristiana già attestata a Tiatira dall’Apocalisse non cessò di consolidarsi in epoca successiva al punto che la città agli inizi del III secolo era quasi tutta cristiana. I fedeli sono invitati a rompere senza compromessi i rapporti con tale ambiente socio-religioso, assumendo in modo risoluto tutto il peso di questa decisione (v. 24). La presenza cristiana già attestata a Tiatira dall’Apocalisse non cessò di consolidarsi in epoca successiva al punto che la città agli inizi del III secolo era quasi tutta cristiana, come ci attesta lo scrittore che ha servito da fonte a Epifanio. Nel Panarion questi specifica che i cristiani colà residenti appartenevano alla setta dei frigi o montanisti. Egli ricorda inoltre come — a distanza di 112 anni dalla composizione dell’Apocalisse — la Chiesa di Tiatira si era talmente sviluppata da dar vita a comunità cristiane circonvicine delle quali però non menziona il nome (Panarion, 51,33). L’effettiva attività missionaria di membri della Chiesa di Tiati- ra ci è confermata dagli Atti del martirio di Carpo, Papilo e Agatonice che subirono il martirio a Pergamo sotto MarcoAurelio (161- 180). Dagli Atti apprendiamo che Papilo era originario di Tiatira ed era missionario. È con un certo orgoglio che al proconsole dichiarò d’avere « figli in Dio in tutta la provincia e in tutta la città » (At. 32).
 « Sono cristiano. Non ho nient’altro da aggiungere. D’altra parte non ho niente di più grande e di più bello da dire ».  Ancora al proconsole che lo invitava a sacrificare, Papilo rispose: « Sono cristiano. Non ho nient’altro da aggiungere. D’altra parte non ho niente di più grande e di più bello da dire » (Ivi 34). Al tempo del concilio di Nicea (325) la comunità cristiana ebbe un vescovo nella persona di Sozone. Oltre cent’anni più tardi è il vescovo Fusco a reggerla. Egli figura tra i padri del concilio efesino (431) che si opposero all’iniziativa di Cirillo di iniziare le sessioni sinodali senza attendere l’arrivo dei vescovi orientali guidati da Giovanni di Antiochia. L’ultimo rappresentante (vescovo?) della comunità cristiana di Tiatira che conosciamo è Basilio che intervenne all’atto di riabilitazione di Fozio quale patriarca di Costantinopoli (872). Sappiamo che nel frattempo la città dovette subire le scorrerie dei Goti e degli Arabi. Nel 1425 venne infine annessa all’impero ottomano da Murat II.

NOTE DI VIAGGIO

COME CI SI ARRIVA

Akhisar si trova sulla strada che da İzmir va a Bursa, vicino alla deviazione per Bergama.

Distanze:
da Bergama km 83
da Bursa km 300
da İzmir km 91
da Manisa km 52

Provincia: Manisa
Aeroporto: İzmir

LUOGHI E MONUMENTI INTERESSANTI
Dell’antica città non rimane nulla di veramente interessante se non poche rovine di:
una strada colonnata,
una grande Chiesa bizantina,
un Tempio forse dedicato ad Apollo.