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SARDI oggi SARDES Di questa antica città, che fu capitale della Lidia, e fu resa famosa per le ricchezze del suo re Creso, restano alcune significative rovine, soprattutto dell’epoca ellenistico-romana. Gli scavi e i restauri fatti recentemente danno un senso di grandiosità ai reperti restaurati, inseriti in un paesaggio dolce e melanconico. Merita senz’altro una visita se state passando nella zona, o volete conoscere le Chiese dell’Apocalisse.

Collocata lungo la via regia, che congiungeva Efeso con Susa, nel periodo greco, Sardi appartenne alle città più distinte dell’Asia Minore e fu sede di un conventus iuridicus (sede di giudizio).
 Collocata lungo la via regia, che congiungeva Efeso con Susa, nel periodo greco, Sardi appartenne alle città più distinte dell’Asia Minore  Devastata nel 17 d.C. da un forte terremoto, non si riprese più completamente eppure, in forza della sua collocazione geografica, rimase un nodo commerciale di grande importanza. Questo fatto si rispecchia nella presenza in Sardi di diversi templi (Artemide, Cibele, Giove Lidio, Tiberio…). L’importanza economica di Sardi, in quanto emporio e luogo di transito del commercio tra oriente e occidente, rende anche ragione del perché in essa trovò posto una fiorente comunità giudaica talvolta malvista dall’amministrazione cittadina eppure garantita nei suoi diritti e nelle sue autonomie dal governo romano. Non sappiamo a quale preciso momento del periodo neotestamentario risalga la nascita della comunità cristiana di Sardi.
thumbs_eteria_pagina_32_immagine_0001Il fatto che di essa ne parli solo l’Apocalisse induce a pensare che i primi missionari qui giunti appartenessero alla cerchia delle cosiddette comunità giovannee. Il fatto che di essa ne parli solo l’Apocalisse induce a pensare che i primi missionari fossero della cerchia delle cosiddette comunità giovannee. La lettera inviata alla Chiesa dall’anonimo profeta, pur nella sua brevità, rivela con sufficiente chiarezza la situazione verso la fine del I secolo d.C.: « All’angelo della Chiesa di Sardi scrivi: Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle: Conosco le tue opere; ti si crede vivo e invece sei morto. Svegliati e rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire, perché non ho trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio.
Ricorda dunque come hai accolto la parola, osservala e ravvediti, perché se non sarai vigilante, verrò come un ladro senza che tu sappia in quale ora io verrò da te. Tuttavia a Sardi vi sono alcuni che non hanno macchiato le loro vesti; essi mi scorteranno in vesti bianche, perché ne sono degni. Il vincitore sarà dunque vestito di bianche vesti, non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese » (Ap 3,1-6).  L’insieme dei battezzati ritornò alla vita pagana di prima, sì da far pensare che la comunità fosse ormai quasi morta Come si vede, all’inizio ci fu un’adesione entusiasta al Vangelo (v. 3a), ma in seguito, a eccezione di pochi fedelissimi (v. 4), l’insieme dei battezzati ritornò alla vita pagana di prima, sì da far pensare che la comunità fosse ormai quasi morta (vv. 1b. 2 a). Vi è perciò nello scritto un energico richiamo alla vigilanza, a riprendere e portare a termine con costanza l’impegno assunto nel battesimo (v. 2) per essere preparati quando sopraggiungerà la difficoltà improvvisa (v. 3b) e non trovarsi cancellati dal libro della vita (v. 5b). La lettera prende forma, in parte, dalle memorie storiche di Sardi. Nessuna città dell’Asia Minore ebbe un passato più brillante. Ma essa capitolò, perché la fiducia nella propria forza — e nell’imprendibilità della sua rocca naturalmente protetta — le fece trascurare la vigilanza sul nemico. Così al tempo di Creso, così al tempo di Antioco il Grande. In tal modo la storia della comunità cristiana è una dolorosa replica della storia della città e rivela che il carattere dei suoi abitanti rimane immutato.

thumbs_eteria_pagina_33_immagine_0001Fortunatamente la lettera ottenne l’esito desiderato, perché il cristianesimo sopravvisse e nei secoli successivi il vescovo di Sardi è metropolita della Lidia. Fortunatamente la lettera ottenne l’esito desiderato, perché il cristianesimo sopravvisse e nei secoli successivi il vescovo di Sardi è metropolita della Lidia e sesto in ordine di precedenza fra tutti i vescovi soggetti al Patriarcato di Costantinopoli. Nel secondo secolo Sardi costituì uno dei centri della cosiddetta Cultura Asiatica, ovvero di una cultura cristiana aperta a influssi popolari di origine giudaica e a influssi colti di carattere filosofico (stoicismo) e caratterizzata da un marcato materialismo. I riflessi di questo materialismo teologico sono percepibili in una forte accentuazione della componente umana di Cristo, in un’antropologia che identifica l’uomo creato a immagine di Dio con l’uomo tratto dal fango, con il risultato che alcuni attribuivano a Dio delle fattezze umane (antropomorfismo).
Altri tratti di questa cultura asiatica, diffusa a Sardi e fortemente influenzata dal giudaismo colà residente, sono la credenza in un regno glorioso di Cristo, simile al regno messianico, della durata di mille anni e precedente al giudizio finale. 

thumbs_eteria_pagina_33_immagine_0002Nella storia del cristianesimo primitivo il nome di Sardi è legato in modo indissolubile al vescovo e teologo Melitone.  L’influenza giudaica è altresì rilevabile nell’osservanza quartodecimana della Pasqua, ovvero nella celebrazione di questa festa secondo il calendario ufficiale ebraico che solennizzava il 14° giorno della prima luna di primavera (14 del mese di Nisan). Nella storia del cristianesimo primitivo il nome di Sardi è indissolubilmente legato a quello di un vescovo e teologo che vi risiedette nella seconda metà del II secolo: Melitone. Presumibilmente morto prima del 190, questo « continente vivente tutto nello Spirito » (Eusebio, H.E., V, 24, 2-8), con quel poco che ci rimane dei suoi scritti ci permette di aprire uno spiraglio nella vita della Chiesa di Sardi in questo tempo. Il quadro che ne deriva è quello di una comunità in posizione di aperto confronto e di critica rispetto al gruppo giudaico.
 In rapporto all’impero romano l’atteggiamento di Melitone sottolinea i legami tra impero e cristianesimo rilevando che il benessere del primo è connesso con la nascita e lo sviluppo del secondo.  L’omelia sulla Pasqua che Melitone tenne a Sardi e che ci è tramandata costituisce uno dei rari esempi di predicazione nel secolo II e rileva appunto questo superamento critico nei confronti del giudaismo [1]. In rapporto all’impero romano l’atteggiamento diMelitone si profila diverso. Volendo ottenere tolleranza per la Chiesa, oggetto di persecuzione, il vescovo indirizza all’imperatore Marco Aurelio un’Apologia sottolineando i legami tra impero e cristianesimo e rilevando che il benessere del primo è connesso con la nascita e lo sviluppo del secondo [2]. A parte queste informazioni, apprendiamo che al tempo di Melitone la comunità cristiana di Sardi dovette confrontarsi con problemi di carattere ecclesiologico, come lasciano intendere i due trattati di Melitone Sulla Chiesa e Sulla profezia dei quali conosciamo soltanto il titolo. È naturale ritenere che il movimento della nuova profezia (montanismo), sorto nella non lontana Frigia nella seconda metà del II secolo, con i suoi caratteri di entusiasmo, di fervore, di estasi e di glossolalia abbia interessato anche la Chiesa di Sardi. Con la scomparsa di Melitone che apprendiamo essere stato sepolto a Sardi, le notizie su questa comunità si fanno sempre più rare.
 thumbs_eteria_pagina_39_immagine_0002Sotto il vescovo Maiano sappiamo che in Sardi insorsero disordini e violenze tra i cristiani.  Ci è riferito soltanto il nome di alcuni suoi vescovi. Primo fra costoro è Artemidoro che figura tra i padri del concilio di Nicea (325). Un ventennio più tardi (345-346) a Sardi nacque Eunapio, retore neoplatonico e medico pagano che prese posizione contro il monachesimo e, più generalmente, contro il cristianesimo, come risulta dai frammenti conservatici. Vivendo Eunapio a Sardi, si può dedurre che in questa città il paganesimo godesse ancora di una certa forza. Sotto il vescovoMaiano (431) sappiamo che in Sardi insorsero disordini e violenze tra i cristiani che ancora sostenevano la prassi pasquale quartodecimana e quanti le erano contrari. La serie di vescovi continua con Florenzio, presente al Latrocinio efesino (449) e con Aiterio (450) e si conclude per noi con Giuliano (553). A parte queste informazioni la comunità cristiana di Sardi progressivamente scompare ai nostri occhi.

NOTE DI VIAGGIO

COME CI SI ARRIVA
Sulla E23, a un centinaio di km da İzmir verso Uşak, sulla destra c’è la deviazione di 1 km che porta alle rovine di Sardi.

Distanze:
da İzmir km 91
da Uşak km 136

Provincia: Manisa
Aeroporto: İzmir

LUOGHI E MONUMENTI INTERESSANTI
* Tempio di Artemide, ricostruito sui resti del tempio lidio; restano solo 8 colonne ioniche e il pronao. Nel suo perimetro una piccola ma ben conservata Chiesa bizantina: un richiamo al passaggio, non sempre pacifico dal mondo pagano a quello cristiano.
La Sinagoga, recentemente restaurata, è molto suggestiva per il buon stato di conservazione; risulta costruita su una più antica basilica romana.
Il Ginnasio, dell’epoca dei Severi (193- 235). Si può ammirare la ricostruzione sino all’altezza del secondo piano della facciata, con il suo suggestivo portico e gallerie.

FONTI STORICHE

LA PASQUA: MISTERO VECCHIO E NUOVO
Il brano dell’Esodo degli Ebrei è stato letto e le parole del mistero sono state spiegate:
come la pecora viene immolata
e come il popolo viene salvato
(e come il Faraone è flagellato a causa del mistero).
Ora, dilettissimi, dovete comprendere come
nuovo e antico,
eterno e temporaneo,
perituro e imperituro,
mortale e immortale
è il mistero della Pasqua.
…….
Egli (Cristo), infatti, condotto come agnello
e immolato come pecora,
ci ha riscattati dal vassallaggio del mondo
come dalla terra d’Egitto;
ci ha sciolti dalla schiavitù del demonio
come dalla mano del Faraone;
ha contrassegnate le nostre anime
con il sigillo del proprio Spirito
e le membra del nostro corpo con il sigillo del proprio sangue.
Egli è colui che ha ricoperto di vergogna la morte,
che ha gettato nel lutto il diavolo,
come Mosè il Faraone.
Egli è colui che ha colpito l’iniquità,
che ha privato l’ingiustizia di discendenza,
come Mosè il Faraone.
Egli è colui che ci ha fatti passare
dalla schiavitù alla libertà
dalle tenebre alla luce,
dalla morte alla vita,
dalla tirannide al regno eterno,
facendo di noi un sacerdozio
nuovo, un popolo eletto in eterno
Egli è la Pasqua della nostra salvezza.
Egli è colui che molto ebbe a sopportare nella persona di molti.
Egli è colui che fu
ucciso nella persona di Abele,
legato in Isacco,
venduto in Giuseppe,
esposto in Mosè,
immolato nell’agnello,
perseguitato in David,
vilipeso nei profeti.
Questi è colui
che si incarnò nella Vergine,
che fu appeso al legno,
che fu sepolto nella terra,
che risorse dai morti
che fu assunto nelle altezze dei cieli.
Questi è l’agnello senza voce.
Questi è l’agnello trucidato.
Questi è colui che fu partorito da Maria, la buona agnella.
Questi è colui che dal gregge fu prelevato,
e al macello trascinato,
e di sera fu immolato
e di notte seppellito;
colui che sul legno non fu spezzato,
che in terra non andò dissolto,
che dai morti è risuscitato
e ha risollevato l’uomo dal profondo della tomba.
Israele ha rigettato il suo Dio
Egli dunque è messo a morte.
E dove è messo a morte?
Nel bel mezzo di Gerusalemme.
E per quale motivo?
Perché egli aveva guarito i loro zoppi,
aveva ridato la vista ai loro ciechi
e aveva risuscitato i loro morti.
Ecco perché egli ha patito.
Il Signore, avendo rivestito l’uomo,
avendo patito per colui che pativa
ed essendo stato legato per colui che era incatenato
e giudicato per colui che era condannato
e sepolto per colui che giaceva nella tomba,
risorse dai morti e fece udire la sua voce
gridando:
Chi vuole stare in giudizio contro di me?
Che si faccia avanti!
Sono io che ho liberato il condannato;
sono io che ho reso la vita al morto;
sono io che faccio risuscitare chi era
sepolto.
Chi è il mio contraddittore?
Sono io – dice – il Cristo.
Sono io che ho distrutto la morte,
che ho trionfato del nemico,
che ho calpestato l’Ade,
che ho legato il forte,
che ho rapito l’uomo verso le sommità dei cieli.
Sono io – dice – il Cristo…
…lui (Cristo), mediante il quale il Padre sempre
ha operato dall’origine e per tutti i secoli.
Egli è l’Alfa e l’Omega.
Egli è il principio e la fine:
principio inenarrabile e fine incomprensibile.
Egli è il Cristo.
Egli è il Re.
Egli è Gesù:
lo stratega,
il Signore,
colui che è risuscitato dai morti,
colui che è assiso alla destra del Padre.
Egli porta il Padre
ed è portato dal Padre:
a lui la gloria e la potenza nei secoli. Amen.
Pace a colui che ha scritto
e a chi legge
e a coloro che amano il Signore in semplicità di cuore.
(Melitone di Sardi, Omelia sulla Pasqua, trad. di R. Cantalamessa, Roma 1972)

ALL’IMPERATORE MARCO AURELIO IN DIFESA DEI CRISTIANI
Nel libro indirizzato all’imperatore, egli [Melitone] narra le cose che sotto il di lui regno furono perpetrate contro di noi: « Cosa senza precedenti, ora il popolo di coloro che adorano Dio viene perseguitato e scacciato in Asia, in seguito a nuovi editti. Psicofanti senza ritegno, avidi di beni altrui, prendendo pretesto da questi decreti, rubano apertamente e spogliano di notte e di giorno persone che non hanno commesso nulla di male ». E più oltre dice: « Che se ciò avviene su tuo ordine, sta bene. Un imperatore giusto non comanderebbe infatti mai alcunché d’ingiusto e anche noi abbracciamo volentieri come un privilegio una simile morte. Questa sola petizione ti presentiamo, che cioè tu conosca anzitutto di persona chi sono coloro che subiscono una tale ostilità e possa giudicare con giustizia se essi sono degni di morte e di castigo o invece meritano di essere risparmiati e lasciati in pace. Ma se questa decisione e il nuovo editto – che sarebbe sproporzionato anche se rivolto a dei nemici barbari – non vengono da te, allora tanto più ti chiediamo di non abbandonarci a un tale brigantaggio popolare ». E prosegue poi dicendo: « La nostra filosofia in effetti fiorì dapprima tra i barbari; si è diffusa tra le nazioni a te soggette sotto il grande principato diAugusto tuo antenato, ed è divenuta di buon auspicio in modo particolare per il tuo regno. Da allora infatti la potenza dei romani è divenuta sempre più grande e gloriosa. Di essa tu sei e resterai l’erede benvoluto, insieme con il tuo figlio, per proteggere questa filosofìa nata con Augusto e cresciuta di pari passo con l’impero, che anche i tuoi predecessori onorarono accanto alle altre origini. Il miglior indice della sua bontà è che la nostra dottrina è fiorita parallelamente al felice inizio dell’impero e che nessuna calamità è capitata dal tempo del principato diAugusto, ma che al contrario tutto si è svolto nel modo più fulgido e glorioso secondo i desideri di tutti. Soli tra tutti Nerone e Domiziano, istigati da alcuni maligni, decisero di porre sotto accusa la nostra dottrina. Dopo di essi, per una stolta abitudine, è accaduto che si siano moltiplicate le false denunzie contro di noi. I tuoi pii predecessori però rettificarono la loro ignoranza, colpendo ripetutamente per iscritto molti che avevano osato innovare intorno a questa questione. Tra l’altro risulta che il tuo nonno Adriano scrisse a molte e diverse persone e a Fundano proconsole che governava l’Asia. Tuo padre poi, al tempo in cui eri reggente insieme con lui in tutti gli affari, scrisse alle città di non modificare nulla nei nostri riguardi. Scrisse tra gli altri a quelli di Larissa, di Tessalonica, agliAteniesi e a tutti i Greci. Tanto più, quindi, abbiamo fiducia che farai ciò di cui ti preghiamo, tu che hai intorno ai cristiani la stessa opinione di quelli e anzi molto più ispirata all’umanità e alla filosofia ».
(Melitone di Sardi, Apologia, in H.E., IV, 26, 5-11 di Eusebio di Cesarea, trad. di G. Del Ton, Roma 1963)