09 – AMASTRI (p67)

SESAMOS oggi AMASRA SitAmastriuata su una pittoresca penisola sul Mar Nero, l’attuale Amasra è un piccolo e attrezzato luogo di villeggiatura estiva. Conserva oggi un suo fascino non solo come centro balneare, ma anche per la sua antica storia di cui si conservano ancora poche testimonianze, soprattutto di epoca bizantina.

Chiamata originariamente Sesamos, questa città assunse in seguito il nome di Amastri, dall’omonima reggente di Eraclea e nipote del re persiano Dario III che la rifondò intorno al 300 a.C.
Venne visitata da Plinio il Giovane che in una lettera all’imperatore descrive Amastri come una città elegante e graziosa.Nei primi anni del II secolo d.C. la città apparteneva alla provincia di Bitinia e del Ponto. Come tale venne visitata dal legato Plinio il Giovane che in una lettera all’imperatore descrive Amastri come una città elegante e graziosa, dotata tra l’altro, di una piazza magnifica e assai vasta. Eppure Plinio lamenta che al margine di essa scorra una cloaca scoperta, insalubre e maleodorante e richiede all’imperatore l’autorizzazione di coprirla (Lettera 98). La risposta di Traiano fu affermativa. Plinio, comunque, doveva reperire il denaro per compiere questo lavoro (Lettera 99).  Aquesta piazza accenna anche lo scrittore pagano Luciano di Samosata (125-200 d.C. ca.). Nella sua opera Toxari egli ricorda il furto perpetrato nella sua stanza d’albergo mentre con l’amico Sisinna stava passeggiando nella piazza di Amastri. A questa situazione d’inattesa penuria rimediò Sisinna che accettando di sfidare un gladiatore nel teatro cittadino e avendolo sopraffatto, ottenne il premio di 10.000 dracme (Toxari, 43). Intorno agli inizi del cristianesimo ad Amastri la tradizione si richiama all’apostolo Andrea.
thumbs_prova_pagina_12_immagine_0001Di questo teatro come anche della necropoli e delle terme sono visibili dei resti. Intorno agli inizi del cristianesimo ad Amastri la tradizione si richiama all’apostolo Andrea ritenuto l’evangelizzatore del Ponto.
La presenza cristiana nella città è confermata da Plinio il quale proprio da Amastri scrisse all’imperatore Traiano (111 ca.) informandolo della vasta diffusione della superstitio cristiana e chiedendo indicazioni circa il modo di procedere nei confronti dei cristiani[1-2].
Una cinquantina d’anni più tardi, lo scrittore Luciano di Samosata confermerà l’impressione di Plinio rilevando che tutto il paese (Ponto) è pieno di atei e di cristiani (Alessandro, 25,28). In effetti, al tempo degli imperatori Marco Aurelio (161-180) e Commodo (180-192) nella regione esistevano già parecchie Chiese il cui metropolita risiedeva ad Amastri.Plinio scrive all’imperatore sui cristiani e Luciano di Samosata confermerà l’impressione di Plinio rilevando che « tutto il paese (Ponto) è pieno di atei edi cristiani ».
È appunto in questa città che intorno al 190 si svolse un sinodo di vescovi del Ponto, presieduto dal vescovo locale Palmas (Eusebio, H.E., V,23,3). Oggetto dell’incontro fu la questione sulla festa di Pasqua che i vescovi del Ponto — concordemente all’orientamento romano — affermarono doversi celebrare di domenica (Eusebio, H.E., V,23,2). Lo storico Eusebio ci informa anche di una lettera che Dionigi vescovo di Corinto (seconda metà del II secolo) scrisse alla Chiesa di Amastri e ad altre comunità del Ponto, offrendo avvertimenti intorno al matrimonio e alla continenza e suggerendo un atteggiamento mite nei confronti di quanti si convertivano da ogni genere di peccato, persino dall’eresia (Eusebio, H.E., V,23,6).
Questo invito alla mitezza espresso da Dionigi non trovò l’approvazione di papa Sotero che lo biasimò. Il nome di Amastri emerge anche per aver dato i natali a San Sergio Magistro e all’imperatrice Teodora, che prese posizione a favore del culto delle immagini.
thumbs_prova_pagina_15_immagine_0001In rapporto alla storia dei martiri il nome di Amastri è legato a quello di Giacinto che vi nacque forse nel IV secolo. La data del suo martirio rimane imprecisata. Le ragioni della sua morte si possono invece riscontrare nell’opposizione al paganesimo espressa da Giacinto nello sradicamento di un albero ritenuto « sacro ». Tale atto di disprezzo suscitò forti reazioni che portarono al suo arresto e alla successiva condanna. Al concilio di Nicea la Chiesa di Amastri, rappresentata dal vescovo Eupsichio, figura tra le Chiesa della Paflagonia. Su richiesta del suo vescovo taumaturgo Giorgio († 802/807), essa ottenne l’elevazione ad arcivescovato indipendente (autocefalo).
Ancora in quegli anni il nome di Amastri emerge per aver dato i natali a san Sergio Magistro e all’imperatrice Teodora che prese posizione a favore del culto delle immagini.

NOTE DI VIAGGIO

COME CI SI ARRIVA

Si trova sulla strada che costeggia le sponde del Mar Nero proveniente da İstanbul, a un’ottantina di km dal suo capoluogo di provincia, Zonguldak.

Distanze:
da Ankara km 327
da Zonguldak km 82
da İstanbul km 418

Provincia: Zonguldak
Aeroporto: Ankara

LUOGHI E MONUMENTI INTERESSANTI
Il Castello fortificato, costruito dai bizantini e ristrutturato poi dai genovesi nel XIV sec. Nel suo interno si possono ancora osservare cisterne, acquedotti e due antiche chiese, una delle quali venne trasformate in moschea.
La Fatih Camii, un’antica chiesa bizantina convertita in moschea in epoca ottomana.
Il locale museo.

FONTI STORICHE

DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO E PERSECUZIONE. PROBLEMI GIURIDICI

Caio Plinio a Traiano imperatore. È mia consuetudine, mio signore, informarti di tutto ciò che di dubbio mi si presenta. E, infatti, chi può meglio di te sostenere la mia esitazione o istruire la mia ignoranza?
Non ho mai assistito a processi contro i cristiani. Perciò ignoro se sia costume, e fino a che punto, punire o investigare in questi casi. Né fu piccola la mia esitazione: si deve far distinzione di anni? Si deve riservar uguale trattamento ai ragazzi in tenera età e ad adulti robusti? Si può perdonare a chi si pente? Oppure non serve a chi è stato cristiano cessare di esserlo? Infine: si deve punire il nome stesso (di cristiano) anche quando nessun crimine lo accompagna, o solo i crimini che possono a questo nome esser congiunti? Frattanto verso coloro che mi sono stati deferiti come cristiani mi sono comportato in questo modo: li interrogai chiedendo se fossero cristiani.
Quelli che confessavano di esserlo li interrogavo una seconda e una terza volta, minacciando il supplizio. Quelli che persistevano nella loro confessione comandavo che fossero condotti alla morte. Su questo non avevo dubbi: fosse ciò che fosse quello che confessavano, la pertinacia e l’inflessibile ostinazione dovevano essere punite.
Altri, affetti da simile follia, che dichiararono di essere cittadini romani, ordinai che fossero mandati a Roma. Poi, ai margini del processo, come avviene di solito, a complicare la causa si presentarono molti casi particolari. Mi fu presentato un memoriale, senza firma, con una lunga lista di nomi. Quelli che negavano d’essere o d’essere stati cristiani e lo provavano invocando, con una formula da me proposta, gli dèi e offrendo incenso e vino alla tua statua, che per l’occasione avevo fatto portare in tribunale con le statue degli dèi, e, infine, maledicendo Cristo – cosa che, dicono tutti, nessuno riuscirebbe a far fare a un vero cristiano – ritenni dovessero essere messi in libertà.Altri, indicati nell’elenco, dissero d’essere cristiani, ma poi lo negarono immediatamente: lo erano stati, ma ora non lo erano pıù, chi da tre anni, chi da molto di più, chi da vent’anni addirittura.Anche tutti questi venerarono la tua immagine e le statue degli dèi e maledissero il nome di Cristo. Dunque, affermavano costoro che il massimo del loro crimine o del loro errore si riduceva a questo: erano essi soliti, in un giorno stabilito, riunirsi all’alba e cantare, alternando fra i loro cori un inno a Cristo come a Dio, obbligandosi, con solenne giuramento, a non compiere crimine alcuno, a non commettere furti, latrocini e adulteri, a non venir meno alla parola data, a non negare depositi a essi affidati. Dopo di ciò, usavano separarsi e riunirsi nuovamente per consumare del cibo, ordinario, tuttavia, e inoffensivo; e anche questo avevano smesso di fare dopo il mio editto che, secondo i tuoi ordini, vietava le riunioni segrete (heteriae).Mi parve allora necessario appurare che cosa ci fosse di vero in tutte queste chiacchiere e feci mettere al tormento due schiave, che dicevano d’essere ministre (diaconesse).Altro non trovai che una  superstizione perversa e senza misura.
Perciò, rinviato il processo, mi parve proprio il caso di consultarti; tenendo conto soprattutto del gran numero degli accusati. E infatti sono molti, di ogni età e condizione, uomini e donne, a essere chiamati in giudizio e lo saranno in seguito. Ed è che il contagio di questa superstizione ha invaso non solo le città, ma anche i villaggi e le campagne. Credo, tuttavia, che si possa a tutto questo porre un freno e rimediare. Certo è che – come si può constatare – i templi, una volta desolati, sono tornati a riempirsi e le sacre solennità, da lungo tempo interrotte, nuovamente si celebrano, e la carne delle vittime, che non trovava ormai che qualche rarissimo compratore,trova ora un ottimo mercato. Da questo si può facilmente opinare che un gran numero di gente possa essere emendata, solo col dare una qualche possibilità di pentimento.
(Lettere di Plinio a Traiano, X, 96, in Atti dei martiri, vol I., a cura di C. Allegro, Roma 1974)

RISPOSTA DI TRAIANO SUI CRISTIANI
Traiano a Plinio. Hai fatto quanto dovevi, Secondo mio, nello sbrigare le cause dei cristiani a te denunciati. Effettivamente, non si può stabilire una norma generale, che possa tenersi come una forma fissa. Non devono essere ricercati: se sono denunciati e confessano, devono essere puniti, di modo che, tuttavia, chi neghi d’essere cristiano e lo provi coi fatti, cioè rendendo culto ai nostri dèi, anche se si sospetta che lo sia stato nel passato, deve, col suo pentimento, ottenere il perdono.
I memoriali presentati senza firma non devono ammettersi in nessun genere d’accusa, perché si tratta di qualcosa che può essere di pessimo esempio ed è inoltre indegna del nostro tempo.
(Plinio, Ep., X, 97, ibidem)