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PERGAMO oggi BERGAMA Ciò che PergamoPergamo può offrire è molto interessante. L’insieme delle rovine rimaste, soprattutto sull’acropoli, possono davvero dare l’idea del suo splendore antico.Troverete due zone archeologiche distinte e ugualmente da non perdere: l’acropoli, come detto, con i monumenti classici della città greco-romana: teatro, templi, agorà, biblioteca, ecc. e l’asclepeion, zona culturale e di cura per numerose malattie con interessanti resti. Ma anche la cittadina di Bergama, animata e caratteristica, vi può offrire non solo un paio di musei e le rovine di una basilica bizantina, ma anche negozietti di artigianato locale con i famosi tappeti e manufatti in rame.

La città ebbe prima dell’era cristiana un glorioso passato, soprattutto durante il regno degli Attalidi (282-133 a.C.) la cui accorta politica portò Pergamo a un invidiabile benessere economico e ne fece un prestigioso centro culturale. Gli edifici pubblici collocati a terrazze sulle pendici di un monte culminavano nell’Acropoli, arricchita da fortificazioni e da templi.
 Plinio il Vecchio attribuisce al re Eumene II la scoperta della cosiddetta pergamena quale materiale scrittorio.  Plinio il Vecchio (Nat. hist., XIII, 11) attribuisce al re Eumene II la scoperta della cosiddetta pergamena quale materiale scrittorio. È, in effetti, risaputo che la famosa biblioteca situata nell’Acropoli era seconda soltanto a quella diAlessandria.

thumbs_eteria_pagina_39_immagine_0001-1Al tempo di Nerone e di Vespasiano la città divenne il centro provinciale del culto imperiale. Templi vennero eretti a Traiano, alla dea Faustina, moglie di Marco Aurelio, ad Adriano e anche all’imperatore Caracalla che nel 214 soggiornò a Pergamo per cure mediche [1]. Assai noto era il tempio di Atena Polias, protettrice della città, ma ancor più rinomato era il tempio eretto in onore di Zeus Sotèr (Giove Salvatore), il cui altare costituiva un rettangolo di 36, 44 x 34, 20 mt, con un’altezza di 12 mt. L’impressione che suscitava rende ragione del perché quest’opera fu annoverata tra le meraviglie del mondo antico.
 Il tempio eretto in onore di Zeus Sotèr, il cui altare costituiva un rettangolo, fu annoverata tra le meraviglie del mondo. Nella piana della città era sito il tempio e un vasto complesso in onore di Asclepio. Questo centro cultuale-terapeutico attirava gente da tutto l’impero e costituiva una delle fonti primarie del benessere economico di Pergamo. La presenza di questo e di numerosi altri templi sparsi per la città giustifica il convincimento che Pergamo costituisse una città di vive tradizioni religiose. Il cristianesimo giunse a Pergamo forse per lo zelo spontaneo di cittadini convertiti, in occasione di loro viaggi e soggiorni a Efeso, dell’apostolo Giovanni o dei suoi discepoli. Ciò sembra confermato dal silenzio su eventuali rapporti di Paolo con questa Chiesa e, viceversa, dalla lettera dell’Apocalisse a essa indirizzata.
thumbs_eteria_pagina_40_immagine_0001-1«All’angelo della Chiesa di Pergamo scrivi: Così parla Colui che ha la spada affilata a due tagli: So che abiti dove satana ha i1 suo trono; tuttavia tu tieni saldo il mio nome e non hai rinnegato la mia fede neppure al tempo in cuiAntipa, il mio fedele testimone, fu messo a morte nella vostra città, dimora di satana.« All’angelo della Chiesa di Pergamo scrivi: Così parla Colui che ha la spada affilata a due tagli: so che abiti dove satana ha il suo trono. Ma ho da rimproverarti alcune cose: hai presso di te seguaci della dottrina di Balaàm, il quale insegnava a Balak a provocare la caduta dei figli d’Israele, spingendoli a mangiare carni immolate agli idoli e ad abbandonarsi alla fornicazione. Così pure hai di quelli che seguono la dottrina dei Nicolaiti. Ravvediti dunque; altrimenti verrò presto da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all’infuori di chi la riceve » (Ap 2,12-17).
L’autore dimostra di conoscere assai bene la storia e la situazione culturale della città. La comunità « abita dove satana ha il suo trono », nella città che è dimora di satana (v. 13); perciò essa si trovò necessariamente impegnata in un deciso confronto con il locale culto imperiale.  La comunità si trovò impegnata in un deciso confronto con il locale culto imperiale. Dallo scritto risulta che la Chiesa rimase saldamente attaccata al nome di Cristo, il Kyrios, e non volle riconoscere questo titolo all’imperatore, cosa che la portò presto all’esperienza del martirio. Il caso citato diAntipa, che fu il primo martire d’Asia da noi conosciuto, forse fu solo il più illustre, ed è portato ormai come modello di comportamento cristiano in quel difficile ambiente socio-culturale. L’autore incoraggia i fedeli a continuare in questa condotta. Perciò al potere imperiale, che esercitava lo ius gladii, oppone la spada a doppio taglio di Cristo (v. 12), l’unico potere, che il cristiano deve servire.
 La persecuzione anticristiana portò all’arresto e alla condanna di Carpo e Papilo che vennero martirizzati nell’anfiteatro.  Tuttavia viene lamentata all’interno della comunità, la presenza attiva dei Nicolaiti sostenitori di una concezione libertina della vita (vv. 14-15). Non pare però che essi avessero presso i fedeli un tale ascolto da destare serie preoccupazioni, perché la minaccia che vien fatta, è rivolta esclusivamente contro costoro (v. 16). Comunque la Chiesa è invitata a fare ogni sforzo per estirpare dal proprio seno questo pericolo mortale (v. 16). Secondo una tradizione testimoniataci dalle Costituzioni Apostoliche (VII,46), l’apostolo Giovanni avrebbe costituito vescovo di Pergamo quel Caio a cui indirizzò la sua 3ªLettera. A parte questa sporadica informazione, non abbiamo molte notizie intorno alla Chiesa di Pergamo alla fine del I secolo e agli inizi del II.

thumbs_eteria_pagina_45_immagine_0001Sappiamo invece che la comunità cristiana ebbe ad affrontare momenti difficili sotto l’imperatore Marco Aurelio (161- 180). La persecuzione anticristiana allora in atto, portò all’arresto e alla condanna di Carpo e Papilo che vennero martirizzati nell’anfiteatro. Dagli Atti del martirio in nostro possesso si desume che Papilo, originario di Tiatira, era un missionario itinerante, mentre Carpo apparteneva al ceto colto della città [2]. Tra i martiri nativi di Pergamo va considerato ancheAttalo presentato negli Atti del martirio di Potino e degli altri cristiani di Lione, come oriundo di Pergamo (Atti, V). Essendo cittadino romano Attalo non seguì subito la sorte dei suoi compagni. Fu soltanto in seguito che egli, assieme adAlessandro, un medico originario della Frigia, venne sottoposto alla tortura nell’anfiteatro e successivamente decapitato. In questi anni a Pergamo fiorì una scuola
 A Pergamo fiorì una scuola medica che trovò nel medico Galeno, originario della città il suo massimo esponente.  medica che trovò nel medico Galeno, originario della città (129?-199 d.C.) il suo massimo esponente. Galeno, superando i limiti delle specializzazioni vigenti nella sua epoca, cercò d’abbracciare l’intero campo della medicina. Nel suo eclettismo egli gettò le basi per la moderna concezione di una scientia aeterna che raccoglie il consenso di tutti. A noi egli interessa per la testimonianza offerta sui cristiani ai quali contesta una fede cieca e indimostrabile [3]. Non v’è certo da meravigliarsi che in un centro di forti tradizioni culturali e religiose quale Pergamo il cristianesimo abbia trovato sempre forti difficoltà anche nel periodo postpersecutorio. Sappiamo che qui fu fondata da Edesio, discepolo di Giamblico, una scuola filosofica alla quale appartenne anche l’imperatore Giuliano l’Apostata che con la sua ascesa alla guida dell’impero (360), fece di questo centro culturale pagano un punto di forza contro la religione cristiana.
thumbs_eteria_pagina_45_immagine_0002 Occorre ricordare che proprio in Pergamo il paganesimo non cessò mai di esistere del tutto  Nell’elenco dei vescovi di Pergamo che conosciamo, va ricordato Eusebio che comparve al sinodo di Sardica del 343 nel quale si giunse alla prima grande rottura tra l’Occidente filoniceno e l’Oriente in prevalenza antiniceno. Nel VI secolo la comunità cristiana di Pergamo appare coinvolta nella disputa monofisita e anzi, nel 542, uno dei suoi vescovi, Giovanni, aderì al monofisismo. Accanto alle dispute intraecclesiali che coinvolsero questa Chiesa, occorre ricordare che proprio in Pergamo il paganesimo non cessò mai di esistere del tutto. Ce ne offre una significativa testimonianza il famoso retore pagano Pamprepio che esiliato da Costantinopoli nel 477, trovò riparo—e non senza ragione—proprio qui.

NOTE DI VIAGGIO

COME CI SI ARRIVA
Bergama si trova a soli 7 km dalla E24 che unisce Smirne con Gerapoli. L’Acropoli e l’Asclepeion sono qualche km a nord della attuale città. Dopo questa notizia non ci rimane altra informazione al di fuori del nome di due vescovi che ressero la Chiesa di Faselide: Frontone (451) e Aristodemo (458). L’Acropoli e l’Asclepeion sono fuori di qualche km dalla città moderna.

Distanze:
da Akhisar km 81
da Çanakkale km 240
da İzmir km 106

Provincia: İzmir
Aeroporto: İzmir

LUOGHI E MONUMENTI INTERESSANTI
** L’Acropoli ove troviamo:
** il Teatro, capace di 10.000 posti, ha una straordimaria altezza. Appoggiato alla collina, come era il costume ellinistico, dalle sue gradinate si domina la pianura circostante.
* Il Tempio di Traiano, tempio corinzio, fu eretto dall’imperatore Adriano (117- 138). Sono in corso opere di restauro e perciò presenta alcuni aspetti interessanti.
Il Tempio di Atena Polias.
Il Ginnasio.
La Biblioteca.
L’altare di Zeus Soter.
** Asklepeion ove troviamo:
un centro di cura per malattie, unico nel mondo antico.
* Il Tempio di Asklepio, di forma circolare, costruito nel 150 d.C. Non rimangono che poche vestigia.
Il Tempio di Teresforo. Vi si accede per un interessante tunnel in pietra, una volta ricoperta di marmo. Era di forma circolare. Restano poche vestigia.
Il Teatro, molto più piccolo di quello dell’acropoli. È stato recentemente restaurato.
I Propilei.
La Biblioteca.

FONTI STORICHE

CARACALLA A PERGAMO E A TROIA (214 D.C.)
Dopo aver preso questi provvedimenti, e aver sistemato gli affari delle singole città come gli sembrava opportuno, si affrettò a Pergamo, nella provincia d’Asia, per farsi curare dal dio Asclepio. Ivi giunto, si riempì di sogni finché ne ebbe voglia; quindi si recò a Ilio. Visitò tutti i resti dell’antica città, nonché la tomba diAchille; questa onorò splendidamente con ghirlande di fiori, e si diede, secondo il solito sistema, a imitare Achille. Poiché aveva bisogno anche di un Patroclo, approfittò del fatto che il suo liberto Festo, da lui prediletto, e sopraintendente dell’archivio imperiale, morì mentre era a Ilio: alcuni insinuarono appunto che fosse stato avvele- FONTI STORICHE 445 nato, per essere sepolto come Patroclo; altri pensavano che fosse morto di malattia. Ordinò dunque di elevare un gran rogo, e di trasportarvi la salma, ponendola nel mezzo; quindi sacrificò vittime di ogni genere, e accese il fuoco. Fece poi libagioni con un’anfora, in onore dei venti; e suscitò grande ilarità, poiché voleva gettare tra le fiamme la sua chioma, essendo quasi completamente calvo; riuscì comunque a tagliarsi i pochi capelli che aveva.
(Erodiano d’Asia, 180-250 ca., Storia dell’impero romano, trad. di F. Cassola, 1968)ATTI DEL MARTIRIO DI CARPO, PAPILO E AGATONICE, MARTIRIZZATI A PERGAMO SOTTO MARCO AURELIO (161-180) O SOTTO DECIO (250)
Durante il soggiorno del proconsole dell’Asia a Pergamo furono condotti davanti al suo tribunale Carpo e Papilo, martiri di Cristo. II proconsole si siede e dà inizio all’interrogatorio: « II tuo nome? ». « II mio primo nome è Cristiano; ma se vuoi conoscere quello che ho nel mondo, io mi chiamo Carpo ». Proconsole: « Suppongo che tu conosca i decreti degli imperatori sull’obbligo di venerare gli dèi, signori dell’universo. Avvicinati e sacrifica ». Carpo: « Io sono cristiano e adoro il Figlio di Dio, che, in questi anni, è venuto sulla terra per salvarci e ci ha liberati dalla trappola del diavolo. Perciò non sacrifico agli idoli. Fa’ di me ciò che vuoi: io non posso sacrificare a codesti sacrileghi simulacri del demonio, giacché coloro che a essi sacrificano si rendono a essi somiglianti. Come infatti coloro che adorano Dio in spirito e verità si rendono somiglianti al Dio della gloria, acquistano la sua immortalità e per mezzo del Verbo partecipano alla vita eterna, così quelli che adorano codesti simulacri si rendono vani come il diavolo e degni della sua compagnia all’inferno. È ad essi giustamente un uguale castigo». Il proconsole, irritato, allora disse: « Sacrifica e non dire stupidaggini ». Carpo ribattè sorridendo: « Agli dèi che non hanno fatto né il cielo né la terra? ». Proconsole: « Sacrifica: è un ordine dell’imperatore ». « I vivi non sacrificano ai morti » obiettò Carpo. « Gli dèi ti sembrano morti? » chiese il proconsole. « Vuoi ascoltarmi? » disse Carpo. « Questi dèi non furono nemmeno uomini per poter morire. Allora, vuoi sapere come questo sia vero? Smetti d’adorarli e ti convincerai che non sono nulla; cioè, sono fatti di materiale terreno, che il tempo corrompe. Il nostro Dio, invece, atemporale e creatore del tempo, è incorruttibile ed eterno: Egli, rimanendo sempre se stesso, non subisce aumento o calo. I vostri dèi sono stati costruiti dagli uomini e, come ti ho detto, il tempo li distrugge. Che poi emettano oracoli e ingannino gli uomini, non me ne meraviglio. Fin dall’inizio, in fatti, il diavolo, caduto dalla sommità della sua gloria, per la malvagità che gli è propria, cerca di annullare l’amore che Dio ha per l’uomo e, scacciato dai santi, si fa loro avversario, muove a essi guerra e preannuncia ciò che farà ai suoi seguaci. Allo stesso modo, essendo più vecchio di noi, prevede quello che ogni giorno ci accade e così gli è facile predire il male che perpetra contro di noi. Inoltre, a lui, per sentenza divina, spetta conoscere il male e – nella misura che Dio glielo permette – tenta gli uomini e cerca di distrarli dalla pietà. Credimi, proconsole, ti trovi in grave errore ». Il proconsole disse: « Per averti lasciato parlare, hai accumulato una quantità di stupidaggini e hai finito coll’oltraggiare gli dèi e gli imperatori. Ora basta, la cosa non vada oltre. Sacrifichi o che dici? ». Carpo disse: « Impossibile; non ho mai sacrificato ». Subito il proconsole lo fece sospendere e lo scorticarono con unghie di ferro. « Sono cristiano », gridava Carpo nel tormento, finché, svenendo al culmine della sofferenza, non poté più parlare. Lasciato Carpo, il proconsole si volse a Papilo: « Sei senatore? » gli chiese. « Sono un semplice cittadino », rispose Papilo. Il proconsole chiese: « Di che città? ». « Di Tiatira », rispose Papilo. Il proconsole gli chiese: « Hai figli? ». « Molti, grazie a Dio », rispose Papilo. Ma una voce nella folla gridò: « Sono i cristiani che chiama suoi figli ». Il proconsole disse: « Perché mentire, e dirmi che hai dei figli? ». Papilo rispose: « Sappi che non mento, ma dico la verità. In tutta la provincia e in tutta la città ho dei figli in Dio ». Il proconsole disse: « Sacrifichi o che dici? ». Papilo rispose: « Ho sempre servito Dio, fin dalla mia prima giovinezza. Non ho mai sacrificato agli idoli. Sono cristiano. Non ho nient’altro da aggiungere. D’altra parte non ho niente di più grande e di più bello da dire ». Il proconsole fece sospendere anche lui e lo fece scorticare con unghie di ferro da tre guardie che si davano il turno. Ma Papilo non emise un grido e sopportò la rabbia del nemico come generoso atleta. Di fronte alla loro straordinaria costanza, il proconsole li condannò a essere bruciati vivi. Essi scesero dal cavalletto e s’avviarono svelti all’anfiteatro, desiderosi d’andare quanto prima a Cristo. Prima legarono Papilo al legno e lo sollevarono in aria. Diedero quindi fuoco alla pira e Papilo, pregando serenamente, rese la sua anima a Dio. Poi legarono Carpo. E mentre lo legavano, Carpo rideva. Stupiti, quelli che gli stavano attorno gli domandarono: « Perché ridi? ». Il santo rispose: « Ho visto la gloria del Signore e mi sono rallegrato. Ecco, ora sono libero da voi e dalla vostra malvagità ». Quando il soldato diede fuoco alla legna accatastata, Carpo, già sollevato in aria, disse queste parole: « Anche noi siamo figli della stessa madre Eva e abbiamo la vostra stessa carne. Ma quando volgiamo gli occhi al tribunale di verità, noi sop portiamo tutto ». Quand’ebbe detto questo, fu appiccato il fuoco, ed egli pregò dicendo: « Sii benedetto, Signore Gesù Cristo, che ti sei degnato di fare me, peccatore, compagno della tua sorte ». Poi rese la sua anima. Tra gli spettatori c’era una donna di nomeAgatonice, che vide la gloria del Signore di cui parlava Carpo; comprendendo l’appello divino, disse ad alta voce: « Anche per me è stato preparato questo banchetto. Voglio anch’io prendere parte al glorioso banchetto ». Le si gridò da tutte le parti: « Abbi pietà di tuo figlio ». Ma santa Agatonice rispose: « Ha Dio, che può curarsi di lui, poiché Dio a tutti provvede. Io l’affido a Colui per il quale sono qui ». E spogliandosi del mantello, ella stessa si mise, piena di giubilo, a legarsi al palo. Quelli che la vedevano non potevano trattenere le lagrime e dicevano: « Crudele giudizio! Crudele ingiustizia! ». Sollevata in aria e presa già dalle fiamme, per tre volte gridò: « Signore, Signore, Signore, aiutami; in te mi sono rifugiata ». In questo modo rese la sua anima e consumò il martirio coi santi. I fedeli raccolsero, di nascosto, le loro reliquie e le deposero in luogo sicuro per la gloria di Cristo e l’onore dei suoi martiri; al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo gloria e potenza per tutti i secoli dei secoli. Amen.
(in Atti dei martiri, vol. I, a cura di C. Allegro, Roma 1974, 81-85)I CRISTIANI NELLA TESTIMONIANZA DI GALENO
La maggior parte della gente non è in grado di seguire una dimostrazione con un’attenzione sostenuta. Ecco perché v’è bisogno che si parli loro in parabole… È così che ai nostri giorni abbiamo visto questi uomini che vengono chiamati cristiani trarre la loro fede dalle parabole. Tuttavia, di tanto in tanto, essi si comportano da veri filosofi. Per dire il vero, abbiamo sotto gli occhi il loro disprezzo della morte. Aggiungo che per una sorta di pudore aborriscono l’uso delle realtà veneree. Tra di essi vi sono tante donne che uomini che per tutto il tempo della loro vita si sono astenuti dall’unione sessuale. Ve ne sono anche alcuni che, per la disciplina dell’anima e per una rigorosa applicazione (morale), si sono avanzati tanto da non cederla per niente rispetto ai veri filosofi.
(Galeno, Liber de sententiis politiae platonicae, in Historia anteislamica, diAbufela, Lipsia 1831, 109, trad. di L. Padovese, Roma 1987)