17 – ANTIOCHIA DI PISIDIA (p124)

ANTIOCHIA DI PISIDIA oggi YALVAÇGli Antiochiascavi fatti recentemente hanno portato alla luce vari antichi monumenti che renderanno la vostra visita interessante. Forse è il luogo « paolino » più significativo perché, oltre a un lungo tratto di strada romana e alle rovine del tempio di Augusto, risalenti ai suoi tempi, è stata portata in luce una « chiesa di San Paolo »: un’enorme basilica con adiacente Battistero, costruita, pare, sull’antica sinagoga in cui Paolo aveva predicato.

Fondata da Seleuco I Nicatore († 282 a.C.) con coloni di Magnesia. Sotto Diocleziano Antiochia venne separata dalla Galazia ed assieme ad altri territori dell’Asia e della Panfilia fece parte della nuova provincia della Pisidia della quale divenne anche capitale  Antiochia di Pisidia si trovava ai confini della regione omonima. I Romani la dichiararono città libera (188 a.C.). Nel 39 a.C. essa fu però concessa in dono da Antonio al re della Galazia, Aminta;

thumbs_eteria_pagina_19_immagine_0001dopo la sua morte ritornò in possesso di Roma (25 a.C.) che vi continuò il processo di romanizzazione espresso anche dalla denominazione di Colonia Cesarea Antiochia. Non a caso qui furono esposte le Res gestae divi Augusti, scoperte nel 1914 in testo latino, incise su dieci lastre di pietra, e conformi a quelle del Monumentum Ancyranum. Sotto Diocleziano Antiochia venne separata dalla Galazia ed assieme ad altri territori dell’Asia e della Panfilia fece parte della nuova provincia della Pisidia della quale divenne anche capitale. Situata presso la grande strada commerciale che da Efeso, attraverso l’Asia Minore, portava in Oriente, essa godette presto di una notevole prosperità. Vi risiedeva pure un’importante comunità giudaica alla quale i Seleucidi avevano concesso diritti civili.Paolo giunse ad Antiochia di Pisidia con Barnaba nel suo primo viaggio missionario verso il 47 d.C. provenendo da Perge (At 13,14-52).  Paolo giunse ad Antiochia di Pisidia con Barnaba nel suo primo viaggio missionario. Il sabato successivo al loro arrivo si recarono alla sinagoga per il culto. Dopo la lettura della Scrittura, invitati a parlare, Paolo prese la parola e rivolse all’assemblea, composta di Giudei e di pagani aderenti allo yahwismo, l’annuncio cristiano. Il discorso tenuto da Paolo in quella circostanza, e che gli Atti ci riferiscono, costituisce un esempio e una sintesi della predicazione missionaria dell’Apostolo ai Giudei. Percorrendo le tappe salienti della storia della salvezza dell’Antico Testamento fino a Giovanni Battista, egli giunge alla proclamazione di Gesù, Messia e Figlio di Dio, imperniata sulla sua Risurrezione che presenta quale realizzazione delle profezie messianiche.  L’effetto della sua parola fu sorprendente e lusinghiero. L’effetto della sua parola fu sorprendente e lusinghiero.Mentre, finito il servizio religioso, Paolo e Barnaba uscivano dalla sinagoga « li pregavano di esporre ancora queste cose nel prossimo sabato.

 

thumbs_eteria_pagina_20_immagine_0001 Sciolta poi l’assemblea,molti Giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e Barnaba ed essi, intrattenendosi con loro, li esortavano a perseverare nella grazia di Dio » (At 13,42-43). Ma anche qui l’atteggiamento chiuso e ostile di una parte della comunità giudaica mal sopportava l’adesione che i missionari cristiani riscuotevano e si ribellò loro apertamente. « Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando. Allora Paolo e Barnaba con franchezza dichiararono: “Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco, noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: Io ti ho posto come luce per le genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”. All’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna. La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione » (At 13,44-49). L’apostolato di Paolo e Barnaba continuò per un certo tempo, forse un anno, tra vari pericoli e vessazioni, finché gl’intrighi dei Giudei li fecero espellere definitivamente  « I Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Barnaba e li scacciarono dal loro territorio.

thumbs_eteria_pagina_20_immagine_0002Allora essi, scossa contro di loro la polvere dai piedi, andarono a Iconio, mentre i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo » (At 13,50-52). I due apostoli ritornarono ancora ad Antiochia di Pisidia al rientro da questo loro primo viaggio missionario e vi si fermarono brevemente per rianimare la comunità e organizzarla gerarchicamente (At 14,21-23). Le difficoltà e le persecuzioni incontrate in questa città da parte dei Giudei dovettero essere notevoli, se Paolo al termine della sua vita le ricorderà espressamente nella sua 2ª Lettera a Timoteo (3,11). Dopo le informazioni forniteci dagli Atti, la comunità cristiana di Antiochia rimane in penombra. Non va però dimenticato che « il cristianesimo si propagò con meravigliosa rapidità alla fine del I e nel II secolo nella parte della Frigia lungo la via da Antiochia di Pisidia a Efeso e nelle vicinanze di Iconio » (v. Ramsey).  Dopo le informazioni degli Atti, la comunità cristiana di Antiochia rimane in penombra A questa diffusione del messaggio cristiano adAntiochia e nelle regioni circonvicine concorse il fatto quasi provvidenziale d’una fitta rete stradale fatta costruire da Augusto nel 6 a.C. per difendere la provincia della Galazia e tenere a freno le tribù dei montanari di Pisidia e d’Isauria. Centro militare di questo sistema viario era proprio Antiochia di Pisidia che Augusto volle fosse collegata con tutte le numerose colonie romane e fortezze lungo i margini del Tauro. Alla metà del III secolo dalla cristianità di Antiochia emerge il nome diAcacio che assai presumibilmente vi fu vescovo durante la persecuzione di Decio (249-252).

thumbs_eteria_pagina_23_immagine_0001 Alla metà del III secolo dalla cristianità di Antiochia emerge il nome di Acacio che assai presumibilmente vi fu vescovo durante la persecuzione di Decio.  Gli Atti del processo ci sono stati conservati e si presentano più come una disputa intellettuale traAcacio e il proconsole che come il verbale di un processo. Curiosa la loro conclusione che mostra come Decio, venuto a conoscenza della disputa, promosse il proconsole e fece liberare il vescovo [1]. La Chiesa di Antiochia torna alla ribalta a motivo di una cristiana di nome Marina che subì il martirio in data imprecisata. L’autore della sua Passio fu un certo Timoteo che pur arricchendo la narrazione di episodi fantasiosi, attesta per il V secolo l’esistenza di una cappella dedicata a questa santa che anche in Occidente ebbe un culto assai diffuso. Marina, nota anche sotto il nome di Margherita, compare infatti fra i 14 santi ausiliatori. È certo che la comunità cristiana di Antiochia fu fortemente provata nella persecuzione di Diocleziano. La città apparteneva infatti al territorio sottomesso a Galerio che, come sappiamo, adottò una tenace e vigorosa politica anticristiana. La Chiesa di Antiochia torna alla ribalta a motivo di una cristiana di nome Marina che subì il martirio in data imprecisata. Agli inizi del IV secolo la Chiesa antiochena è retta dal vescovo Sergiano il primo—oltre adAcacio—di cui conosciamo il nome e che partecipò al concilio di Ancira del 314.
thumbs_eteria_pagina_24_immagine_0001Stranamente, invece Antiochia non appare rappresentata nel successivo concilio di Nicea. Nel periodo posteriore a Nicea il vescovo di Antiochia, Optimo, figura tra i più accesi sostenitori dell’ortodossia e il suo nome è posto tra gli uomini con i quali—secondo un editto di Teodosio il Grande (381) — occorre confrontarsi per sentirsi nella ortodossia. Amico di Basilio di Cesarea e di Gregorio di Nazianzo, Optimo prese successivamente posizione a favore di Giovanni Crisostomo.Un personaggio di spicco fu anche il suo successore Tranquillino, che compare in testa a una petizione sottoscritta da 68 vescovi asiatici al fine di posticipare l’inizio del concilio di Efeso del 431.  Nel periodo posteriore a Nicea il vescovo di Antiochia, Optimo, figura tra i più accesi sostenitori dell’ortodossia Al Latrocinio efesino del 449 quale vescovo di Antiochia è nominato ancora Tranquillino che, dopo aver sottoscritto l’anno prima la condanna di Eutiche, qui ritornò sui suoi passi e sottoscrisse invece la condanna del patriarca Flaviano di Costantinopoli. La serie dei vescovi di Antiochia che conosciamo soltanto per nome termina con Teodoro (553).

NOTE DI VIAGGIO

COME CI SI ARRIVA
L’antica Antiochia di Pisidia si trova appena fuori della cittadina di Yalvaç e la si può raggiungere andando da Isparta a Konya via Eğridir. Dopo aver costeggiato il lago si devia dalla strada principale per il villaggio di Yalvaç.

Distanze:
da Eğridir km 71
da İsparta km 106
da Konya km 185

Provincia: İsparta
Aeroporto: Konya

LUOGHI E MONUMENTI INTERESSANTI
Anche se in parte ancora sepolti, potrete riconoscere dalle rovine portate alla luce alcune costruzioni di epoca romana e bizantina.
Il Tempio di Augusto, ricavato scavando la roccia della collina che sovrasta la città. Attorno vi è un ampio spiazzo, era l’agorà.
I resti di 2 basiliche bizantine, nelle vicinanze del tempio.
Tratto di Strada romana ben conservata con negozi e il Teatro, in parte riportato alla luce.
Chiesa di San Paolo, con resti di mosaico (coperto).
Ginnasio e Ninfeo.

NELLE VICINANZE
Su un colle a cui si giunge per una strada sterrata, 4/5 km sopra Yalvaç, Tempio al dio lunare Men, con resti del tempio ed ex-voto.

FONTI STORICHE

ATTI DI SANT’ACACIO, VESCOVO DI ANTIOCHIA DI PISIDIA
Ogni volta che ricordiamo i fatti gloriosi dei servi di Dio, rendiamo grazie a colui che sostiene il sofferente nella pena e incorona il vincitore nella gloria.
Il proconsole Marciano, nemico della legge cristiana, elevato alla sua dignità dall’imperatore Decio, si fece condurre Acacio, che aveva sentito nominare come scudo e rifugio di quella regione.
Appena
thumbs_eteria_pagina_27_immagine_0001 Acacio fu introdotto alla sua presenza, Marciano gli disse: « Devi amare i nostri principi, dato che sei sottoposto alle leggi di Roma ».
Rispose Acacio: « A chi, più che a noi, sta a cuore l’imperatore e da chi è amato maggiormente? Assidua e costante è la preghiera che innalziamo per lui, affinché abbia in questo mondo una lunga vita, governi i popoli con un giusto potere, goda di una sicura pace in tutto il tempo del suo regno; preghiamo inoltre per la salute dei soldati, per la conservazione dell’orbe e del mondo ».
Rispose Marciano: « Anch’io lodo questo modo di agire, ma, affinché l’imperatore conosca con maggior chiarezza il tuo ossequio, compi con noi il sacrificio in suo onore ». Disse Acacio: « Io prego il mio Dio, che è vero e grande, per la salute del sovrano, ma un sacrificio né l’imperatore può pretenderlo né noi dobbiamo offrirglielo. Chi può offrire un sacrificio a un uomo? ».
Rispose Marciano: « Facci sapere qual è il Dio a cui rivolgi le tue preghiere, affinché noi pure gli tributiamo un sacrificio ». Disse Acacio: « Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe ». Replicò Marciano: « Quale vana disputa di filosofia ti ha tratto in inganno? Disprezza l’invisibile, piuttosto, e riconosci gli dèi che puoi vedere con i tuoi occhi! ».
Rispose Acacio: « Quali sono gli dèi a cui mi ordini di sacrificare? ».
Disse Marciano: « Apollo, nostro salvatore, che allontana la fame e la pestilenza; Apollo dal quale il mondo è retto e governato ».
Domandò Acacio: « Parli di quell’Apollo interprete del futuro, come voi credete? Infelice! Arso d’amor per una fanciulla, correva attonito, ignaro di perdere di lì a poco la tramatissima preda! Da ciò si vede chiaramente che non poteva avere in dono la profezia, se ignorava tutto questo, né poteva essere un dio, se una fanciulla poté ingannarlo… Né patì solo questa sventura, ma la sorte lo colpì in un modo anche più grave; nella sua consueta, turpe tendenza verso i giovanetti, fu preso dalla bellezza di un certo Giacinto; come voi ben sapete, se ne innamorò e, sventurato e ignaro del futuro, uccise con il disco proprio colui che desiderava far vivere. Proprio a questo Apollo mi ordini di offrire sacrifici, a questo Apollo che una volta, con Nettuno, lavorò per un uomo e che, in un’altra circostanza, custodì un gregge altrui? O forse vuoi che sacrifichi a Esculapio colpito dal fulmine o a Venere adultera e agli altri mostri di questa vita o di questa rovina? Adorerò dunque gli dèi che mi suscitano sdegno e orrore, gli dèi che mi rifiuto di imitare, che disprezzo, che accuso? Se qualcuno, ora, compisse le loro stesse azioni, non potrebbe sfuggire al rigore della vostra legge e voi venerate in alcuni quello che condannate in altri? ».
Ribatté Marciano: « È una tipica consuetudine dei cristiani inventare mille calunnie contro i nostri dèi. Perciò ti ordino di venire con me al tempio di Giove e Giunone, affinché, celebrando insieme un grato banchetto, rendiamo ai numi il tributo di cui sono degni ».
Rispose Acacio: « Come posso sacrificare qui a Giove che risulta sepolto a Creta? È forse risorto dalla morte? ».
Marciano intimò: « Sacrifica o muori! ». RisposeAcacio: « Così fanno i banditi della Dalmazia, esperti nel latrocinio: bloccati i passaggi delle vie principali o le località fuori mano, aggrediscono i singoli viandanti e ognuno che passa dalle loro parti è posto davanti a questa alternativa, o cedere il denaro o la vita; nessuno pertanto si domanda il perché dell’azione che compie, perché l’unica ragione che domina è la forza di chi fa l’imposizione. La tua intimazione le assomiglia, perché o mi comandi di compiere azioni ingiuste o minacci la morte. Di niente provo spavento, di niente ho paura. Il diritto pubblico punisce il fornicatore, l’adultero, il ladro, il corruttore del sesso virile, il malefico e l’omicida. Se sono reo di queste colpe, mi condanno da solo, prima che tu pronunci la sentenza, ma se invece mi si conduce alla pena perché adoro Dio che è vero, non sono condannato dalla volontà della legge, ma dall’arbitrio del giudice ».
Disse Marciano:

thumbs_eteria_pagina_29_immagine_0001« Non mi è stato dato l’ordine di giudicare, ma di costringere; quindi se disprezzi la mia intimazione, sii certo del castigo che ti tocca ».
Rispose Acacio: « Anche a me è stato dato un ordine, cioè di non rinnegare mai il mio Dio: Se tu servi a un uomo fragile e fatto di carne che, sai bene, diventerà pasto dei vermi, quanto più devo obbedire io all’altissimo Dio, dal cui potere è stato dato ordine a tutte le cose che compongono l’universo e di cui è il detto famoso: “Se qualcuno mi rinnegherà in cospetto degli uomini, anch’io lo rinnegherò in cospetto del Padre mio che è nei cieli, quando verrà nella gloria e nella potenza predetta a giudicare i vivi e i morti” » (Mt 10,33).
Esclamò Marciano: « Hai confessato improvvisamente l’errore della vostra persuasione e della vostra legge, cosa che desideravo sempre sentire. Dio ha dunque un figlio, come dici tu? ».
Acacio rispose: « Sì ».
Domandò Marciano: « Chi è il Figlio di Dio? ».
Rispose Acacio: « Il Verbo di verità e di grazia ».
Chiese ancora Marciano:« È questo il suo nome?».
Acacio rispose: «Non mi avevi interrogato sul nome,ma sul potere stesso del Figlio ».
Marciano rispose: « Rivelami il nome, allora ».
Acacio rispose: « Si chiama Gesù Cristo ».
Marciano chiese ancora: « Da quale sposa di Dio è stato concepito? »
Acacio rispose: « Dio non generò il Figlio suo dal contatto con una donna, come sogliono fare le creature umane (sia lontana dalla tua mente l’idea di attribuire alla Maestà divina il rapporto con una fanciulla mortale), ma il secondo Adamo, Verbo di verità, nacque dal cuore di Dio. Perciò è scritto: “Il mio cuore ha effuso una fausta parola” » (Sal 44,1).
Domandò Marciano: « Dio, quindi, ha un corpo? ».
Rispose Acacio: « Egli solo lo sa: noi non conosciamo la sua forma, che è invisibile, ma veneriamo la sua virtù e la sua potenza ».
Ribatté Marciano: « Se Dio non ha corpo, è anche ignaro del cuore e dei sensi, poiché i sensi non possono sussistere senza membra ».
Rispose Acacio: « La sapienza non nasce in queste membra, ma viene donata da Dio. Che rapporto ha, dunque, il corpo con i sensi? ».
Ribatté ancora Marciano: « Guarda i Frigi dell’antica setta che, convertitisi ai miei riti, hanno abbandonato la loro tradizione e sciolgono con noi i voti agli dèi: anche tu, parimenti, affrettati a obbedire1. Raccogli tutti i cristiani della legge cattolica e segui la religione del nostro imperatore. Venga con te tutto il popolo, perché dipende dalla tua decisione! ».
Rispose Acacio: « Tutti loro non sono guidati dal mio cenno, ma da precetti di Dio; pertanto mi ascoltano quando li persuado ad agire bene ma se li invitassi a compiere azioni malvagie e nocive alla loro salvezza, mi disprezzerebbero ».
Insistette Marciano: « Siete dei maghi, perché avete introdotto un non so qual nuovo genere di religione ».
Rispose Acacio: « Noi disprezziamo quegli dèi che voi prima fabbricate e poi temete; vi mancheranno gli dèi, se un giorno un artefice si troverà senza pietra da scolpire o se alla pietra mancherà l’artefice. Noi invece temiamo quel Dio che non abbiamo fabbricato noi, ma dal quale siamo stati creati: quel Dio che ci ha creati come Signore, che ci ha amati come Padre e ci ha strappato alla morte eterna come un buon Salvatore ».
Insistette ancora Marciano: « Dammi i nomi, per non cadere tu stesso nel castigo! ».
Rispose Acacio: « Sono presente, in persona, davanti al tribunale e tu domandi il nome. Speri forse di vincere molti, tu che io solo riesco a sconfiggere? Vuoi sapere il mio nome? Mi chiamo Acacio e, se può interessarti, ho altri nomi: Agatangelo, Pisone, vescovo di Trajani e Menandro presbitero2. Ora fa quel che vuoi ».
Marciano sentenziò: « Andrai in carcere, fintanto che l’imperatore venga a conoscenza dei fatti e, secondo il suo ordine, si prenda una decisione su di te ».
Letto pertanto il resoconto dei fatti, l’imperatore Decio, ammirando stupito il dialogo così serrato e pieno di acute risposte, volse la cosa in riso e concesse istantaneamente a Marciano la prefettura della Panfilia. Quanto ad Acacio, pieno di ammirazione per lui, lo restituì alla sua stima e alla sua legge. I fatti avvennero sotto l’impero di Decio, quando era proconsole Marciano, quattro giorni prima delle calende di aprile.

1 I Frigi dell’antica setta sono i montanisti, la cui eresia aveva messo radici fin dalla fine del II secolo.
2 Probabilmente il vescovo Acacio aveva altri nomi oltre al primo e altre dignità oltre a quella dell’episcopato di Antiochia.
(in Atti dei martiri, a cura di G. Caldarelli, Alba 1974, 381-387)