03 – AEGEA, AJAZZO (p42)

AEGEA, AJAZZO oggi AYAS AegeaPosta nel delta del fiume Ceyhan, sul mare, in una piccola baia, costituiva un porto importante e sicuro della Cilicia.  Aegea, nel Medioevo chiamata anche Ajazzo, si trovava nelle vicinanze dell’attuale cittadina di Yumurtalık. Ora restano solo poche rovine. Da Adana (a circa 40 km) vi confluiscono in estate villeggianti per fare qualche bagno nel suo mare, e dalla spiaggia possono così contemplare le rovine del porto e di un castello dell’antica Ayas.

Èpoco più di un villaggio quella che un tempo fu una cittadina fiorente chiamata Aegea, sita sulla sponda occidentale del golfo di Issos. Al pari di Alessandretta fu presumibilmente una colonia di Alessandro Magno, come sembrerebbe indicare il nome che richiama quello dell’antica capitale macedone.
 Al pari di Alessandretta fu presumibilmente una colonia di Alessandro Magno, come Sembrerebbe indicare il nome che richiama quello dell’antica capitale macedone. 
Plinio la chiama città libera. E Strabone precisa che in essa aveva sede un distaccamento della flotta siriaca. Vi sono ricordati dei cantieri navali e un faro. Sotto l’imperatore Alessandro Severo ottenne l’onore del neocorato a motivo del culto imperiale qui professato.
La vita religiosa della città sembra essere stata assai vivace, se si considera che in essa erano venerati Dioniso e Demetra, Zeus Eliopolitano e, soprattuto, Asclepio che vi possedeva un famoso santuario e figurava come protettore della città.
A questo santuario, noto nel mondo antico come uno dei maggiori centri di miracoli operati da Asclepio, figlio di Apollo, dal quale aveva ereditato il potere di guaritore, fa allusione lo scrittore Filostrato (170-? d.C.) ricordando che il taumaturgo pagano Apollonio di Tiana fece i suoi studi adAegea e trasformò « il tempio in un liceo e in un’accademia, tanto vi eccheggiavano ogni sorta di discorsi filosofici » (Vita di Apollonio I, 13). Filostrato, nel mettere in luce la figura diApollonio, rileva pure come il santuario di Asclepio fosse visitato da tantissime diverse persone in cerca di guarigione. In quanto rinomato luogo di culto pagano continuò a esistere sino al 326 quando Costantino ne ordinò la distruzione [1]. L’imperatore Giuliano l’Apostata (361-363),

Stando alla versione araba della vita dei santi Cosma e Damiano, essi avrebbero esercitato il loro servizio di medici proprio ad Aegea dove sarebbero stati decapitati nella persecuzione di Diocleziano 
La presenza di una comunità cristiana costituita è attestata altresì dalla successione dei vescovi che conosciamo a partire da Tarcodimanto che prese parte al concilio di Nicea (325). Sappiamo che intorno adAegea fiorì anche la vita monastica ed eremitica. Ce ne dà testimonianza lo scrittore e monaco Giovanni Mosco, nato ad Aegea intorno al 550
thumbs_agea01. Nel suo scritto intitolato Il Prato, raccoglie diversi esempi di vita monastica ed eremitica, alcuni dei quali tratti da una personale esperienza. È Giovanni a informarci che nei pressi di Aegea esisteva un monastero chiamatoAchiba (Il Prato, 31); a quattro miglia dalla città viveva uno stilita di nome Simeone morto per un fulmine (Ivi, 57); a trenta miglia altri due stiliti, uno cattolico e l’altro eterodosso (Il Prato, 29), infine a dieci miglia da Aegea esisteva una chiesa dedicata a san Giovanni Battista e gestita da un sacerdote di grande virtù (Ivi, 27). Ancora Giovanni ci riporta il nome di due asceti, Teodoro il filosofo e Zoilo il lettore, viventi ad Alessandria, ma entrambi originari di Aegea (Il Prato, 171).
Nella seconda metà del XIII sec. divenne un importante porto del regno armeno di Cilicia e punto d’incontro commerciale tra Oriente e Occidente. A parte queste testimonianze di vita cristiana, la città di Aegea continuò a fiorire anche nel Medio Evo con il nome di Ajazzo o Lajazzo. Nella seconda metà del XIII sec. divenne anzi un importante porto del regno armeno di Cilicia e punto d’incontro commerciale tra Oriente e Occidente. È da qui che Marco Polo iniziò nel 1271 il suo viaggio verso la Cina [2]. Nel 1347 passò definitivamente dal dominio degli Armeni a quello dei Mamelucchi.

NOTE DI VIAGGIO

COME CI SI ARRIVA
Prendendo la strada nazionale che da Adana va verso İskenderun, all’altezza di Ceyhan, si devia a sinistra per Yumurtalık. Le rovine sono attorno a questa cittadina.Distanze:
da Adana km 79
da Ceyhan km 39
da İskenderun km 140Provincia: Adana
Aereoporto:AdanaLUOGHI E MONUMENTI INTERESSANTI
Dell’antica Aegea e della medioevale Ajazzo, contesa tra genovesi e veneziani, perché porto importante che metteva in comunicazione con le strade interne dell’Anatolia e della Persia, non restano che poche rovine di un Castello circondato
dal mare (e per questo suggestivo) e dell’antico porto con tratti di mura che ancora proteggono le poche barche dei pescatori di questo villaggio di Yumur-

FONTI STORICHE

A PROPOSITO DEL DEMONE CILICIO
Enorme era anche l’errore dei pagani a proposito del demone cilicio (Asclepio) se si considera che immense folle di gente si lasciavano letteralmente ammaliare da costui, nella falsa credenza che fosse un salvatore e un medico, il quale ora appariva in sogno a quanti si addormentavano nel tempio e ora liberava dalle malattie i corpi degli ammalati (…). Per questo motivo l’imperatore, agendo secondo il suo solito, come colui che cioè si era prefisso di venerare il Dio geloso, che è l’autentico Salvatore, ordinò di radere al suolo anche questo tempio.Aun suo solo cenno quell’edificio che aveva suscitato la meraviglia e l’ammirazione di nobili filosofi, fu abbattuto a opera dell’esercito, e insieme con esso rovinò anche colui che vi si nascondeva dentro, né demone né dio, piuttosto un guastatore di anime, la cui frode era durata per molti e lunghi anni … questo tempio venne abbattuto fin dalle sue stesse radici, in modo tale che in quel luogo non sopravvisse neppure una traccia dell’antica demenza.
(Da Sulla vita di Costantino di Eusebio di Cesarea III 56, a cura di L. Tartaglia, 155)

LA « PICCIOLA ARMINIA »

Egli è vero che sono dueArminie, la Picciola e la Grande. Nella Picciola è signore uno che mantiene giustizia buona e è sotto il Grande Cane (Gran Kan). Quine àe molte ville e molte castella, e abondanza d’ogni cosa; e àvi ucellagioni e cacciagioni assai…Ancora sapiate che sopra il mare è una villa ch’a nome Laias, la quale è di grande mercantia; e quivi si sposa tutte le spezierie che vengono di là entro, e li mercanti di Vinegia (Venezia) e di Genova e d’ogni parti quindi le levano, e li drappi di làe e tutte altre care cose. E tutti li mercatanti che voglio andare infra terra, prende via da questa villa.
(Da Il Milione di Marco Polo, 19)