Eanzitutto grazie a una missione archeologica tedesca condotta tra il 1895 e il 1899 che la cittadina di Priene è tornata in piena luce.
La città, bagnata dal fiume Meandro e posta sul mare, disponeva di due porti che l’interramento del Meandro e la progressiva lontananza dal mare rese inagibili.Presumibilmente fondata dai Carii presso l’antica foce del Meandro, nel secolo XI a.C. fu presa e ricostruita dagli Ioni. Nei pressi di Priene e affidato alle sue cure venne eretto—forse agli inizi del VII secolo a.C. — il tempio di Giove Eliconio nel Panionion, ovvero nel luogo in cui si celebrava la festa sacra comune alle città ioniche e dove i probouloi (deputati di ogni città della lega) concordavano la politica da assumere comunitariamente in caso di necessità. Nei secoli VII-VI a.C.
Priene ebbe a soffrire per opera dei Cimmeri, dei Lidi e dei Persiani. A quest’epoca la città, bagnata dal fiume Meandro e posta sul mare, disponeva di due porti che l’interramento del Meandro e la conseguente, progressiva lontananza dal mare rese inagibili. Alla metà del secolo IV a.C., Prie-ne fu nuovamente fondata ai piedi del monte Micale. Nonostante si trattasse d’una cittadina di modeste proporzioni (il teatro poteva contenere 5000 spettatori, presumibilmente in corrispondenza del numero di cittadini liberi colà residenti), Priene mostra la struttura d’una città dell’età ellenistica dotata di tutti gli edifici pubblici essenziali e costituisce una delle più organiche realizzazioni dell’urbanistica di quel tempo. Entro le mura la planimetria era disposta a griglia, orientata secondo i punti cardinali. I luoghi più importanti della vita sociale del tempo quali l’agorà, il bouleterio (senato), il pritaneo, il ginnasio rientravano nel quadro centrale della griglia. Nel VII secolo a.C. a Priene nacque il saggio Biante che gli antichi annoverarono tra i Sette Sapienti.
La vicinanza di Priene con Efeso, Mileto, Magnesia e Tralli, lascia supporre che anche qui il Vangelo sia giunto prestissimo, forse già in epoca apostolica.
A lui sono attribuiti i 17 detti sapienziali o apoftegmi [1]. Tra i suoi visitatori illustri Priene poté annoverareAlessandroMagno, Augusto e Domiziano. Colpisce constatare come in una città di ridotte dimensioni come Priene la vita religiosa pagana abbia trovato numerose e svariate espressioni. Quanto ancora si osserva del tempio di Serapide, di Demetra, di Giove, di Cibele e d’Alessandro Magno ne offrono conferma. Intorno alla prima diffusione del cristianesimo non possediamo altro che significativi indizi: la vicinanza di Priene con Efeso,Mileto, Magnesia e Tralli, lascia supporre che anche qui il Vangelo sia giunto prestissimo, forse già in epoca apostolica. Al di là di questa plausibile supposizione e del fatto che in epoca precostantiniana anche questa cittadina diede il suo contributo alla storia dei martiri, le notizie sul cristianesimo ci rimandano a epoca assai tarda. Ci sono noti soltanto i nomi di due vescovi che ressero questa Chiesa: Teosebio (431) e Isidoro (451). Ulteriori informazioni sono generosamente fornite dai ritrovamenti fatti. In base a essi è possibile stabilire che la grande Chiesa di Priene, sita accanto al ginnasio superiore, doveva avere una capienza ridotta di circa 600 persone. Sembra che già in questo tempo (IV-V sec.), il processo di decadenza della città più volte provata anche da terremoti, sia andato via via crescendo. Scavi condotti nei dintorni di Priene e in particolare sul monte Micale hanno portato alla luce vestigia numerose di eremi. Se ne deduce che in questo territorio trovarono espansione — e già in epoca remota— forme di vita anacoretica.