91 – Soli Pompeiopoli (p537)

SOLI – POMPEIOPOLI oggi VIRANŞEHİR Questa anSolitica città della Cilicia, distrutta nel sec. I a.C. da Tigrane, re di Armenia, e quindi ricostruita da Pompeo, dal quale ebbe il nome di Pompeiopoli, fu in epoca romana un centro fiorente, con un porto che costituiva lo sbocco naturale di tutta la ricca pianura della Cilicia. Oggi conserva pochi resti, circondati da numerosi, sgradevoli, alti palazzi. Solo una lunga fila di 28 colonne corinzie, che ancora si possono ammirare ai lati della strada che porta al mare, richiamano la vitalità del suo lontano passato.

Pare che le sue origini rimontino a un gruppo di coloni rodiesi che qui si stanziarono intorno al 700 a.C. Soggetta all’impero persiano, nel 333 a.C. Soli fu occupata da Alessandro Magno, che la multò per averla trovata ostile. Disputata da Tolomei e da Seleucidi, nel 91 a.C. fu quasi distrutta da Tigrane, re di Armenia.
 Dopo la distruzione di Tigrane, Soli fu ricostruita da Pompeo, che le mutò il nome in Pompeiopoli.  La lingua che si parlava a Soli era così imbarbarita che pare dovuto proprio a ciò l’appellativo di solecismo per esprimere delle sgrammaticature. Questo fatto è forse da connettere alla presenza in città, ma anche in tutta la Cilicia, di un forte gruppo semitico. Le monete del IV secolo a.C. rispecchiano questa situazione ponendo, accanto alla iscrizione greca, una iscrizione aramaica. Dopo la distruzione di Tigrane, Soli fu ricostruita da Pompeo, che le mutò il nome in Pompeiopoli. Da allora la città costituì un importante centro commerciale della zona. Nell’anno 527 o 528 un terremoto la devastò facendone un cumulo di rovine, che in seguito servirono da cava per la costruzione della vicina città di Mersin.
 Crisippo passò in seguito alla scuola stoica. È parere comune che fu lui a salvare la Stoà. Il nome di Soli è legato a quello di due illustri personaggi del mondo antico, entrambi pensatori stoici: Crisippo e Arato. Il primo nacque a Soli tra il 281 e il 277 a.C. e morì intorno al 208. Dovette essere di origine semita, come si desume dai tratti del volto, dal fatto che apprese il greco da adulto e che commetteva errori di lingua. Dotato di eccezionali capacità dialettiche, che affinò alla scuola degli Accademici, dove apprese anche l’arte del pro e del contro, Crisippo passò in seguito alla scuola stoica. È parere comune che fu lui a salvare la Stoà. Già i contemporanei glielo ascrissero a merito, rilevando che « se non ci fosse stato Crisippo, non ci sarebbe una Stoà » (Carneade).
L’opera più nota di Arato è il poema astronomico Fenomeni. [/inset] Gli Ateniesi accordarono il diritto di cittadinanza a quest’uomo, scapolo e solitario, che viveva con una vecchia governante. Egli « è il primo filosofo di cui l’arte ci abbia trasmesso il ritratto nell’atteggiamento del professore in cattedra. Fu rappresentato assiso, con la veste mal drappeggiata, nell’atto di accompagnare l’esposizione col gesto della mano » (M. Pohlenz). L’apporto più significativo di Crisippo è da cogliere nella sua concezione monistica, che gli permise di leggere le molteplicità degli esseri come un insieme di modificazioni della sostanza originaria. Tale concezione egli l’applicò anche alla psicologia, riconducendo tutti i processi della vita psichica, sentimenti, appetiti o passioni, a decisioni razionali. Suo merito indiscusso fu altresì quello di rilevare il conflitto tra il principio di causalità e la coscienza che l’uomo possiede della propria libertà. Affermando scientificamente la possibilità di autodeterminazione libera, egli « propose un ideale di libertà che valse ad appagare il sentimento religioso ed etico del suo tempo » (M. Pohlenz). Come Crisippo, anche il poeta stoico Arato vide la luce a Soli (315-240/239 a.C.).
Paolo, nel discorso tenuto all’Areopago di Atene fece riferimento proprio a una espressione contenuta nei Fenomeni Assimilata ad Atene la dottrina della Stoà, visse un certo tempo presso Antigono, re di Macedonia. Passò poi alla corte di Antioco di Siria. Scelse infine di tornare in Macedonia, dove morì. L’opera più nota di Arato è il poema astronomico Fenomeni. « Dietro la bellezza e la regolarità dei movimenti degli astri l’occhio del poeta scorge la divinità, che tutto riempie e tutto plasma, che lassù nel cielo ha fissato dei segni visibili e ha regolato il corso delle stagioni affinchè l’uomo possa eseguire a tempo giusto il suo lavoro e coltivare i campi dei cui frutti ha bisogno per vivere » (M. Pohlenz). Paolo, nel discorso tenuto all’Areopago diAtene (At 17,28), fece riferimento proprio a una espressione contenuta nei Fenomeni (« Noi siamo la sua stirpe »). Circa la prima penetrazione cristiana a Pompeiopoli non possediamo notizie precise, anche se dobbiamo supporre che essa sia avvenuta prestissimo, come del resto per tutta la Cilicia. La prima attestazione ci riporta al 304, ed è contenuta negli Atti dei santi Taraco, Probo e Andronico, martirizzati sotto Diocleziano. In questi Atti si osserva che costoro furono arrestati a Pompeiopoli « come rei di appartenere all’empia setta dei cristiani ». Ancora a Pompeiopoli è ambientato il processo e il martirio di un giovane cristiano di Perge, di nome Calliopio, pure vittima della persecuzione di Diocleziano (304).
La prima attestazione di presenza cristiana ci riporta al 304, ed è contenuta negli Atti dei santi Taraco, Probo e Andronico, martirizzati sotto Diocleziano.  Dopo questa data le informazioni sulla Chiesa di Pompeiopoli si concentrano nella figura del suo vescovo Sofronio, uno dei principali vescovi omeusiani presenti al concilio di Seleucia (359). L’indirizzo dottrinale di Sofronio prendeva le distanze tanto dal monarchianesimo (= affermazione radicalizzata del monoteismo a scapito della teologia trinitaria), che dall’arianesimo allora risorgente (subordinazione del Figlio). Il partito omeusiano salvaguardava la piena divinità del Figlio, ma anche la sua distinzione personale dal Padre. La distinzione tra i due era ricondotta al rapporto di origine: uno genera, l’altro è generato. Per questa sua fede Sofronio venne deposto nel concilio di Costantinopoli del 360, ma tornò alla ribalta con la morte de l’im-peratore Costanzo (361), sostenitore della politica arianeggiante alla quale il vescovo non si era piegato. Il nome di Pompeiopoli—oltre che nell’elenco di alcuni suoi vescovi — compare ancora nel Diario di viaggio della pellegrina Eteria che, intorno alla fine del IV secolo, ricorda di esservi passata nel suo viaggio alla tomba di santa Tecla presso Seleucia.

NOTE DI VIAGGIO
COME CI SI ARRIVA
A 10 km da Mersin, sulla strada che va verso Silifke, c’è sulla sinistra la deviazione di 2 km che porta alla zona archeologica dell’antica Soli.

Distanze:
da Mersin km 10
da Silifke km 85

Provincia: Mersin
Aeroporto: Adana

LUOGHI E MONUMENTI INTERESSANTI
Resti di un Porticato di epoca romana del II-III sec., di cui rimangono in piedi 28 colonne corinzie.
Poche vestigia del Molo del porto e di altre costruzioni romane.