26 – CESAREA DI CAPPADOCIA (p175)

CESAREA DI CAPPADOCIA oggi KAYSERI Si Cesareastende ai piedi del monte Erciyes (l’antico Argeo), di 3016 mt, il vulcano, ora spento, che fu in gran parte l’artefice dell’insolito paesaggio della Cappadocia. Tuttavia questa città ha ben poco del fascino e delle suggestive visioni che caratterizzano la regione. La sua antica storia e alcune particolarità, come i famosi tappeti o il suo mercato coperto, oltre ad alcune costruzioni interessanti, possono giustificare comunque una vostra visita, specie se il vostro soggiorno in Cappadocia non è frettoloso come in genere avviene per tanti gruppi.

Chiamata originariamente Mazaca, questa città sembra fondata dai re della Cappadocia come loro capitale. Sotto Ariarate V (163-130 a.C.) ottenne costituzione greca e il nuovo nome di Eusebia sotto l’Argeo. Da Archelao tale nome nel 12-9 a.C. fu mutato in Cesarea.
 Ridotta nel 17 d.C. in provincia romana, Cesarea divenne la capitale della Cappadocia e sede d’una zecca imperiale. Ridotta nel 17 d.C. in provincia romana, Cesarea assurse a capitale della Cappadocia e sede d’una zecca imperiale.
thumbs_eteria_pagina_39_immagine_0001Se si eccettua il nome e un ipogeo romano, dell’antica città non rimane nulla. Del resto, il nucleo dell’odierna città non si trova sul posto dell’antica Cesarea ma nel luogo in cui il vescovo Basilio nel IV secolo eresse un convento. Presumibilmente già in epoca apostolica esistevano dei cristiani a Cesarea (cfr. 1Pt 1,1). Pare che prima di Marco Aurelio (161- 180) la città fosse sede episcopale, anche se i nomi dei primi vescovi sono fittizi. Il primo vescovo a noi noto come vescovo di Cappadocia (cfr. Eusebio, H.E., VI,11,1-2) è Alessandro. Recatosi in pellegrinaggio a Gerusalemme, dai fedeli di questa comunità cristiana e dal suo vescovo fu indotto a fermarvisi, condividendo il ministero episcopale con l’ormai anziano Narciso. Nella storia della Chiesa è questo il primo esempio di un vescovo ausiliare.Amico di Panteno e di Clemente, che gli dedicò un’opera: il Canone ecclesiastico (cfr. Eusebio, H.E., VI, 13,3), attraverso costoro Alessandro entrò in contatto con Origene. Fu ancora lui che invitò quest’ultimo a predicare, benché fosse ancora laico. In tempo successivo egli ordinò sacerdote Origene provocando le irate proteste del vescovo di questi, Demetrio d’Alessandria. Nella sua città di Gerusalemme Alessandro eresse una biblioteca cristiana (cfr. Eusebio, H.E., VI,20,1). Di lui Origene ebbe a dichiarare: « Ci supera tutti nella grazia e nella dolcezza » (Hom. in Samuele).

thumbs_cesareaMorì in carcere a Cesarea di Palestina, sotto l’imperatore Decio (250).  Il vescovo Alessandro entrò in contatto con Origene, e lo invitò a predicare, benché fosse ancora laico. Più tardi lo ordinò sacerdote Negli anni tra il 230 e il 268 a guida della Chiesa di Cesarea compare Firmiliano. Amico e ammiratore di Origene, nel 232 o 233 lo invitò a predicare nella sua Chiesa. Durante la persecuzione che colpì i cristiani di Cappadocia, sotto l’imperatore Massimino Trace (235), Firmiliano riparò momentaneamente in Palestina fermandosi presso Origene (Eusebio, H.E., VI,27). Sappiamo che egli trattenne rapporti epistolari anche con Cipriano di Cartagine. Nella corrispondenza di quest’ultimo ci è anzi conservata, in traduzione latina, una lettera di Firmiliano (Epistola 75).
In essa il vescovo di Cesarea dichiara di condividere l’opinione di Cipriano e dei vescovi africani circa l’invalidità del battesimo conferito dagli eretici, e attacca ferocemente Stefano, vescovo di Roma, presentandolo privo di umanità (Epistola 75,2), audace insolente (Epistola 75,3), mosso da evidente follia, proprio lui « che tanto si vanta della sua sede episcopale e sostiene di possedere la successione di Pietro, sul quale furono stabilite le fondamenta della Chiesa » (Epistola 75,17).  Veniamo a conoscere l’esistenza di assemblee annuali, nelle quali « preti e vescovi ci riuniamo a deliberare su quanto è stato a noi affidato ».  Questa lettera ci permette di gettare uno sguardo nella storia del cristianesimo in Cappadocia nel III secolo. Veniamo a conoscere l’esistenza di assemblee annuali, nelle quali « preti e vescovi ci riuniamo a deliberare su quanto è stato a noi affidato » (Epistola 75,4); siamo messi al corrente delle eresie che imperversano nella regione e, soprattutto, del montanismo e di un sinodo tenuto dai vescovi di Iconio (230-235) per dirimere il problema insorto dal battesimo e dagli altri sacramenti amministrati e celebrati dagli eretici.

thumbs_eteria_pagina_48_immagine_0001A questo proposito Firmiliano cita un fatto accaduto sotto Massimino Trace (235-238). Durante la persecuzione scoppiata a causa dei moltissimi e gravi terremoti che avevano devastato la Cappadocia, e per i quali si reputavano colpevoli i cristiani, apparve una donna che si presentava come ispirata dallo Spirito Santo. Essa ingannò un presbitero, un diacono e diversi fedeli. « Fra l’altro » scrive Firmiliano « osò spesso fare anche questo: finse cioè di consacrare il pane con le sante parole e di fare l’Eucaristia offrendo a Dio il sacrificio con l’ordinaria formula di rito.  Anni più tardi ritroviamo Firmiliano a un primo sinodo, riunitosi ad Antiochia, per giudicarvi il vescovo della città, Paolo di Samosata.  Questa donna battezzò anche molti, usurpando le parole che di solito si usano nell’interrogazione; non sembrava per nulla allontanarsi dalle regole della Chiesa » (Epistola 75,10). Era valido questo battesimo conferito dal demonio, dal momento che la donna risultò poi essere indemoniata? Come sappiamo, Firmiliano e i vescovi riuniti a Iconio – contro il parere di papa Stefano – si pronunciarono negativamente (cfr. Epistola 75,19). Anni più tardi ritroviamo Firmiliano a un primo sinodo, riunitosi ad Antiochia, per giudicarvi il vescovo della città, Paolo di SamosataAl secondo sinodo, convocato poco dopo per riconsiderare le accuse di eresia e d’immortalità mosse contro quest’ultimo, Firmiliano non poté partecipare. La morte lo colse mentre era in viaggio (268 ca.). Dei numerosi martiri di Cesarea non possiamo menzionarne che alcuni soltanto: Giacinto, sotto Traiano (98-117), la vedova Giulitta (304), il centurione Gordio (314), Mammas e molti altri. Sulla tomba del pastore e martire Mammas, famoso per il suo potere taumaturgico, fu eretta una basilica, i cui resti sono venuti alla luce nel villaggio di Mamasios. Al suo ampliamento contribuirono i nipoti di Costantino, Gallo e Giuliano (il futuro Apostata).
Inviati a Cesarea dall’imperatore Costanzo che voleva isolarli, essi approfondirono i loro studi e – secondo la notizia di Sozomeno – vennero ascritti tra il clero, sembra come lettori (Sozomeno, H.E., V, 2).  Sulla tomba del pastore e martire Mammas, famoso per il suo potere taumaturgico, fu eretta una basilica, i cui resti sono venuti alla luce nel villaggio di Mamasios.  Sotto l’impero di Giuliano (361-363), trovò la morte anche il nobile Eupsichio, accusato assieme ad altri cristiani di aver distrutto il tempio dedicato al Genio pubblico (cfr. Sozomeno, H.E., V,11). In questa circostanza l’imperatore Giuliano privò la città della qualifica di Cesarea e la cancellò dall’albo delle città, benché fosse grande e ricca.
Il motivo di tali severi provvedimenti è così narrato da Sozomeno: « Egli (l’imperatore), infatti, già in antecedenza aveva perseguitato con grandissimo odio gli abitanti di questa città per il fatto che quasi tutti erano cristiani e tempo addietro avevano distrutto due templi là costruiti: quello di Giove, protettore della città, e quello diApollo. Quando poi venne messo al corrente che i cristiani, sotto il suo impero, avevano distrutto il tempio del Genio pubblico, l’unico che ancora restava, fu preso da grandissima ira nei confronti dell’intera città » (Sozomeno, H.E., V, 4). Tornando alla serie dei vescovi di Cesarea, ci imbattiamo agli inizi del IV secolo in Leonzio che in quegli anni consacrò vescovo dell’Armenia Gregorio l’Illuminatore. Cesarea divenne così, assieme a Edessa, la Chiesa madre dell’Armenia. Nel 314 Leonzio presiedette un sinodo di vescovi tenutosi nella sua città e collegato al sinodo radunatosi poco prima ad Ancira. Al concilio di Nicea Leonzio comparve assieme ad altri 9 vescovi della Cappadocia e prese posizione contro Ario.  Tornando alla serie dei vescovi di Cesarea, ci imbattiamo agli inizi del IV secolo in Leonzio che in quegli anni consacrò vescovo dell’Armenia Gregorio l’Illuminatore. Cesarea divenne così, assieme ad Edessa, la Chiesa madre dell’Armenia Tra i suoi successori, nel 362 emerge Eusebio, un ricco laico che, pur essendo soltanto catecumeno, fu richiesto dal popolo di Cesarea come vescovo della città. L’elezione non piacque a Giuliano l’Apostata, come gli riuscì altresì sgradito il fatto che Eusebio avesse annoverato Basilio tra i membri del clero.

thumbs_eteria_pagina_50_immagine_0001In questi anni Cesarea rappresentava una delle sedi episcopali più importanti ed estendeva la sua giurisdizione sull’intera diocesi del Ponto. Con la creazione del patriarcato di Costantinopoli (451) essa mantenne il primo posto e il titolo di prototrono all’interno del patriarcato ecumenico, titolo questo mantenuto fino a oggi. A rafforzare la posizione di prestigio della Chiesa di Cesarea diede notevolissimo contributo il suo vescovo, Basilio il Grande. Proveniva da una famiglia ricca e nobile e di profonda fede cristiana: la nonna Macrina († 340), discepola di Gregorio il Taumaturgo, e i genitori Basilio ed Emmelia, nel periodo di persecuzione dovettero vivere in nascondimento. Tra i fratelli di Basilio, Gregorio di Nissa e Pietro di Sebaste furono pure vescovi, la sorella Macrina si dedicò alla vita ascetica. Nato nel 330 ca., Basilio compì i suoi studi di retorica a Cesarea, Costantinopoli e Atene. Qui entrò in contatto con il futuro imperatore Giuliano l’Apostata e strinse amicizia con Gregorio di Nazianzo. Ritornato in patria, dopo aver esercitato per breve tempo l’attività di retore, chiese il battesimo e con esso fece scelta di vita religiosa.  A rafforzare la posizione di prestigio della Chiesa di Cesarea diede notevolissimo contributo il suo vescovo, Basilio il Grande  Una visita ai centri monastici di Siria, Palestina, Egitto e Mesopotamia lo orientò alla vita monastica, che iniziò ad Annesi, una proprietà della sua famiglia presso il fiume Iri. Qui incontrò Eustazio di Sebaste, assertore di un evangelismo radicale in contestazione con la Chiesa di Stato.
Di questo personaggio, che va considerato il vero iniziatore dell’ascetismo in Asia Minore, Basilio risentì l’influsso, ma seppe anche prenderne le distanze. Lo dimostrano la Filocalia e le due Regole Monastiche scritte adAnnesi assieme all’amico Gregorio di Nazianzo. In esse Basilio riuscì a vincolare il monachesimo alla gerarchia ecclesiastica e alla vita della comunità. La vita cenobitica gli sembrava più elevata di quella anacoretica, in quanto orientata all’amore del prossimo [1]. Fino a oggi le due Regole rappresentano il fondamento del monachesimo ortodosso, e pure san Benedetto da Norcia vi attinse degli elementi. Basilio legò i suoi monasteri con istituzioni caritative, mettendo a disposizione dei poveri il suo ingente patrimonio familiare[2].Basilio riuscì a vincolare il monachesimo alla gerarchia ecclesiastica e alla vita della comunità. 
Nei pressi della città di Cesarea eresse una città ospedaliera, che da lui prese il nome di Basiliade: fu essa a costituire il centro dell’odierna Cesarea[3]. Ordinato sacerdote da Eusebio, con il quale entrò in contrasto sembra per l’invidia suscitata in costui, in seguito si rappacificò.
Ne divenne anzi consigliere e nel 370 – non senza opposizioni – gli successe come arcivescovo di Cesarea, metropolita della Cappadocia ed esarca, con circa 50 Chiese suffraganee.Per ridurre l’influsso di Basilio, l’imperatore ariano Valente nel 372 divise la Cappadocia in due province civili, aventi come capitali rispettivamente Cesarea e Tiana. Il vescovo di questa Chiesa, Antimo, rivendicò allora i suoi diritti di metropolita. Dal canto suo Basilio in un concilio sostenne che le divisioni territoriali civili non dovevano coincidere con quelle ecclesiastiche.[inset side=right] La vita cenobitica gli sembrava pıù elevata di quella anacoretica, in quanto orientata all’amore del prossimo.  Per questa ragione, e per non vedere sminuito il suo potere d’influenza, egli creò vescovi di piccole cittadine alcuni suoi amici. Merita d’essere ricordato Gregorio di Nazianzo, eletto vescovo di Sasima, una piccola stazione postale eretta a Chiesa che egli neppure visitò.

thumbs_eteria_pagina_52_immagine_0001Assieme ad Atanasio e attraverso la corrispondenza con papa Damaso, Basilio cercò di creare un accordo tra i vescovi orientali e quelli occidentali contro l’arianesimo Le sue premure non ebbero risultati positivi La ragione fu lo scisma allora in atto ad Antiochia, che vedeva contrapposti due vescovi: Paolino, sostenuto da Damaso, daA mbrogio, dai vescovi occidentali e da quelli egiziani, e Melezio, appoggiato invece da Basilio e dai vescovi orientali. Come teologo Basilio si rivelò originale.. . Nei pressi di Cesarea, Basilio eresse una città ospedaliera che da lui prese il nome di Basiliade: fu essa a costituire il centro dell’odierna Cesarea Nei suoi scritti prese posizione contro le diverse forme di arianesimo (Contro Eunomio) e contro i macedoniani, o negatori della divinità dello Spirito Santo. La sua posizione fu fatta propria dal concilio di Costantinopoli (381) celebrato due anni dopo la sua morte, ma che segnò il trionfo postumo di questo metropolita di Cesarea. L’influenza di Basilio si fece avvertire anche nella prassi pastorale [4] e nella liturgia.
A lui, infatti, rimonta l’Anafora cosiddetta di San Basilio. Morì nell’anno 379. Una decina d’anni più tardi il vescovo Gaudenzio di Brescia, passando per la « vastissima città della Cappadocia di nome Cesarea, dove i santi QuarantaMartiri hanno una celebre Chiesa », ricorderà Basilio, « grande uomo di beata memoria … dotato di singolare eloquenza e di sapienza apostolica » (Trattato 17).  L’influenza di Basilio si fece avvertire anche nella prassi pastorale e nella liturgia. A lui, infatti, rimonta l’Anafora cosiddetta di San Basilio  Tra i vescovi che gli succedettero va menzionato Teodoro Ascida († 588), acceso ammiratore di Origene, criptomonofisita, amico dell’imperatore Giustiniano e partecipe al concilio di Costantinopoli del 536.Alui subentròAndrea, a noi noto per aver scritto un commento all’Apocalisse difendendone l’ispirazione sacra contestata da taluni.A partire dal VII e sino al IX secolo Cesarea fu sottoposta a incursioni da parte degli Arabi.

NOTE DI VIAGGIO

COME CI SI ARRIVA
La città, dotata anche di un aeroporto per voli nazionali, sorge a est dei principali centri della Cappadocia. È posta al centro dell’altopiano anatolico ed è crocevia di strade provenienti daAnkara, Konya,Malatya e Sivas.

Distanze:
da Ankara km 328
da Göreme km 97
da Konya km 336
da Malatya km 351
da Nevşehir km 110
da Sivas km 193

Provincia: Kayseri
Aeroporto: Kayseri

LUOGHI E MONUMENTI INTERESSANTI
* Il complesso di Hunat Hatun con la moschea, la medrese e altri edifici costruiti tra il 1228-1238.
* La Cittadella eretta dall’imperatore Giustiniano nel VI sec. e successivamente riedificata dai Selgiuchidi.
* La Döner Kümbet o mausoleo rotante, nel 1276; la torre cilindrica, ricca di magnifici motivi ornamentali intagliati, si eleva sopra uno zoccolo ed è coperta da un tetto conico.
La Sahibiye Medresesi, antica scuola coranica selgiuchide.
Il Museo archeologico, particolarmente importante per una ricca collezione di tavolette di terracotta a caretteri cuneiformi, statue e altri oggetti di epoca hittita rinvenute nella zona.

FONTI STORICHE

VITA EREMITICA E VITA COMUNE
La vita eremitica e la vita comune sono per lo più in contrasto e in opposizione tra di loro, e né l’una né l’altra hanno in sé o il bene o il male allo stato puro. L’una è più tranquilla, più ordinata, più ci unisce a Dio, ma non è modesta, perché la virtù non vi è messa alla prova o a confronto. L’altra è più attiva e utile, ma non sfugge alle tempeste. San Basilio le conciliò e unì magnificamente tra di loro. Costruì ritiri ed eremi non lontani dalle abitazioni dedicate alla vita comune e socievole, né vi interpose un muro a separazione e divisione; li unì invece, pur nella distinzione, perché così la vita contemplativa non fosse priva della comunità e la vita attiva non fosse priva della contemplazione. Precisamente come la terra e il mare comunicandosi a vicenda i propri beni concorrono insieme all’unica gloria di Dio.
(Gregorio di Nazianzo, Discorso funebre in lode di Basilio il Grande, 62, in La teologia dei Padri, vol. III, a cura di G. Mura, Roma 1975, 23-24)

LA RICCHEZZA PER AIUTARE I POVERI
quando sei sveglio. Come chi vaneggia non vede oggetti reali, ma il frutto delle sue passioni, così la tua anima, ossessa dal demone dell’oro, vede solo e ovunque oro e argento. Preferisci vedere l’oro che il sole; vorresti che tutto si tramutasse in oro, e ogni tuo pensiero, e ogni tuo affetto è orientato a esso. Cosa non escogiti e non intraprendi per l’oro? Il frumento diventa per te oro, il vino si trasforma in oro, la lana la muti in oro; ogni occupazione, ogni affare ti procura oro. L’oro produce se stesso, perché si accresce con l’usura. Eppure non sarai mai sazio e le tue brame non cesseranno mai.Ai bambini golosi ordiniamo spesso di non saziarsi con le loro leccornie, perché l’uso smoderato non rechi loro la nausea. Ma per chi è avido di ricchezze ciò non avviene mai: più ne riceve, più ne brama. Se la ricchezza affluisce, non attaccarci il cuore (Sal 61,11). Tu invece imprigioni questo flusso, e sbarri le uscite. Esso diventa come il mare, che fa poi? Fracassa gli sbarramenti e, pieno da traboccare, distrugge i granai del ricco, ne abbatte al suolo i magazzini. Egli ne costruirà di più grandi? Non è certo neppure che egli non debba lasciarne i resti abbattuti al suo erede; presto infatti può essere rapito, prima ancora che i nuovi granai siano costruiti, secondo i suoi avidi progetti. Il ricco ha trovato la fine che corrisponde al suo animo perverso Ma voi, se mi seguite, aprirete tutte le porte dei vostri magazzini e baderete che la ricchezza ne esca il più possibile. Un gran fiume si riversa, in mille canali, sul terreno fertile: così per mille vie tu fa’ giungere la ricchezza nelle abitazioni dei poveri. Come una fontana dà acqua sempre più pura se da essa si attinge, mentre l’acqua imputridisce se non la si usa, così è la ricchezza che giace inutile; ma se si muove e corre, diventa fruttuosa, utile alla comunità. Che lode a te si innalza da parte di quelli che soccorri, una lode che tu neppure sospetti! E che lode avrai dal giusto giudice, di cui non puoi dubitare!
(Basilio di Cesarea, Omelie contro l’avidità, 4-5, in La teologia dei Padri, vol. III, a cura di G. Mura, Roma 1975, 241)

AD ANFILOCHIO VESCOVO DI ICONIO
Il santo Iddio conceda che questa nostra lettera giunga nelle tue mani e ti trovi in buona salute, libero da ogni occupazione, e nella possibilità di fare ogni cosa secondo le tue intenzioni. In questo modo non riuscirà inefficace la nostra esortazione: noi ti esortiamo dunque a mostrarti nella nostra città, affinché la riunione, che la nostra Chiesa è solita tenere ogni anno in onore dei martiri, ne risulti onorata. Sii certo, infatti, o mio veneratissimo e veramente amatissimo, che il nostro popolo, dopo aver sperimentato molti vescovi, non desidera la presenza di alcun altro quanto la tua: tale è il pungolo della carità che tu hai eccitato in lui in quel breve incontro. Affinché, dunque, al Signore sia resa gloria, ai popoli letizia, i martiri siano onorati e noi vecchi otteniamo l’ossequio dovutoci da un figlio verace, degnati di trasferirti senza indugio fino a noi e di giungere qualche giorno prima del sinodo: così potremo stare insieme in tranquillità e consolarci con lo scambio delle grazie spirituali. Il giorno fissato è il cinque di settembre. Perciò ti preghiamo di giungere tre giorni prima, anche per onorare l’ospizio dei poveri con la tua presenza e farlo maggiormente ricordare. Possa tu essere conservato, con la grazia del Signore, in salute e in letizia nel Signore per me e per la Chiesa di Dio.
(Basilio il Grande, Epistola 176, in Epistolario, a cura di A. Raccone, Ancona 1966, 475-476)

VALORE DELLA COMUNIONE QUOTIDIANA
La comunione quotidiana e il banchetto del santo corpo e sangue di Cristo sono cose belle e utilissime. Egli, infatti, disse chiaramente:« Colui che mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna » (Gv 6,55). Chi, infatti, può dubitare che partecipare continuamente alla vita sia vivere in modo completo? Noi, dunque, ci comunichiamo quattro volte alla settimana: alla domenica, al mercoledì, alla parasceve [il venerdì] e al sabato; negli altri giorni se ricorre la commemorazione di qualche santo. Quanto al fatto che in periodi di persecuzione si sia costretti a ricevere la comunione di propria mano, se non sono presenti un sacerdote o un ministro, è cosa superflua dimostrare che ciò non è in alcun modo colpevole, poiché questo comportamento è confermato da una lunga tradizione in tal senso. Infatti, coloro che fanno vita monacale nel deserto, dove non si trovano sacerdoti, conservano la comunione a casa loro e la prendono da sé. Ad Alessandria e in Egitto ciascuno, anche fra il popolo, ha in casa sua, per lo più, la comunione, e, quando vuole, la prende da sé. Infatti, una volta che il sacerdote ha compiuto il sacrificio, e ha distribuito l’ostia, chi l’ha ricevuta tutta intera, quando ogni giorno ne prende una parte, ha ragione di credere che ne partecipa e la riceve da colui che gliela ha data. In chiesa il sacerdote distribuisce la particola, e colui che la riceve la possiede in tutta libertà e così può avvicinarla alla bocca di sua propria mano. Pertanto è la stessa cosa, in sostanza, se uno riceve una sola parte dal sacerdote o se ne riceve più parti insieme.
(Basilio il Grande, Epistola 93, Alla patrizia Cesaria, sulla comunione, ibidem, 296-297)