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PRUSA DELL’OLIMPO oggi BURSA Fu la prPrusaima grande capitale dell’impero ottomano nel XIV sec. e, infatti, i suoi monumenti più insigni sono di arte musulmana: moschee, mausolei. Dell’epoca romana, tempo in cui la città, nominata più volte da Plinio il Giovane, ebbe una certa importanza, non resta quasi niente. Così pure del periodo bizantino. Estendendosi ai piedi dell’Olimpo di Misia, oggi denominato Ulu Dağ (alto 2543 mt), è oggi meta di turismo estivo per i boschi che la circondano, e invernale per lo sci. Una strada e una teleferica portano sin quasi sulla cima del monte.

Ai piedi dell’Olimpo asiatico, l’odierno Uludağ (mt 2543), sorge la città di Bursa, chiamata anticamente Prusa. Il suo nome risale a Prusia I, re di Bitinia (230-182 ca. a.C.) che pare l’abbia fondata intorno al 186 a.C. La presenza di fonti termali e la fertilità del terreno la resero un’apprezzata stazione climatica e un centro commerciale importante della Bitinia.  Nell’antichità Prusa non ebbe mai un ruolo politico importante. A frenarne lo sviluppo in questa direzione concorse per certo la relativa vicinanza con potenti città quali Nicomedia, Nicea, Costantinopoli. Nondimeno la presenza di fonti termali e la fertilità del terreno la resero un’apprezzata stazione climatica e un centro commerciale importante della Bitinia.
thumbs_eteria_pagina_14_immagine_0001-1Questa regione, costituita come provincia senatoria agli inizi dell’impero, fu visitata da Plinio il Giovane (109-113 d.C. ca.) inviatovi in qualità di legato propretore dall’imperatore Traiano (98-117 d.C.). Al tempo di Marco Aurelio (161-180) essa venne trasformata in provincia imperiale. In rapporto a Prusa riesce significativa la testimonianza di Plinio che attorno al 111 d.C. riferisce a Traiano di essere all’esame delle finanze pubbliche della città.
 La tesi centrale del filosofo Dione risente della sua esperienza di esilio e di stenti ed è riconducibile al principio che sono le avversità a mettere in luce la vera tempra morale di un uomo « Quanto più faccio questo lavoro » scrive « e tanto più mi rendo conto della sua necessità » (Lettera 17a).Ancora da Prusa Plinio scrisse all’imperatore pregandolo d’inviargli un geometra in grado di sanare le finanze dell’erario mettendo in luce le malversazioni degli agenti statali (Lettera 17). La risposta non si fece attendere: era da escludere l’invio di un geometra che già diffi cilmente si trovava a Roma e nei paraggi per i lavori pur necessari. Plinio, però, poteva contare sulla piena fiducia di Traiano il quale non fece che ricordargli come « le finanze pubbliche devono essere la tua prima preoccupazione poiché non v’è alcun dubbio che vengano strapazzate » (Lettera 18). A favore di Prusa Plinio intervenne anche con un’altra lettera in cui domandava all’imperatore di costruire nuovi bagni necessari « per la bellezza della città e per lo splendore del tuo regno » (Lettera 23).
A questo riguardo Traiano s’espresse positivamente purché quest’opera non richiedesse nuove tasse o non restasse incompiuta per mancanza di fondi (Lettera 24). In ordine a una conoscenza maggiore di Prusa in questo tempo sono preziose alcune informazioni fornite dall’oratore. Il filosofo Dione Crisostomo che qui nacque intorno al 40 d.C., formatosi negli studi letterari, esordì come retore.  Alla metà del secolo IV il nome di Prusa tornò alla ribalta quale luogo di domicilio coatto dell’usurpatore Vetranio. Recatosi a Roma fu poi esiliato a motivo dell’amicizia politicamente sospetta con Flavio Satino, sospettato di complottare contro l’imperatore Domiziano. Rientrato a Roma alla morte di costui (96 d.C.), Dione intrattenne buoni rapporti con Traiano alla cui presenza pronunziò alcuni suoi discorsi. La tesi centrale di questo filosofo stoico-cinico risente della sua esperienza di esilio e di stenti ed è ricon-ducibile al principio che sono le avversità a mettere in luce la vera tempra morale di un uomo. Di conseguenza è veramente infelice chi non è provato dalle sventure e vive al riparo da esse [1]. Alla metà del secolo IV il nome di Prusa tornò alla ribalta quale luogo di domicilio coatto dell’usurpatore Vetranio che, eletto imperatore dalle legioni dell’Illirico, tentò inutilmente di carpire l’impero a Costanzo. Il continuo sfruttamento terapeutico delle vicine sorgenti d’acqua calda assicurarono a Prusa, anche in epoca successiva, una notevole prosperità.
 thumbs_eteria_pagina_16_immagine_0001-2Ci è tramandato il nome di un martire, Patrizio, che, stando al martirologio di Sirle, fu immerso nelle acque termali in ebollizione.  La non eccessiva lontananza da Costantinopoli fece di questa città termale un centro di cura e d’incontro per i membri dell’aristocrazia della capitale. Lo stesso imperatore Giustiniano e sua moglie Teodora vi soggiornarono contribuendo all’abbellimento architettonico della città. In rapporto alla storia del cristianesimo, non esistono per Prusa testimonianze dirette sino al concilio di Nicea. Eppure una presenza cristiana già nei primi anni del II secolo è ipotizzabile sulla base della Lettera che Plinio, legato della Bitinia e del Ponto, scrisse a Traiano, facendogli presente come « il contagio di questa superstizione (cristianesimo) ha invaso non solo le città, ma anche i villaggi e le campagne » (Lettera 96). Non va poi dimenticato come uno dei motivi che indussero Costantino a trasferire la capitale a Bisanzio, vale a dire, dinanzi alla Bitinia fu la fortissima presenza cristiana in questa regione. È lo stesso motivo che può aver indotto l’imperatore a eleggere Nicea quale sede del primo concilio ecumenico. Per il periodo precostantiniano ci è tramandato il nome di un martire di nome Patrizio che — stando al martirologio di Sirle (calendario- martirologio delle Chiese greco-orientali) —, fu immerso nelle acque termali in ebollizione. A Nicea fu il vescovo Esichio a rappresentare la comunità di Prusa. Nella successione episcopale compare, poi, il nome di Alessandro il cui martirio, rivestito di elementi leggendari, pare sia avvenuto sotto l’imperatore Giuliano.

NOTE DI VIAGGIO

COME CI SI ARRIVA
Capoluogo di provincia intorno al mar di Marmara, Bursa si può raggiungere da Bilecik.

Distanze:
da Balıkesir km 152
da Eskişehir km 148
da İstanbul km 240
da İzmir km 391

Provincia: Bursa
Aeroporto: Bursa

LUOGHI E MONUMENTI INTERESSANTI
* La Muradiye Camii, voluta dal sultano Murat II e realizzata nel 1424-1427. Nell’interno è riccamente ornata di maioliche in prevalenza color turchese. Attiguo alla moschea c’è il mausoleo di Murat II.
** La Yeşil Camii (Moschea verde), eretta nel 1424 dal sultano Mehmet I, rappresenta uno dei più insigni monumenti di arte turca. Ricchi e delicati ornamenti in marmo e in maioliche, in prevalenza di colore verde, abbelliscono il suo interno.
* Il Yeşil Türbe (Mausoleo verde), edificio sepolcrale di Mehmet I, è situato di fronte alla Moschea verde
* L’Ulu Camii del XV sec., singolare perché nel mezzo della moschea vi è la fontana per le abluzioni; una finestra con grata nella cupola centrale lascia filtrare la luce. Ricca di iscrizioni arabe, che conferiscono un prezioso valore decorativo.
Il museo archeologico, con collezioni varie dalla preistoria sino al periodo bizantino.

FONTI STORICHE

ESSERE CONSIDERATO FILOSOFO
La conversione di Dione Cassio di Prusa alla filosofia cinica.
Gli uomini che mi incontravano [scil.: nel mio peregrinare di luogo in luogo] mi guardavano e mi giudicavano, alcuni un vagabondo, altri un mendicante, alcuni, invece, un filosofo. Di qui, a poco a poco, mi venne il nome di filosofo, senza che io lo volessi e che me ne vantassi. Molti dei cosiddetti filosofi, infatti, si proclamano tali loro stessi, proprio come gli araldi alle Olimpiadi proclamano i vincitori; per quanto mi riguarda, invece, essendo gli altri a darmi questo nome, non potevo sempre oppormi a tutti quanti. Anzi, mi accadde di ricevere un certo beneficio da quel nome. Infatti molti venivano da me e mi chiedevano che cosa io ritenessi che fossero il bene e il male. Di conseguenza, io fui costretto a meditare intorno a queste cose, per poter rispondere a quanti mi ponevano quei quesiti. Inoltre, mi invitavano a presentarmi e a parlare in pubblico. Fui così costretto a parlare sui doveri degli uomini e su ciò che, a mio parere, giova ad essi. Mi formai allora la convinzione che tutti, per così dire, fossero sconsiderati e che nessuno facesse ciò che doveva fare né considerasse come potesse liberarsi dai mali che li affliggono, dalla grande ignoranza e dalla confusione e come potesse vivere una vita più conveniente e più virtuosa, essendo tutti quanti agitati e trascinati nello stesso luogo e intorno alle stesse cose, ossia intorno alle ricchezze, alla reputazione e a certi piaceri corporei, senza che nessuno di essi fosse capace di affrancarsi da queste cose e liberare la propria anima, proprio come cose che cadono in un vortice, son fatte roteare e son trascinate in circolo senza potersi liberare da esso.
(Dione, Orazione, XIII, 11-13, in Storia della filosofia antica di G. Reale, Milano 1978, 222)