Il fiume Arycandos ha dato il nome all’antica città licia di Aricanda, sita nei pressi di Çatallar, a una trentina di km da Finike.
L’importanza di Aricanda è per noi legata a una lapide che contiene una petizione degli abitanti locali perché si avessero a perseguitare i cristiani residenti nella città. Se i resti del teatro, dello stadio, del ginnasio e della necropoli rimembrano il discreto benessere di questa piccola città, l’importanza di Aricanda è per noi legata a una lapide che contiene una petizione degli abitanti locali perché si avessero a perseguitare i cristiani residenti nella città.
La lapide marmorea fu scoperta nel 1892 nei pressi dello stadio, vale a dire, in un luogo di grande frequenza. In effetti nell’antichità i documenti pubblici erano collocati nei posti più accessibili della città e alla portata di tutti. Ciò rende ragione dell’antico assioma giuridico in base al quale l’ignoranza della legge non scusa. La petizione dei cittadini di Aricanda, databile attorno al 311-312, era inviata all’imperatore Massimino Daia (310-313) che da fanatico pagano aveva cercato di ravvivare la persecuzione anticristiana nonostante l’editto di tolleranza già emesso da Galerio (30 aprile 311). Eusebio di Cesarea lascia capire che fu lo stesso Massimino a incoraggiare le città perché presentassero petizioni contro i cristiani. « In mezzo alla città » scrive lo storico « apparivano incise sulle colonne di bronzo (ciò che non si fece mai nel tempo anteriore), le suppliche delle città medesime e i rescritti con gli ordini imperiali contro di noi » (H.E., IX,7,1). Nella lapide di Aricanda la risposta dell’imperatore risulta incompleta, eppure se ne può stabilire il tenore sulla base d’una risposta che Massimino diede a un’analoga richiesta fattagli dagli abitanti di Tiro.
« Se (i cristiani) persistono nella esecrabile vanità siano scacciati e allontanati, quanto più è possibile, dalla città e regione ». In essa si legge, tra l’altro, « è incredibile a dirsi quanto ci sia riuscita gradita, piacevole e accetta una tal cosa: infatti voi avete dato una magnifica testimonianza del vostro fervore religioso… La vostra città… quando si accorse che di nuovo cominciavano a serpeggiare i seguaci d’una detestabile vanità … subito è ricorsa alla nostra pietà, come alla metropoli di tutta la religione, chiedendo rimedio e soccorso… Se (i cristiani) persistono nella esecrabile vanità siano scacciati e allontanati, quanto più è possibile, dalla città e regione, come avete chiesto, affinché la vostra città, in ricambio del vostro lodevole zelo, rimanga preservata da ogni contaminazione ed empietà e, secondo la sua nativa inclinazione, attenda col dovuto rispetto alle cerimonie degli dèi immortali » (Eusebio, H.E., IX, 7,4.6.12).