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İSTANBUL – BISANZIO – COSTANTINOPOLI La visita Istanbula İstanbul vi riempirà di stupore e di ammirazione, non solo per gli insigni monumenti che racchiude e che ne fanno una città unica al mondo, ma anche per il clima orientale, che, pur nella sua progressiva occidentalizzazione, riesce ancora a offrire. I suoi bazar, le magnifiche moschee, le vie piene di gente e di vita, i suoi mille traffici e i negozietti pieni di ogni cosa, le conferiscono un’attrazione irresistibile. Certo, non è più l’antica Costantinopoli, anche se qualche testimonianza romana e bizantina rimane, e neppure la favolosa İstanbul dei sultani, dalle mille misteriose leggende. È oggi una grande metropoli (15 milioni di abitanti?). Tuttavia rimane ugualmente una città meravigliosa dal grande fascino.

Città di origine greca, venne quasi certamente fondata da coloni megaresi i quali si acquisirono così l’accesso sul mar Nero. Non è comunque da escludere che alla fondazione della città abbiano concorso anche gruppi del Peloponneso e della Grecia centrale.
 Città di origine greca, venne quasi certamente fondata da coloni megaresi i quali si acquisirono così l’accesso sul mar Nero.  Dagli
eteria_pagina_42_immagine_0001scavi finora compiuti non è venuto alla luce nessun materiale anteriore alla fine del VII secolo e ciò concorda con la notizia di Erodoto che colloca la fondazione di Bisanzio nel 668 a.C. Eccetto il breve periodo della rivolta ionica, la città rimase dominio dei Persiani sino al 478. Passata in mano agli Ateniesi, nel 340-339 fu assediata da Filippo il Macedone. Secondo la leggenda in questa circostanza la dea Ecate, che aveva come simbolo la stella e la mezzaluna, soccorse gli assediati. Tale simbolo, ripreso nelle monete antiche della città, passò in seguito all’Islam. Nel III secolo a.C. Bisanzio fu provata duramente da invasioni di Celti. Postasi dalla parte di Roma nelle guerre contro Antioco e Mitridate (III-II sec. a.C.), essa ottenne in seguito la tutela dei Romani.
 Erodoto che colloca la fondazione di Bisanzio nel 668 a.C.  Eppure negli anni dal 193 al 195 d.C., avendo sostenuto Pescennio Nigro Giusto nell’affermare la sua supremazia sull’Oriente in lotta con Settimio Severo, venne da questi cinta d’assedio e, caduta, perdette i privilegi e i diritti di città. Reintegrata e abbellita dallo stesso Settimio, la città ospitò nel 324 Licinio che fuggiva dinanzi a Costantino. Raggiunto da quest’ultimo, fu da lui sconfitto proprio nei pressi di Bisanzio (324). Fu per commemorare la vittoria di Dio e per sua ispirazione — come dichiara Sozomeno (H.E., II, 3) — che Costantino stabilì di edificare sul luogo della vecchia Bisanzio una città che doveva portare il suo nome: Costantinopoli. A questa scelta concorse la stessa precarietà in cui l’Europa occidentale versava per le sempre più frequenti invasioni dei popoli germanici.
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 Fu per commemorare la vittoria di Dio e per sua ispirazione che Costantino stabilì di edificare sul luogo della vecchia Bisanzio una città che doveva portare il suo nome: Costantinopoli  In sei anni, dal 324 al 330 , la città subì ampliamenti e abbellimenti. Venne amplificata la cinta delle mura; si intraprese la costruzione del circo e dell’ippodromo e di diverse chiese tra le quali primeggiano Santa Sofia, Sant’Irene e la basilica dei Santi Apostoli in cui trovò sepoltura lo stesso Costantino. L’11 maggio del 330 ebbe luogo l’inaugurazione della nuova capitale dell’impero che fin dall’inizio portò il nome di nuova Roma.Anzi, presso la popolazione greca Costantinopoli come già Roma, fu qualificata semplicemente come l’Urbe (he Pòlis). È proprio dall’espressione comune eis ten pòlin (ad Urbem) che è derivato il nome odierno di Istanbul. L’impegno di Costantino fu di avvicinare il più possibile la nuova città alla grandezza e allo splendore di Roma. Per la stessa ragione nel 340 Costanzo II istituì a Costantinopoli un Senato (bouleterio) e modellò l’amministrazione della città sul preesistente esempio di Roma. Come questa, Costantinopoli venne suddivisa in 14 regioni.
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 L’impegno di Costantino fu di avvicinare il più possibile la nuova città alla grandezza e allo splendore di Roma.  L’attenzione particolare di Costantino e dei suoi successori nei confronti della nuova Roma è ancor oggi visibile in quel che rimane di quel periodo: l’ippodromo con i suoi due obelischi, la colonna bruciata di Costantino, le mura teodosiane (408-450) con le numerose torri, l’acquedotto di Valente (364-378) le Chiese giustinianee di Santa Sofia (Santa Sapienza), di Santa Irene (Santa Pace), dei Santi Sergio e Bacco, diverse enormi cisterne e il palazzo di Giustiniano sul mar di Marmara. Stando alla Notitia della città risalente al periodo di Teodosio II (408-450), apprendiamo che esistevano nella città 20 o 21 forni pubblici mentre 120 erano quelli privati.
Vi erano 9 terme pubbliche e 153 private, 4.388 case non contando i palazzi d’appartamenti. Si può perciò ipotizzare una po- polazione aggirantesi tra i 300.000 e i 400.000 abitanti.  Si può perciò ipotizzare una popolazione aggirantesi tra i 300.000 e i 400.000 abitanti.  Un tale vistoso agglomerato rende parzialmente ragione dei problemi di ordine politico ed economico emersi a Costantinopoli. Come accade anche oggi, attraverso i partiti, si erano create quattro fazioni del circo. I gruppi più importanti erano quelli dei verdi e degli azzurri spesso in contesa tra di loro ma anche all’origine di rivolte politiche. Occorre ricordare che a partire dal 425 a Costantinopoli fu eretta una università. Gli inizi della vita cristiana in Bisanzio non si possono fissare storicamente.Il fatto che l’apostolo Andrea vi abbia fondato la Chiesa e vi abbia posto a capo Stachys va ritenuta una leggenda costruita per conferire a questa sede l’autorità di cui necessitava per confrontarsi con Roma.
eteria_pagina_46_immagine_0001 Il fatto che l’apostolo Andrea vi abbia fondato la Chiesa va ritenuta una leggenda costruita per conferire a questa sede l’autorità di cui necessitava per confrontarsi con Roma.  Risulta invece certo che verso la metà del II secolo la comunità cristiana di Bisanzio era sottoposta al vescovo di Eraclea in Tracia. Originario della Chiesa di Bisanzio fu Teodoto il cuoiaio che verso la fine del II secolo si fece promotore dell’adozionismo a Roma, affermando la sola umanità di Cristo. La comunità di Bisanzio non mancò di offrire testimoni della causa cristiana nella persona dei martiri Mocio (cfr. Sozomeno, H.E., VIII,17) e Acacio (cfr. Socrate, H.E., VI,23), entrambi onorati con una chiesa. A partire dal IV secolo a Costantinopoli furono traslate numerosissime reliquie: basti pensare a quelle di Giovanni Battista, di Andrea, Luca, Timoteo. L’idea soggiacente a questa traslazione era ad un tempo politica e religiosa: in rivalità con Roma, sede di molti martiri, si trattava di far conferire a Costantinopoli quella grazia che la presenza di reliquie garantiva e che detta città non possedeva dall’origine. Sulle vicissitudini di questa Chiesa siamo ben informati soprattutto a partire dalla sua erezione a capitale dell’impero.  A partire dal IV secolo a Costantinopoli furono traslate numerosissime reliquie: basti pensare a quelle di Giovanni Battista, di Andrea, Luca, Timoteo.
Non possiamo diffonderci troppo a lungo su tutta la sua storia e su persone ed eventi che la costruirono. Bastino soltanto alcuni richiami. In rapporto alle persone sappiamo che la comunità cristiana di Bisanzio fu retta dal 306 al 314 da Metrofane cui successe Alessandro. Nel 330 questi prese il titolo di vescovo di Costantinopoli. Pur non avendo preso parte al concilio di Nicea egli figura tra gli oppositori diArio al punto che nel 335—nonostante il volere di Costantino— recusò di ammetterlo alla comunione ecclesiale. Nel 337 a capo della Chiesa costantinopolitana compare il filoariano Eusebio di Nicomedia che ne divenne vescovo favorito da un conflitto tra i due candidati locali. Poco prima di morire (341-342) a Costantinopoli consacrò vescovo Ulfila, l’apostolo ariano dei Goti e il traduttore in gotico della Sacra Scrittura. Il temporaneo sopravvento dall’arianesimo portò alla creazione nella città di due vescovi: quello cattolico e quello ariano. Sotto l’imperatore Valente (364-378) i niceni vennero però cacciati dalla città e le loro chiese espropriate. Stessa sorte subirono le Chiese dei novaziani aventi un loro vescovo (cfr. Socrate, H.E., IV, 9). Con la morte di Valente (378) il gruppo cattolico si riunì attorno al ben noto Gregorio Nazianzeno che resse la comunità cattolica di Costantinopoli dal 379 al 381.  Il temporaneo sopravvento dall’arianesimo portò alla creazione nella città di due vescovi: quello cattolico e quello ariano. L’esiguità del gruppo cattolico allora presente in città è desumibile dal ristretto luogo dei loro incontri: un oratorio cui in seguito gli imperatori aggiunsero una grande basilica chiamata Anastasis (cfr. Socrate, H.E., V,7). A Gregorio di Nazianzo che durante il concilio di Costantinopoli (381) rassegnò le dimissioni da vescovo della città, l’imperatore Teodosio I elesse quale successore il senatore Nettario. La scelta ottenne il consenso dei Padri conciliari, nonostante Nettario fosse ancora catecumeno. Alla sua morte fu chiamato a succedergli Giovanni Crisostomo che per il suo comportamento severo e intransigente si attirò le antipatie dell’imperatrice Eudossia (la nuova Erodiade), della corte, dei Goti ariani che avevano una comunità e una chiesa (cfr. Socrate, H.E., VI,6), e di parte del clero che gli era avverso. Inviato in esilio in Asia Minore nel 404, Giovanni morì nel 407 a Cucuso, nel Ponto.eteria_pagina_47_immagine_0001

Tra i patriarchi di spicco della Chiesa costantinopolitana meritano di essere menzionati Nestorio e anche Flaviano che si trovò a fronteggiare il monofisismo predicato in città dal monaco Eutiche. Al sinodo di Efeso (Latrocinio efesino) tenutosi per sancire la colpevolezza di quest’ultimo (449), Flaviano fu posto in minoranza e deposto da Dioscoro, patriarca di Alessandria e sostenitore di Eutiche. Nell’aula conciliare seguì allora un tumulto violento. Flaviano, duramente percosso, morì tre giorni dopo a seguito delle battiture ricevute. Alla morte di Netterio fu chiamato a succedergli Giovanni Crisostomo che per il suo comportamento severo e intransigente si attirò le antipatie dell’imperatrice Eudossia.
A parte i patriarchi di Costantinopoli, occorre ricordare che la co- munità cristiana ivi residente, annoverò membri di rilievo. Basti pensare agli storici del cristianesimo quali l’ariano Filostorgio (368 ca. — dopo il 425), Socrate (380 ca. — 450 ca.), Sozomeno (fine IV sec. – V sec.: date sconosciute), Fozio (820-891), che fu anche patriarca. Va altresì menzionato il più celebre degli innografi bizantini: Romano il Melode (fine V sec. – dopo il 555), nato a Emesa in Siria ma residente a Costantinopoli. Definito il Pindaro cristiano, nelle sue liriche aventi per oggetto episodi e personaggi dell’Antico e Nuovo Testamento e della Chiesa, raggiunse momenti di alto lirismo e di intensa partecipazione. Non va dimenticato poi il palestinese Massimo il Confessore (579/580-662) vissuto per qualche tempo a Costantinopoli Difensore delle due volontà e delle due attività in Cristo, si scontrò con il monoergismo e il monotelismo, allora professati dai patriarchi Sergio, Pirro e dall’imperatore. Sottoposto per questa ragione a processo, fu condannato alla mutilazione della lingua e della mano destra, le parti del corpo con cui si era opposto all’editto imperiale a favore del monotelismo. . Va altresì menzionato il più celebre degli innografi bizantini: Romano il Melode, nato a Emesa in Siria ma residente a Costantinopoli Difensore della piena natura umana di Cristo, Massimo ebbe il merito di approfondire la terminologia cristologica, portando luce sulle precedenti speculazioni patristiche.
Per la storia del cristianesimo a Costantinopoli è di grande rilievo anche la figura dell’imperatore Giustiniano (482-565). Mosso dall’intento di restaurare l’antico impero romano a conduzione centripeta, accentuò su di sé anche le funzioni di guida della Chiesa [1] e, in quanto tale, inasprì drasticamente le leggi contro pagani, Ebrei ed eretici [2], cercando altresì di comporre il dissidio tra monofisiti e calcedonesi. Nel suo processo di restaurazione, Giustiniano represse nel sangue la ribellione di Nika (532), scoppiata nel circo di Costantinopoli e mirante a opporgli un avversario. Risale a questo tempo la Chiesa di Santa Sofia (532-537), incendiata durante questa rivolta e ricostruita dall’imperatore con lo splendore ancor oggi attestato.eteria_pagina_52_immagine_0001

Non va dimenticata l’opera legislativa di Giustiniano, espressa nel Corpus iuris civilis, o codice giustinianeo (534). Per la storia del cristianesimo a Costantinopoli è di grande rilievo anche la figura dell’imperatore Giustiniano che accentuò su di sé anche le funzioni di guida della Chiesa. A lui è pure da ascrivere un ambizioso programma edilizio sviluppato in tutto il territorio dell’impero ed espresso nella costruzione di chiese e di fortezze e nel restauro di opere pubbliche e acquedotti. Della vistosa attività architettonica realizzata sotto Giustiniano ancor oggi si riscontrano ovunque resti significativi. Aquesto punto è doveroso ricordare i diversi passi che portarono la Chiesa di Bisanzio a essere una delle sedi più importanti dell’Oriente. Divenuta capitale dell’impero, Costantinopoli ottenne un’importanza primaria riconosciutale già nel canone terzo del I concilio di Costantinopoli del 381, con le parole che seguono: « Il
eteria_pagina_52_immagine_0002vescovo di Costantinopoli avrà il primato d’onore dopo il vescovo di Roma perché tale città è la nuova Roma ». Questo canone non fu ben accolto da papa Damaso I. Eppure nel concilio di Calcedonia del 451 esso venne riconfermato senza però trovare conferma da parte del papa Leone Magno.  Nel canone 28 di Calcedonia si afferma che « i padri concessero privilegi alla sede dell’antica Roma perché la città era città imperiale. Per lo stesso motivo i 150 vescovi diletti da Dio (e presenti al concilio Costantinopolitano I) concessero alla sede della santissima nuova Roma, Non va dimenticata l’opera legislativa di Giustiniano, espressa nel Corpus iuris civilis, o codice giustinianeo. A lui è pure da ascrivere un ambizioso programma edilizio sviluppato in tutto il territorio dell’impero onorata di avere l’imperatore ed il senato e che gode di privilegi uguali a quelli dell’antica città imperiale di Roma, uguali privilegi anche nel campo ecclesiastico e che fosse seconda dopo di quella ».
Nel concilio di Costantinopoli del 692, l’ascesa di questa città venne ratificata nel canone 36 — non accettato da papa Sergio —in base al quale nell’ordine d’importanza stava Roma seguita da Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme.Non poteva essere che così se si considera che a Costantinopoli risiedeva l’imperatore il quale, secondo la concezione cesaropapistica allora vigente, cercò sempre d’imprimere le sue convinzioni sia in rapporto alla Chiesa locale che all’intero orbe cristiano.Organi d’influenza del potere imperiale furono senz’altro anche i co
eteria_pagina_43_immagine_0002ncili svoltisi a Costantinopoli. Ricordiamo brevemente i più importanti: il concilio di Costantinopoli convocato nel 381 dall’imperatore Teodosio I per i vescovi dell’impero orientale. A questo sinodo convennero Gregorio di Nazianzo, Gregorio di Nissa, Cirillo di Gerusalemme, Diodoro di Tarso e altri vescovi di rilievo.Contro il gruppo dei macedoniani richiamantesi al patriarca di Costantinopoli Macedonio (341/2-360) che aveva negato la divinità dello Spirito Santo, questi vescovi la riaffermarono.  II vescovo di Costantinopoli avrà il primato d’onore dopo il vescovo di Roma perché tale città è la nuova Roma.
Questo concilio non era ecumenico, eppure fu riconosciuto tale in seguito alla risonanza che successivamente riscosse. In esso si stabilì d’introdurre nel Simbolo una formula preesistente riguardante lo Spirito Santo. Alla menzione nicena: « (Credo) nello Spirito Santo », si aggiunse cioè: « che è Signore, vivificante, procedente dal Padre e con il Padre e il Figlio è congiuntamente adorato e glorificato ed ha parlato per mezzo dei profeti » [3]. Nel 553 l’imperatore Giustiniano richiese la convocazione del V concilio ecumenico, noto come Costantinopolitano II.Apertosi in una sala attigua alla basilica di Santa Sofia, questo sinodo, composto da 150 vescovi, venne chiamato a prendere posizione contro l’origenismo e contro i capi ormai morti della scuola teologica antiochena accusata di aver prodotto l’eresia di N
eteria_pagina_56_immagine_0001estorio. Il concilio di Costantinopoli fu convocato nel 381 dall’imperatore Teodosio I per i vescovi dell’impero orientale.  I cosiddetti Tre capitoli da condannare erano: 1) Teodoro di Mopsuestia, persona e scritti; 2) gli scritti di Teodoreto di Cirro contro Cirillo; 3) la lettera di Iba di Edessa al vescovo Mario di Seleucia in difesa di Teodoro di Mopsuestia
L’intento di questa condanna, secondo l’imperatore Giustiniano, doveva avvicinare i monofisiti alla Chiesa imperiale. Il papa Vigilio, fatto venire a Costantinopoli, cercò di non prender parte ai lavori del concilio.. Infatti tanto lui che altri vescovi vedevano nella condanna dei Tre capitoli una violazione del IV concilio ecumenico, quello di Calcedonia.Non riuscendo a reggere alle pressioni imperiali, papa Vigilio si piegò alla fine alla volontà di Giustiniano e approvò la condanna dei Tre capitoli (554) e la condanna di Origene e dell’origenismo.
Oltre cento anni più tardi (680-681) ancora a Costantinopoli si svolse un altro concilio, il VI ecumenico. Nel 553 l’imperatore Giustiniano richiese la convocazione del V concilio ecumenico, noto come Costantinopolitano II. Chiamato Trullano dalla sala a cupola (trullos) del palazzo imperiale in cui si tennero le sedute; esso fu indetto dall’imperatore Costantino IV per risolvere e condannare—come del resto avvenne—il monotelismo e il monoergismo, affermando invece l’esistenza in Cristo di due volontà e di due energie inseparabili Da ricordare è pure il concilio definitosi VII ecumenico e convocato dall’imperatore iconoclasta Costantino V nel 754. A questo sinodo intervennero 338 vescovi mentre rimasero assenti i delegati romani..
Il concilio condannò il culto delle immagini, ma vietò ogni profanazione e distruzione degli edifici sacri e non accolse il suggerimento dell’imperatore di negare ogni validità all’intercessione
eteria_pagina_58_immagine_0001 dei santi e della Vergine.  Oltre cento anni più tardi ancora a Costantinopoli si svolse un altro concilio: il VI concilio ecumenico. Trent’anni più tardi (786) un altro concilio voluto dall’imperatrice Irene e dal patriarca Tarasio cercò di ristabilire il culto delle immagini, ma un’irruzione di soldati iconoclasti nella sala delle riunioni ne rese impossibile il proseguimento.
Questi pochi dati raccolti dalla storia della Chiesa mettono in luce il significato centrale via via assunto da Costantinopoli. Ciò si spiega tenendo conto che ancora nel 733 la Chiesa di Costantinopoli estendeva la sua giurisdizione fino alla Sicilia, al Sud Italia, in tutti i domini bizantini e sino ai confini della Cilicia e dell’Iberia.
Anche negli anni in cui i crociati latini conquistarono Costantinopoli e fondarono il patriarcato ecumenico di Nicea e persino dopo che la città cadde nel 1453 sotto i Turchi, questa Chiesa non perse la sua missione panortodossa. Il concilio condannò il culto delle immagini, ma vietò ogni profanazione e distruzione degli edifici sacri 

NOTE DI VIAGGIO

COME CI SI ARRIVA
Sviluppatasi sia sulla costa europea che su quella asiatica, İstanbul è unita da due ponti sul Bosforo. Da qualche anno grazie a una moderna autostrada è in diretta comunicazione con Ankara ed Edirne.

Distanze:
da Ankara km 458
da Antalya km 738
da Çanakkale km 322
da İİzmir km 600
da Konya km 676
da Nevşehir km 732

Provincia: İstanbul
Aeroporto: İstanbul.

LUOGHI E MONUMENTI INTERESSANTI
Dei molti monumenti da visitare vi segnaliamo i principali, da non perdere neppure in una visita frettolosa.
*** La Aya Sofya, (la Basilica di Santa Sofia), costruita nel VI sec da Giustiniano sul luogo di una precedente chiesa costantiniana. Consacrata alla Divina Sapienza, è passata alla storia come uno tra i più grandi capolavori di architettura mai esistiti. Sormontata da una grandiosa cupola, conserva solo una piccola parte dei magnifici mosaici dorati che l’adornavano. Trasformata in seguito in moschea, è oggi museo.
*** La Sultan Ahmet Camii, conosciuta come MoscheaAzzurra per le magnifiche maioliche azzurre che decorano il suo interno. Costruita dall’architetto Mehmet Ağa tra il 1609 e il 1616, è l’unica moschea reale con sei minareti che attorniano le sue numerosissime cupole.
*** La Süleymaniye Camii (Moschea di Solimano il Magnifico), costruita dal famoso architetto Sinan dal 1550 al 1557 col desiderio di superare gli architetti di Santa Sofia. È la più bella e sontuosa moschea di İstanbul. L’edificio comprende la madrasa, l’ospedale, la scuola, il refettorio per i poveri, l’ospizio. Pregevoli sono il mihrab, il mimber (in marmo bianco) e le vetrate.
*** Kahriye Camii (Chiesa di San Salvatore in Chora), unica per la ricchezza e la bellezza dei mosaici e degli affreschi bizantini che ancora la adornano. La chiesa, originaria del V sec., venne restaurata e ampliata in varie riprese fino al XV sec. I mosaici e gli affreschi, decorati per conto di Teodoro il Metochite, sono del XIV sec., davvero stupendi. Oggi la chiesa è un museo.
*** Il Topkapı Sarayı, residenza dei sultani ottomani dal XV alla metà del XIX sec., si estende con i suoi numerosi edifici lungo la penisola che un tempo ospitava l’acropoli. Trasformato in questo secolo in uno dei più grandi musei del mondo, vi si possono ammirare nelle cucine, favolose collezioni di ceramiche cinesi; il famoso tesoro, comprendente gioielli e oggetti di inestimabile valore; l’harem; esposizioni di armi e alcune relique del profeta Maometto.
*** I Musei archeologico e dell’oriente antico, allestiti nelle vicinanze del Topkapı. Il primo espone opere greco-romane e bizantine, tra cui il famoso sarcofago di Alessandro Magno. Il secondo ospita reperti delle civiltà hittita, assira, babilonese, egiziana e araba.
** La Chiesa di Santa Irene, edificata su un tempio pagano, è una delle più antiche chiese di İstanbul. Dedicata alla Divina Pace, fu sede del secondo concilio ecumenico nel 381. Restaurata da Giustiniano, rimane un validissimo esempio di architettura bizantina. Trasformata in museo, viene utilizzata per ospitare delle mostre e concerti.
* La Fethiye Camii (Chiesa della Theotokos Pammakaristos), antico santuario del XII sec. Dei magnifici mosaici del XIV sec. che l’adornavano è rimasta intatta solo una piccola, ma significativa parte.
* Il Gran Bazar o mercato coperto, costruito da Mehmet II il Conquistatore nel 1461; venne ampliato in varie riprese. In questo formicaio, innumerevoli negozietti espongono i loro prodotti di artigianato turco: tappeti, gioielli, oggetti in rame e oro…
**Il Bosforo. Lo stretto che unisce il mar diMarmara al mar Nero offre l’occasione per un’affascinante e riposante gita in battello. L’attenzione balza immediatamente sul primo Ponte sospeso che unisce il continente asiatico ed europeo. Un secondo ponte è più avanti verso il Mar Nero. Sulle opposte rive si ammirano fastosi palazzi, castelli, case di legno tipiche dell’İstanbul antica; il tutto immerso in un pittoresco paesaggio verdeggiante.
*Il Palazzo di Dolmabahçe, prestigioso palazzo costruito dal sultanoAbdulMecit nel XIX sec. come nuova residenza. Si tende in tutta la sua lunghezza sulle rive del Bosforo. I numerosi saloni e le innumerevoli stanze sono riccamente decorate con pregiati materiali. Qui morì nel 1938 Atatürk.

FONTI STORICHE

CHIESA E IMPERO
I due più grandi doni di Dio, concessi agli uomini dalla celeste clemenza, sono il Sacerdozio e l’Impero, quello cura le cose divine, questo invece regge e sorveglia le cose umane; l’uno e l’altro, venendo da un solo e medesimo principio, sono l’ornamento della vita umana. Perciò nulla starà tanto a cuore agli imperatori, quanto la virtù dei sacerdoti, poiché essi pregano perpetuamente Dio anche per loro. Infatti se il sacerdozio è del tutto irreprensibile e pieno di fiducia in Dio, e se l’Impero con giustizia e abilità provvede alla cosa pubblica a lui affidata, vi sarà una meravigliosa armonia, che darà al genere umano tutto ciò che è utile. Nutriamo dunque la massima premura per quel che riguarda i veri dogmi di Dio e l’onestà dei sacerdoti: se essi l’hanno, per mezzo suo crediamo che Dio ci darà i più grandi doni: che manterremo ciò che abbiamo, e che otteniamo ciò che non ci è ancora giunto fino ad ora. Tutto si fa bene e giustamente, se si inizia in modo conveniente e gradito a Dio. Questo pensiamo che avverrà, se si custodisce l’osservanza dei sacri canoni, tramandataci dagli Apostoli – testimoni oculari e ministri della parola di Dio, giustamente lodati e degni di venerazione – e conservata e interpretata dai Santi Padri.
(da Editto di Giustiniano del 17 Aprile 535 sui compiti dello stato verso la chiesa – Corpus juris civilis, Novella VI – in Chiesa e Stato attraverso i secoli, a cura di G. Soranzo, Milano 1954, 38)

DISCRIMINAZIONI VERSO I PAGANI
Per quanto riguarda tutte le altre eresie (e chiamiamo eresie quelle sette che pensano e praticano un culto in contrasto con la Chiesa cattolica e apostolica e la fede ortodossa), noi vogliamo che entri in vigore una legge promulgata da noi e dal nostro divino padre, nella quale sono stabilite disposizioni adeguate non solo riguardo a dette eresie, ma anche riguardo ai samaritani e ai pagani. Nessuno che sia stato contagiato da tali eresie possa ricoprire gradi nell’esercito o possa ricoprire pubblici uffici, né, in qualità di insegnante che si occupi di qualche disciplina, possa trascinare gli animi delle persone più semplici nel loro errore e possa renderli più deboli nella vera e pura fede degli ortodossi. Noi permettiamo che esercitino l’insegnamento e che ricevano pubblica sovvenzione solamente coloro che sono di fede ortodossa (Codex Iustinianus, I, 5,18,4 sg). Noi proibiamo che venga insegnata ogni dottrina da parte di coloro che sono affetti dalla pazzia degli empi pagani. Perciò nessun pagano simuli di istruire coloro che sventuratamente li frequentano, mentre, in realtà, egli non fa altro che corrompere le anime dei discepoli. Inoltre, che egli non riceva sovvenzioni pubbliche, poiché non ha alcun diritto derivante da divine scritture o da editti statali per pretendere licenza di cose di questo genere. Se qualcuno, qui [scil.: a Costantinopoli] o nelle province, risulterà colpevole di questo reato e non si affretterà a ritornare in seno alla nostra santa Chiesa, insieme alla sua famiglia, ossia insieme alla moglie e ai figli, cadrà sotto le suddette sanzioni, le loro proprietà verranno confiscate ed essi stessi verranno mandati in esilio.
(da Codex Iustinianus, I, 11,10,2 sg., in Storia della filosofia antica, di G. Reale, Milano 1978, 697-698)

II SIMBOLO DEI 150 PADRI DEL CONCILIO ECUMENICO COSTANTINOPOLITANO I (381)
Crediamo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e di quelle invisibili: e in un solo Signore Gesù Cristo, figlio unigenito di Dio, generato dal Padre prima di tutti i secoli, luce da luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato, della stessa sostanza del Padre, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose. Per noi uomini e per la nostra salvezza egli discese dal cielo, prese carne dallo Spirito Santo e da Maria vergine, e divenne uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, fu sepolto e risuscitò il terzo giorno secondo le Scritture, salì al cielo, si sedette alla destra del Padre: verrà nuovamente nella gloria per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Crediamo anche nello Spirito Santo, che è Signore e dà vita, che procede dal Padre; che col Padre e col Figlio deve essere adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei Profeti. Crediamo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Crediamo un solo battesimo per la remissione dei peccati e aspettiamo la resurrezione dei morti, e la vita del secolo futuro. Amen.
(in Decisioni dei Concili Ecumenici, a cura di G. Alberigo, UTET, Torino 1978, 117)