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GANGRA oggi ÇANKIRIQuesta città, coGangranosciuta con il nome di Gangra in epoca bizantina (oggi Çankırı), è situata sul luogo dove sorgeva anticamente Germanicopolis. Si estende ai piedi di una collina, dove ancora si possono ammirare poche rovine della fortezza costruita dai bizantini. I pochi monumenti da visitare sono però tutti di epoca musulmana.

La memoria dell’antica Gangra sopravvive ormai soltanto nell’attuale nome turco della città: Çankırı. Pare che nell’idioma locale Gangra significasse capra.
 Posta a 730 mt d’altezza, questa città che Strabone descrive come una borgata fortificata era circondata da montagne e da incantevoli pianure  Posta a 730 mt. d’altezza, questa città che Strabone descrive come una borgata fortificata (Geogr., XII,3,41) era circondata da montagne e da incantevoli pianure. La storia di Gangra è legata a quella della Paflagonia Interna. Entrata in potere di Creso di Lidia (596/595-526 a.C.) e successivamente dei Persiani, questa regione si sottomise ad Alessandro Magno (333 a.C.). Intorno al 200 a.C. fu scelta dal re Morzio a capitale del suo regno. Sotto l’ultimo re della Paflagonia, Deiotaro Filadelfo, la città di Gangra fu annessa da Cesare Augusto alla provincia della Galazia (6 a.C.).
Quando poi Diocleziano costituì la Paflagonia Interna in provincia (297 ca.), Gangra ne divenne la metropoli. Ignoriamo quando ebbe inizio l’evangelizzazione della città Un dato sicuro ci proviene dalla espansione che in Paflagonia trovò la Chiesa scismatica fondata dal prete romano Novaziano (III sec.). Questo movimento di cristiani puri, intransigenti e in conflitto con il mondo, ebbe nella regione un martire: il prete-asceta Alessandro sulla cui tomba i novaziani eressero una chiesa (cfr. Socrate, H.E., II, 38).. Quando poi Diocleziano costituì la Paflagonia Interna in provincia, Gangra ne divenne la metropoli.  Tra i martiri di Gangra il più illustre fu Callinico del quale rimane imprecisata la data del martirio. Pare si sia trattato di un missionario itinerante condannato a essere bruciato vivo. Il suo sepolcro fu meta di numerosi pellegrini. Originari di Gangra furono anche i genitori — entrambi confessori della fede—del pastore e martire Mammas di Cesarea, uno dei santi principali della Cappadocia.
La lista dei martiri si potrebbe allungare e ciò costituisce un indizio dell’attaccamento alla fede, ma altresì una spia delle tendenze alla radicalità che verranno condannate proprio in un sinodo tenutosi a Gangra verso il 340. Sotto la presidenza del vescovo filoariano Eusebio di Nicomedia, i 14 vescovi presenti condannarono Eustazio di Sebaste (300 ca. – 380 ca.) e i suoi discepoli. Originari di Gangra furono anche i genitori, entrambi confessori della fede, del pastore e martire Mammas di Cesarea, uno dei santi principali della Cappadocia Costoro professavano una forma di eremitismo rigorista da realizzare non già nel deserto bensì all’interno della comunità. Fraternità o piccole chiese nella Chiesa: questo l’ideale proposto che per un certo tempo attirò le simpatie di Basilio di Cesarea. Eppure l’evolversi del movimento verso forme stravaganti e di estrema radicalità, sfociò nella sua condanna. Come riferisce lo storico Socrate, Eustazio vietava, tra l’altro, di sposarsi; a quanti erano già maritati imponeva la separazione; richiedeva dai suoi un modo insolito di vestirsi; alle donne fece rasare il capo; impose l’astensione dalle carni, l’obbligo di digiunare la domenica come di non assistere al culto officiato da sacerdoti sposati, ecc.
Con i suoi 20 canoni il concilio di Gangra si dissociò da questi eccessi mostrando moderazione e difendendo la bontà del matrimonio e della vita familiare [1]. Le fraternità di Eustazio, che venne addirittura scelto quale vescovo di Sebaste, continuarono tuttavia a esistere.  Con i suoi 20 canoni il concilio di Gangra si dissociò dagli eccessi promossi da Eustazio di Sebaste mostrando moderazione e difendendo la bontà del matrimonio e della vita familiare. È da ascrivere a Basilio di Cesarea il merito d’averle soppiantate con una forma di vita monastica alternativa e più equilibrata. Nel secolo V e VI Gangra divenne luogo di esilio di famosi personaggi: Dioscoro († 454), patriarca di Alessandria, deposto dal concilio di Calcedonia (451); Timoteo Eluro, appassionato sostenitore di Dioscoro ed esponente principale di un monofisismo moderato (459-460); Macedonio, patriarca di Costantinopoli († 516); il monofisita Filosseno di Mabbug († 523). Rimasta sede metropolitana della Paflagonia, Gangra — appartenente sino alla prima metà del V secolo alla circoscrizione ecclesiastica della Galazia—passò in seguito nell’area dipendente dal patriarcato di Costantinopoli.

NOTE DI VIAGGIO

COME CI SI ARRIVA
Questo piccolo capoluogo di provincia si trova a NE di Ankara, sulla strada che dalla capitale va al mar Nero.

Distanze:
da Ankara km 137
da Kastamonu km 111

Provincia: Çankırı
Aeroporto: Ankara

LUOGHI E MONUMENTI INTERESSANTI
L’Ulu Camii (la Grande moschea) progettata dal geniale architetto Sinan e realizzata dal 1522 al 1558.
La Taşmeçidi, antico ospedale selgiuchida costruito nel 1238.
Le rovine della Cittadella bizantina dell’XI sec., ristrutturata in epoche successive.

FONTI STORICHE

ALCUNI CANONI DEL CONCILIO DI GANGRA
Can. 1 Di coloro che rifiutano il matrimonio.
Se qualcuno si lamenta del matrimonio e rifiuta o condanna colei che vive con suo marito in maniera fedele e venerabile, poiché non possono ottenere il regno dei cieli, sia anatema.
Can. 3 Se qualcuno pone in dubbio che dal presbitero sposato quasi non si debba accettare il sacrificio, pur essendo il presbitero consacrato, sia anatema.
Can. 9 Sulla verginità e sull’astinenza.
Se qualcuno si gloria della verginità e dell’astinenza e recede dal matrimonio quasi che fosse cosa abominevole e non custodisce, secondo la fede, questo stesso bene (del matrimonio) e il santo nome della verginità, sia anatema.
Can. 10 Di coloro che sono lodati per il nome della verginità.
Se qualcuno, custodendo la verginità, si ritiene migliore di coloro che si sposano, sia anatema.
(in Ecclesiae occidentalis monumenta iuris antiquissima, II, Oxford 1902, trad. di L. Padovese, Roma 1987)