12 – ANAZARBO (p79)

ANAZARBO oggi ANAVARZAL’anAnazarbotico castello di Anavarza conferisce al luogo un suo fascino particolare. Insieme ai resti dell’antica città di Anazarbo, con reperti di epoca romana e bizantina, potrete ammirare il castello, che fu sede del regno armeno di Cilicia, con al suo interno un’interessante chiesetta funebre. Il contorno di fortificazioni, bastioni, acquedotti, chiese rupestri, necropoli, potrà compensarvi del cadente stato degli altri reperti romani.

Collocata su una fertile pianura, si trova a ridosso d’una montagna rocciosa che nel passato dovette fungere da acropoli. Fondata, sembra, nel I secolo a.C., questa città della Cilicia, in ordine d’importanza fu seconda soltanto a Tarso.

thumbs_prova_pagina_24_immagine_0001Fondata nel I secolo a.C., questa città della Cilicia, in ordine d’importanza fu seconda soltanto a Tarso.Il periodo di maggiore prosperità lo sperimentò sotto l’impero romano. Visitata da Augusto nel 19 a.C., ottenne il suo favore e il nome di Cesarea o di Cesarea ad Anazarbus. Sotto Teodosio II ebbe il titolo diMetropoli della Cilicia Seconda. Più volte provata da violenti terremoti, fu sempre ricostruita. In onore dell’imperatore Giustino (518-527) che la volle riedificare, la città prese il nome di Giustinopoli e, più tardi, in onore di Giustiniano, che ne volle la ricostruzione dopo un altro terremoto, il nome di Giustinianopoli.
Divenuto possesso arabo nei secoli VII-VIII e tornata successivamente in mano ai bizantini, la città divenne nel 1100 capitale del regno armeno di Cilicia per poi ricadere sotto il dominio bizantino (1137). Durante la persecuzione di Diocleziano, ad Anazarbo furono martirizzati i cristiani Taraco, Probo e Andronico. 
In questa città famosa per aver dato i natali al medico Dioscoride e allo storico greco Appiano, il cristianesimo dovette trovare una notevole espansione. Durante la persecuzione di Diocleziano, ad Anazarbo furono martirizzati i cristiani Taraco, Probo e Andronico [1].
Di un altro santo originario della città, Luciano, sappiamo della venerazione prestatagli ad Antiochia dove se ne conservano le spoglie.
In seguito il nome Anazarbo compare in occasione della disputa ariana. Atanasio, vescovo della città e condiscepolo di Eusebio di Nicomedia alla scuola di Luciano d’Antiochia, figura tra i sostenitori di Ario e come tale prese parte al concilio di Nicea (325).

 

thumbs_prova_pagina_26_immagine_0001thumbs_prova_pagina_27_immagine_0001Dopo un vuoto considerevole compare il nome di un altro vescovo e metropolita, Massimino, che nel 431 protestò contro l’apertura del concilio di Efeso iniziato da Cirillo d’Alessandria nonostante l’assenza dei vescovi antiocheni guidati da Giovanni d’Antiochia. Con costoro Massimino partecipò a un contro sinodo conclusosi con la scomunica di Cirillo d’Alessandria.
Due anni più tardi, proprio adAnazarbo (433), sotto la presidenza di Massimino si radunò un sinodo di vescovi della Cilicia Seconda che, pur esprimendo la propria avversione nei confronti di Cirillo, si risolse per la pacificazione tra le Chiese d’Alessandria e quella d’Antiochia e tra i vescovi legati rispettivamente a una di queste due sedi patriarcali.
Nella serie di vescovi che ressero la comunità cristiana di Anazarbo l’ultimo a comparire è Isidoro (692).

NOTE DI VIAGGIO

COME CI SI ARRIVA
Per arrivare all’antica Anazarbo bisogna deviare, dopo 42 km, dalla E5 che da Adana va verso Antiochia, all’altezza di Ceyhan, per Kadirli. Dopo circa 28 km c’è sulla destra una seconda deviazione di 7 km che vi porta alle rovine.

Distanze:
da Adana km 77
da Ceyhan km 35
da İskenderun km 126

Provincia: Adana
Aeroporto: Adana

LUOGHI E MONUMENTI INTERESSANTI
Nella città bassa romano bizantina si possono vedere l’arco di trionfo a tre arcate, la necropoli con sarcofagi lavorati e resti di mosaici, resti di altri monumenti come lo stadio e il teatro e una chiesa bizantina.
* Il Castello di origine bizantina fu ricostruito all’epoca del regno armeno di Cilicia. All’interno si trova una chiesafunebre dei re di Armenia, e una seconda cinta muraria più ristretta e, pare, più antica. È raggiungibile solo a piedi.

FONTI STORICHE

ATTI DEL MARTIRIO DI PROBO, TARACO E ANDRONICO
Compiuto il terzo interrogatorio dei santi martiri di Dio, l’infame Massimo mandò a chiamare Terenziano, il sommo sacerdote della Cilicia, e gli ordinò di allestire nella città per il giorno seguente un pubblico spettacolo di bestie feroci.
Terenziano trasmise agli incaricati l’ordine di tenere pronte le fiere. Sorto il giorno seguente, tutta la popolazione, comprese le donne e i bambini, si riversò nello stadio, dove si doveva svolgere lo spettacolo, distante circa un miglio dalla città.
Frattanto noi eravamo ad attendere nelle vicinanze e osservavamo attentamente ogni cosa senza sospetto, quando improvvisamente giunsero dei soldati da parte dell’abominevole Massimo e costrinsero rudemente alcuni di noi a caricarci sulle spalle i martiri di Dio per portarli al combattimento contro le fiere, poiché non potevano camminare, rattrappiti com’erano a causa delle percosse e delle torture con i ferri roventi.
Quando i santi furono condotti al centro dell’anfiteatro, sorse un forte mormorio tra la folla: alcuni erano irritati per l’empia sentenza dei giudici, altri rifiutavano di assistere a un simile spettacolo e non pochi se ne andarono, con vivo sdegno di Massimo, il quale diede l’ordine di farli ricercare, per farli comparire il giorno seguente davanti al suo tribunale e giudicarli.
Numerose belve furono introdotte nell’arena e, poiché non toccavano il corpo dei santi, Massimo si adirò furiosamente, e, chiamato il custode delle bestie feroci, gli impose, minacciandogli dure frustate, di sciogliere immediatamente per i condannati la bestia più crudele che ci fosse. Tremante per il terrore della minaccia, l’incaricato sciolse una tremenda orsa che, come dicevano, in quel giorno aveva già ucciso tre persone. Lasciata libera, l’orsa si avvicinò ai martiri e, saltando sopra i cadaveri degli altri, corse dal santo martire Andronico e, accovacciatasi presso di lui, cominciò a leccargli il sangue delle ferite, secondo quello che si dice nella Scrittura « Le fiere diventeranno mansuete accanto a te ».
Il santo Andronico, poggiando il capo sul dorso dell’orsa, si sforzava di eccitarla, affinché la bestia lo aggredisse e lo uccidesse, ma l’animale rimaneva sdraiato, presso il santo e allora Massimo, al colmo dell’ira, ordinò di ucciderla.
Uccisa, la bestia cadde ai piedi di Andronico.
Terenziano, mandato a chiamare, per timore che Massimo, adirato, facesse condannare lui, ordinò di sciogliere la leonessa che gli era stata mandata da Erode, figlio di Antioco, sommo sacerdote della Siria e, appena questa fu introdotta nell’anfiteatro, un brivido di terrore serpeggiò per la folla, perché la bestia avanzava con un pauroso ruggito.Appena essa vide i corpi degli uomini sparsi nell’anfiteatro, si diresse al beato Taraco e, lambendogli i piedi, si accovacciò davanti a lui come in un atto di adorazione.
Taraco, protendendo la mano e tirando l’animale per i peli e per le orecchie, cercava di attirarla verso di sé; la leonessa seguiva la mano dell’uomo come una pecora mansueta e infine, allontanatasi, si volse verso la porta, oltrepassando anche il corpo del beato Probo. Il maledetto Massimo ordinò che non le venisse aperta la porta, ma la leonessa, scagliandosi con i denti contro i battenti, si sforzava d’infrangerla, tanto che la folla, inorridita, gridò: « Si apra la porta alla leonessa! ».
Massimo, quindi, infuriato, chiamò di nuovo Terenziano e gli comandò d’introdurre dei gladiatori per far passare i martiri a filo di spada. Quando essi furono uccisi, Massimo uscì dall’anfiteatro e lasciò dieci soldati – era ormai buio – a guardia dei corpi dei santi martiri, che dovevano essere ammassati insieme con quelli degli uomini impuri e profani. Dopo che fu eseguito l’ordine e i corpi, confusi, erano vigilati dai soldati, noi, scendendo un poco dalla montagna, piegammo le ginocchia a terra e invocammo l’Altissimo affinché, grazie al suo benevolo soccorso, potessimo mettere in salvo i resti dei santi martiri. Raccolti con giubilo i loro resti, salimmo sul monte vicino, scorgemmo nella roccia una cavità nella quale li deponemmo, temendo che Massimo avrebbe ordinato una perquisizione.

Appendice (dall’edizione Bigotiana)
I santi martiri consumarono il martirio nel primo anno della persecuzione e morirono il quinto giorno prima delle idi di ottobre, il giorno undicesimo di Iperberetis, che corrisponde all’ottobre.
Nella notte seguente furono deposti nel monte i resti dei santi martiri Probo, Taraco eAndronico, morti nell’illustre città diAnazarbo, in Gesù Cristo nostro Signore, al quale sono dovute gloria e potenza nei secoli dei secoli. Amen.
(in Atti dei martiri, a cura di G. Caldarelli, Alba 1974, 744-748)