Sull’altipiano anatolico, uno dei luoghi più interessanti sia a livello naturale che archeologico, è offerto dalla vallata di Peristrema e, più a nord-est, dal triangolo compreso tra le cittadine di Nevşehir, Avanos e Ürgüp [1].
L’attività eruttiva dell’antico monte-vulcano Argeo che sovrasta la Cappadocia è la causa prima di questo ambiente lunare Il paesaggio quasi lunare di questa regione è frutto del concorso di diversi elementi naturali.
L’attività eruttiva dell’antico monte-vulcanoArgeo (3916 mt) che sovrasta la Cappadocia è la causa prima di questo ambiente in cui le stratificazioni di lava leggera o tufo, per un processo plurimillenario di erosione prodotta da acqua, venti e dalla forte escursione termica, hanno dato origine a forme bizzarre. Là dove, alla massa tufacea, se n’era sovrapposta una ben più solida di basalto, l’erosione ha creato piramidi, guglie di tufo sovrastate da strani cappucci di pietra basaltica: un portento della natura ma anche un gioco d’equilibrio delle forze!
A prima vista la terra appare arida, eppure nel sottosuolo scorrono fiumi sotterranei che danno origine a sorgenti in grado di assicurare fertilità al terreno. In tutta la Cappadocia, il cristianesimo dovette espandersi rapidamente.[/inset] In questo ambiente, come del resto in tutta la Cappadocia, il cristianesimo già presente in età apostolica (cfr. 1Pt 1,1), dovette espandersi rapidamente e non soltanto nelle città, ma anche nelle campagne. È sintomatico che al concilio di Nicea (325), accanto ai 7 vescovi delle città, la Cappadocia fosse rappresentata anche da non meno di 5 corepiscopi (vescovi di campagna). Già alcuni anni prima, sotto Diocleziano, fu martirizzato Gerone, un soldato cristiano che, costretto ad arruolarsi nell’esercito, rifiutò di partecipare a un sacrificio solenne (296?). Dagli Atti del suo martirio risulta che egli, nato a Matiana (l’odierna Avcılar), fu arrestato a Korama (Göreme) e venne ucciso a Melitene.
Sotto Diocleziano, fu martirizzato Gerone, un soldato cristiano, nato a Matiana (l’odierna Avcılar), arrestato a Korama (Göreme) e ucciso a Melitene. Gerone figura come patrono di questa regione, eppure il suo culto non trovò in essa vasta diffusione. L’importanza di questi luoghi per il cristianesimo è piuttosto legata alla vita eremitica e monastica che qui s’insediò. Da Gregorio di Nazianzo, nato non lontano dalla valle di Peristrema, apprendiamo che suo padre, vescovo di Nazianzo, entrò in conflitto con i monaci e gli eremiti che popolavano la zona per aver firmato una formula di fede filoariana imposta dall’imperatore Costanzo (360). Chi fossero questi anacoreti lo specifica lo stesso Gregorio in un suo scritto: « Parecchi di essi » scrive « si ritirano in antri e caverne deserte, evitano la vista e la compagnia degli uomini e non ricercano che la tranquillità, amica della saggezza. Taluni si caricano di catene per mortificare il loro corpo e contrastare le loro passioni. Altri si chiudono in piccole celle nelle quali, come animali selvatici, non vedono nessuno. Ve ne sono alcuni che passano 20 giorni interi senza mangiare e che per il resto del tempo neppure bevono.
La regione era abitata da anacoreti e monaci con stile di vita molto rigido. La nostra Chiesa di Nazianzo ha prodotto un uomo di un’astinenza straordinaria. Alcuni si sono condannati a un rigoroso silenzio al punto che non cantano lodi a Dio che con lo spirito. Ve ne sono altri che passano l’intero anno a pregare Dio nelle chiese e—ciò che è quasi incredibile—senza neppure chiudere gli occhi per dormire, dimorano così in presenza di Gesù Cristo come pietre viventi e animate » (Carme esortatorio a Ellenio, 30 ss: PG 37, col. 1454). Questa testimonianza di una vitalità religiosa espressa dall’eremitismo potrebbe giustificare anche perché il presbitero Gaudenzio da Brescia, poi vescovo della città (cfr. Trattato 17) e la pellegrina Eteria (cfr. Diario di viaggio) entrambi in viaggio per Gerusalemme, abbiano scelto di passare per la Cappadocia (fine IV secolo). Certo è che in questa regione il movimento anacoretico, soprattutto a partire dal secolo VIII, ebbe un notevole incremento. Il suo periodo d’oro va collocato però tra il X e l’ XI secolo. Risalgono infatti a quest’epoca un gran numero di chiese rupestri e di monasteri.
Il suo periodo d’oro va collocato tra il X e l’XI secolo. Risalgono infatti a quest’epoca un gran numero di chiese rupestri e di monasteri. Una prima spiegazione di questo diffuso fenomeno (si pensi alle oltre 300 chiese della valle di Göreme) è di ordine politico: le frontiere dell’impero bizantino nei secoli X-XI si spostarono molto più a ovest rispetto alla Cappadocia che godette così di grande tranquillità. A sua volta la pace incrementò gli spostamenti di mercanti, di soldati e di pellegrini che sempre più frequenti passavano in queste valli vulcaniche.
Il desiderio di entrare in contatto con qualcuno dei santi asceti che le abitavano, spinse molti di costoro alle valli di Göreme e di Peristrema. Assai probabilmente furono, perciò, gli eremiti la prima attrazione. In effetti pare che qui la vita eremitica abbia preceduto quella monastica. Nel IV secolo il cappadoce Gregorio di Nissa aveva espresso la sua contrarietà nei confronti dei pellegrinaggi, rilevando che la vita santa ed amante della sapienza ricerca il silenzio e la solitudine e aggiungendo che Dio non condiziona la sua presenza a dei luoghi (cfr. Lettera 2,11 a Censit.). Pare che il vasto complesso monastico di Göreme, con i suoi diversi refettori, dovesse sopperire alle necessità dei pellegrini in visita alla Tokalı Kilise, e agli eremi circostanti
Egli, certo, non avrebbe pensato che 6-7 secoli più tardi, proprio la sua terra di Cappadocia sarebbe divenuta meta di pellegrinaggi. Comunque, quel che in essa si ricercava non era tanto il contatto con luoghi sacri e reliquie, quanto l’incontro con asceti emaestri di vita spirituale. Accanto alle dimore di costoro si svilupparono delle chiese rupestri che, a loro volta, comportarono una presenza sempre più nutrita dimonasteri, eretti a custodia delle stesse, e di ospizi per forestieri. Pare che il vasto complesso monastico di Göreme, con i suoi diversi refettori, dovesse sopperire alle necessità dei pellegrini in visita alla Tokalı Kilise, e agli eremi circostanti. Naturalmente tra gli stessi pellegrini nonmancò chi, per devozione, facesse costruire nuove chiese e ne commissionasse l’affrescatura. Architettonicamente la forma più antica delle chiese rupestri — pur nella loro piccolezza—è perlopiù a forma basilicale, talvolta persino con tre navate. La decorazione, nel periodo iconoclasta (VIII secolo), si ridusse ad essere geometrica e floreale, ma quando il VII concilio ecumenico, II di Nicea (787), permise il culto delle immagini con la motivazione che « chiunque veneri un’immagine, venera in essa la realtà che vi è rappresentata », si sviluppò, qui, tra il IX e il XIII secolo, un’iconografia avente come temi centrali episodi della vita di Cristo, tratti dai Vangeli e dai libri apocrifi. La decorazione, nel periodo iconoclasta si ridusse ad essere geometrica e floreale.Più raramente si ebbero raffigurazioni di Santi. A partire dal secolo XI l’influsso pittorico bizantino appare evidente: le scene rappresentate non formano più un racconto continuato ma — secondo i canoni dell’iconografia bizantina — raccolgono in altrettanti quadri separati i principali misteri di Cristo, corrispondenti alle feste più solenni.
Il valore artistico di questi affreschi è generalmente assai mediocre; grande risulta invece il loro valore storico dal momento che queste pitture rappresentano le uniche espressioni rimaste dell’arte monastica orientale del tempo. Vi è, infine, un altro valore da rilevare. Il valore artistico di questi affreschi è generalmente assai mediocre; grande risulta invece il loro valore storico. Se si considera, infatti, che nessun documento ci è pervenuto su queste chiese rupestri e sui monasteri adiacenti, si dovrà riconoscere che questi umili monumenti della Cappadocia rappresentano una eloquente traccia della storia di eremiti, di monaci e di pellegrini cristiani che i libri non hanno raccolto, ma che proprio l’ambiente e le costruzioni esistenti sono in grado di evocare con grande suggestione. Purtroppo, già alla fine dell’XI secolo i ripetuti attacchi dei Selgiuchidi ridussero la vitalità dei complessi monastici della zona che sperimentarono un lento processo di degrado e di abbandono.